Mailrockèunaltracosa

Petrolio-Dollaro-Euro e Biciclette


No, non intendo lanciarmi in una ecologicamente corretta battaglia, semmai volgo lo sguardo su un intreccio di sottili fibre acciaiose che in buon ordine danno vita comunissimo filo per i freni della bicicletta, appunto. Filo intrecciato, scorrevole, resistentissimo e flessibilmente rigido, tagliente persino. Ci tornerò. Parto dal petrolio e dal dollaro, o meglio, dalla loro eccessivamente tragica valutazione e svalutazione. Assisto attonito a quanto accade, l’impennata del prezzo del petrolio che raggiunge livelli da incubo, impensabili appena trenta mesi fa, il triplo! Noi poveri cittadini della vecchia Europa possediamo in abbondanza cultura, storia, civiltà, arte, genio, fantasia, capacita e intelligenza tanto da esportarle da millenni senza timore di vederne esaurire le scorte. Non altrettanto possiamo haìnoi dire delle materie prime, altre sono le regioni del mondo che  forniscono e ci riforniscono di energia e materiali, materie prime e petrolio. Già. L’oro nero dal quale dipendiamo totalmente e del quale siamo totalmente privi. Spagna, Italia, Francia e Germania, le nazioni della Storia, cuore dell’Europa e delle scienze, del diritto, della democrazia, della moda, della tecnologia, delle arti e di tante o quasi tutte le attività nobili dell'umano intelletto. Quell’Europa che va allargandosi come un corpo gonfiato in virtù della sua moneta,dalla Polonia al Portogallo, dalla Grecia alla Finlandia quasi senza esclusioni ormai, quasi! Il neonato conio non e’  stato adottato, caso strano, dalle due nazioni con una produttività petrolifera degna di nota,  Norvegia e Gran Bretagna, che bizzarra coincidenza! Ma la folle impennata del prezzo del petrolio non ha ancora inferto le terribili ferite che ci si potrebbe aspettare, non ha ancora dilaniato il vecchio continente, non ha oscurato lo splendore delle nostre capitali e dei nostri capitali, non ancora. Ci ha pensato ancora una volta lo zio Sam a salvarci, il verde dollaro s’è immolato e s'immola, coraggiosamente assorbendo le pugnalate dell’oro nero, svalutandosi oltre ogni ragionevole e anche irragionevole misura. Non ne bastano tre di dollaroni per due semplici eurini, commovente verde baluardo che tiene il prezzo del barile di petrolio costantemente sotto i 0,7 euro, calcolare per credere, sprezzante del pericolo. Ascolto i nostri inascoltabili media che infarciti di analisti e professori famosi infarciscono le menti di ottenebranti calunnie, parlano di strategia dell’OPEC, aumenti e cali di produzione di petrolio, incendi di piattaforme nell’oceano, maremoti, esportazioni del prodotto made in USA, difficoltà dell’Europa nell’esportare negli Usa e così via in una girandola di parole e previsioni, sub-prime e tassi di sconto. Agli occhi ingenui di un profano come me, cresciuto con i calli in tutte e quattro gli arti, tutto questo appare come il carrozzone del circo di natale in paese, tanti anni fa,  luminoso e puzzolente. Io vedo solo un filo dei freni, quello che usavamo per fare il cappio-trappola,  destinato a  prendere le lepri quando da monelli cercavamo proteine nobili in alternativa alle patate e fagioli. Vedo quel filo ben oliato, un cappio tagliente e saggiamente teso, quanto basta, senza tirare troppo, con la preda già catturata ma ancora ignara, un saggio lavoro di polso. La mano ha un colore verde dollaro e il dorso stelle e strisce, la preda ha la forma molle, grinzosa, pelosa e doppia delle palle, quelle dell’Europa, la nostra amata Europa presa per i coglioni, in trappola. Basta uno strattone, un colpo di polso forte e deciso della Banca Federale, SKLOCK-SKLOCK, fatto! Un attimo, il breve tempo che necessita per riportare l’irreale valore attuale del dollaro al suo naturale cambio sull’ euro, vicino alla parità o appena sopra e ci troviamo in un attimo in ginocchio a gambe larghe e inguine grondante di sangue, letteralmente impotenti! Questo vedono i miei occhi ignoranti, solo questo, semplice e abbastanza crudele per appartenere a questo pianeta. Riserve auree costantemente rivalutate e capaci di piazzare il laccio, egemonia politica in grado di stenderlo e mediatica procurata cecità a giusa d' esca.Qui mi fermo e sorrido, solo perché ne sono ancora capace e ogni volta che ricordo la mia bici, il freno era un piede tra ruota posteriore e telaio, il filo dei freni serviva a ben altro, serviva a procurar cibo J