DEFRAG/MENTAL

Prelievo di sangue


Lo confesso, sono una di quelle persone che non amano i prelievi di sangue. Tipologia più diffusa di quanto non si pensi, ma anche qui non bisogna fare confusione. Ci sono quelli che hanno paura del sangue. Non è il mio caso: quante volte è capitato che magari giocando a pallone mi sia ferito, e abbia tranquillamente continuato a giocare senza neanche medicarmi (almeno fino a quando le proteste dei compagni non mi hanno costretto a farlo). Ci sono quelli che svengono: non è il mio caso, io non svengo. Ci sono quelli che hanno paura dell'ago, ma non penso (almeno consciamente) che sia il mio caso: io non ho paura. Non mi piace e basta.
Già l'atmosfera non è bella: la mattina presto, l'odore di disinfettante, le chiacchiere low-profile nella sala d'attesa, la varia umanità con le provette in mano. E di solito a questo punto un tipo esce dall'ambulatorio e dice a tutti gli altri che l'infermiera è scarsa, gli ha fatto tre buchi prima di beccare la vena, tanto per tirarti su di morale.
Ho un ricordo molto particolare della sala prelievi in occasione della visita militare. Un ragazzo che si accascia per terra, l'infermiere che lo soccorre che riesce a prendere al volo un altro che svenendo sta precipitando di faccia a terra. In quel contesto esce dal prelievo un tipo e masticando una gomma butta al volo il cotone e se ne va senza nemmeno degnare di uno sguardo tutta la scena. Quest'ultimo lo conoscevo di vista, avevamo fatto le medie nella stessa scuola, e sapevo già che era diventato un tossico, chiaro che per lui l'ago non era un problema. Qualche anno dopo ho saputo che era morto, ora non ricordo più se per overdose o in un conflitto a fuoco con la polizia.Sono passati molti anni, ma ogni volta che devo fare un prelievo mi guardo intorno sospettoso per capire se è meglio che stia alla larga da qualcuno. E cerco di non pensare nell'attesa di essere chiamato. Poi, arriva il mio turno. Con nonchalance, mi siedo sulla poltrona. Preferisco non guardare, quindi mi giro dall'altra parte. Questo gesto è però sufficiente a dare una chiara indicazione all'infermiera/o. Che può reagire in diversi modi, molti dei quali contribuiscono ad innervosirmi. Per esempio non mi piace che mi chieda se ho paura: io non ho paura, ma potrei reagire male. O che provi a distrarmi chiedendomi di tutto: una volta o l'altra mi porto dietro un CV e dico che se lo può leggere con calma.Ma qualunque cosa dica, mentre mi parla prepara con rapidità il prelievo, disinfetta il braccio, solleva l'ago e lo avvicina alla vena…