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I QUATTRO PUNTI PER ADERIRE AL McPCL

 
I QUATTRO PUNTI PROGRAMMATICI DEL MOVIMENTO COSTITUTIVO DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

(23 giugno 2006)

Il Movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori intende recuperare e attualizzare il patrimonio programmatico del marxismo rivoluzionario riscattandolo dalla lunga rimozione teorica e pratica di cui è stato oggetto da parte della socialdemocrazia e dello stalinismo.
Questo recupero e attualizzazione si concentra su quattro assi di fondo che indichiamo come base politica di principio del nuovo movimento.

1 – RIVENDICHIAMO L’ INDIPENDENZA POLITICA DEL MOVIMENTO OPERAIO E DEI MOVIMENTI DI LOTTA DALLE FORZE DELLA BORGHESIA: dai suoi interessi, dai suoi partiti, dai suoi governi.
I marxisti rivoluzionari hanno sempre contrastato le politiche di collaborazione con le classi dominanti collocandosi all’ opposizione dei loro governi. Questo principio di indipendenza della classe lavoratrice dalla borghesia è, se possibile, ancor più attuale nell’odierna situazione storica. La crisi del capitalismo e il crollo dell’URSS hanno chiuso lo spazio storico del riformismo. Ogni coalizione di governo delle sinistre e dei “comunisti” con le forze della borghesia significa la loro corresponsabilizzazione alle politiche controriformatrici della classe dominante. Tutta l’ esperienza internazionale degli ultimi quindici anni lo riprova in forma inequivocabile: i governi di centrosinistra in Italia, il governo Jospin in Francia, il governo Lula in Brasile, hanno tutti amministrato e amministrano , in forme diverse, gli interessi della borghesia contro gli interessi dei lavoratori e delle grandi masse. Il nuovo governo Prodi-Padoa Schioppa, i suoi programmi annunciati in politica estera e politica sociale, si pongono sullo stesso terreno. Ed anzi riflettono una diretta investitura nel centrosinistra dei settori più significativi del grande padronato.
Intendiamo combattere questa politica nel nome di una linea alternativa. Siamo certo favorevoli all’ unità di classe dei lavoratori e dei movimenti di lotta delle classi subalterne, ma per una loro piena autonomia dalle forze avversarie e in funzione di un’alternativa vera. Solo l’ opposizione ai governi della borghesia può preparare le condizioni di un’ alternativa anticapitalistica. Solo l’ opposizione radicale ai governi della borghesia può strappare risultati concreti e conquiste parziali com’ è dimostrato dalla recente vittoria della rivolta sociale dei giovani e lavoratori francesi contro le misure di precarizzazione del lavoro.
Vogliamo dunque batterci per l’ unità di lotta di tutte le espressioni del movimento operaio e dei movimenti di massa attorno ad un autonomo polo di classe anticapitalistico.



 

I QUATTRO PUNTI II

 
2 – CI BATTIAMO PER LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO DA PARTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI, BASATO SULL’ AUTORGANIZZAZIONE DI MASSA, come leva della trasformazione socialista.
La prospettiva socialista è la ragione d’ essere del comunismo. I comunisti si battono contro un’ organizzazione capitalistica della società che concentra nelle mani di una piccola minoranza privilegiata tutte le leve decisive dell’ economia e il grosso della ricchezza sociale: un’ organizzazione capitalistica che si basa sullo sfruttamento del lavoro, sul saccheggio dell’ ambiente, sull’oppressione dei popoli; e che oggi conosce il prepotente ritorno delle politiche di potenza dell’ imperialismo e degli imperialismi per una nuova spartizione delle zone di influenza, per la conquista dei mercati, delle materie prime, della manodopera a basso costo. Solo il rovesciamento del capitalismo e dell’ imperialismo può liberare un futuro diverso per l’ umanità. Solo la proprietà sociale dei mezzi di produzione e delle leve della finanza può consentire la riorganizzazione radicale della società umana attorno al primato dei bisogni e delle esigenze collettive, e non del profitto di pochi.
La conquista del potere politico da parte delle classi lavoratrici è un passaggio decisivo di questa prospettiva di liberazione. Il potere dei lavoratori e delle lavoratrici non ha niente a che vedere né con la cosiddetta “democrazia partecipativa”, né con la dittatura burocratica di caste privilegiate. Esso si basa – come voleva Marx – sull’ autorganizzazione democratica dei lavoratori stessi, sulla revocabilità permanente degli eletti, sull’ assenza di ogni privilegio sociale degli eletti rispetto ai loro elettori come nei grandi esempi della Comune di Parigi e della rivoluzione russa delle origini. Contro l’ attuale dittatura degli industriali e dei banchieri – che si fa chiamare”democrazia” – si tratta di lottare per la democrazia autentica: il potere dei lavoratori e della maggioranza della società quale leva di riorganizzazione della società stessa.

 

I QUATTRO PUNTI III

 
3 – RIVENDICHIAMO IL LEGAME NECESSARIO TRA GLI OBIETTIVI IMMEDIATI E GLI SCOPI FINALI.
Come scriveva Marx, i comunisti difendono nel presente il futuro del movimento operaio e della prospettiva socialista. La coesione coerente tra rivendicazioni immediate e conquista del potere politico è un carattere decisivo della politica rivoluzionaria: contro ogni separazione tra minimalismo dell’ azione quotidiana e propaganda astratta del socialismo. Questa connessione – che fu alla base dei partiti comunisti delle origini – è tanto più attuale nel contesto odierno della crisi del capitalismo e del riformismo, laddove ogni seria lotta di massa per le esigenze immediate dei lavoratori tende a cozzare con le compatibilità sempre più strette del regime capitalistico, e viceversa ogni rinuncia alla prospettiva anticapitalista conduce in un vicolo cieco le stesse lotte immediate.
La necessità di ricondurre gli obiettivi immediati ad una prospettiva anticapitalista non riguarda solamente le rivendicazioni sociali della classe lavoratrice ma tutte le domande di emancipazione e liberazione: le domande di tutela della natura e dell’ ambiente, le rivendicazioni “pacifiste”, le domande di liberazione della donna, le stesse rivendicazioni anticlericali e per i diritti civili. Ognuna di queste domande cozza, direttamente o indirettamente con un’organizzazione capitalistica della società che fa del profitto l’unica sua religione e che si basa sulla violenza quotidiana dell’oppressione, della segregazione, dell’ ipocrisia, verso la maggioranza dell’ umanità. Ognuna di queste domande esige una risposta anticapitalistica.
Per questi il Movimento del Partito Comunista dei Lavoratori si impegna nella classe operaia e in ogni movimento di lotta dei settori oppressi della società per sviluppare la coscienza delle masse in senso anticapitalistico, per ricondurre ogni loro obiettivo alla necessità di un’ alternativa di sistema.
 

I QUATTRO PUNTI IV

 
4 – RIVENDICHIAMO LA NECESSITA’ DI UN’ ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA DEI COMUNISTI.
Il movimento comunista nacque come movimento internazionale. Perché la prospettiva socialista è realizzabile compiutamente solo su scala internazionale, solo rovesciando la realtà internazionale del capitalismo e dell’ imperialismo.
Tanto più oggi il recupero di un’ organizzazione rivoluzionaria dell’avanguardia di classe internazionale è condizione indispensabile di un’ autentico rilancio di una prospettiva comunista. Tanto più oggi dopo il crollo dell’ URSS il quadro capitalistico è profondamente integrato sul piano mondiale. La realtà della cosiddetta “globalizzazione” capitalistica acuisce la concorrenza e le divisioni nella classe lavoratrice internazionale, tra diversi paesi e continenti. Ogni seria lotta di classe sul piano nazionale, persino al livello di singole categorie o grandi aziende, pone l’ esigenza di un raccordo internazionale con i lavoratori e le lotte degli altri paesi. Così ogni movimento di liberazione nazionale dei popoli oppressi contro l’ imperialismo – a partire dal popolo palestinese e dal popolo arabo in generale – indica l’ obiettiva necessità di una convergenza di lotta con la classe operaia dei paesi imperialisti: così come quest’ultima può e deve porsi nel proprio stesso interesse, l’ esigenza di un pieno e incondizionato sostegno ai movimenti di liberazione dei popoli oppressi, al loro diritto di autodeterminazione, alla loro azione di resistenza.
I comunisti, tanto più oggi, devono sviluppare in ogni lotta nazionale la consapevolezza della necessità di una prospettiva internazionale di liberazione. E al tempo stesso devono lavorare ad unire, su scala mondiale, tutte le rivendicazioni e domande delle classi oppresse per ricondurle ad una prospettiva socialista. Ciò implica il raggruppamento organizzato su scala internazionale dei comunisti rivoluzionari e dei settori più avanzati dell’ avanguardia di classe, al di là delle diverse provenienze e collocazioni attuali, sulle basi programmatiche e sui principi del marxismo.
Il Movimento Costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori si impegna in questa direzione con tutte le proprie forze.
 
 
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Post N° 41

Post n°41 pubblicato il 26 Maggio 2008 da pcltorino
Foto di pcltorino

Emergenza rifiuti a Napoli: dopo il danno la beffa

 Dopo giorni di roghi e proteste si è tenuta oggi a Napoli, la manifestazione indetta dalla Rete campana salute e ambiente e dai comitati territoriali da mesi in lotta contro discariche e siti di stoccaggio dei rifiuti più o meno "provvisori". Sotto una pioggia battente i manifestanti - oltre un migliaio - hanno ribadito le loro ragioni:

- no alle discariche e agli inceneritori, dannosi alla salute e utili solo a garantire profitti agli speculatori di turno;

- per una vera raccolta differenziata - tuttora ignorata dalle istituzioni locali, e la lavorazione a freddo del residuo;

- no alle strutture commissariali;

- per un piano generale della gestione dei rifiuti costruito dal basso, dalle comunità in lotta.

Al corteo ha preso parte il compagno Marco Ferrando, insieme con i compagni della sezione napoletana del PCL, che hanno ribadito le ragioni del controllo popolare del ciclo dei rifiuti.

A manifestazione conclusa sono state tuttavia rese note le misure prese dal governo sulla questione: individuazione di dieci nuovi siti per discariche secretati (!), nomina di Bertolaso a supercommissario, militarizzazione dei siti, arresto per chi si opporrà alla loro realizzazione, aumento del numero degli inceneritori. Si tratta di una vera provocazione, che calpesta ogni garanzia democratica, e consegna definitivamente il ciclo rifiuti a boiardi di stato e malavita organizzata!

È ormai chiaro che l'ennesima emergenza, quella degli ultimi giorni, causata dal blocco della raccolta, è stata costruita ad arte, per poter riproporre, in una versione ancora più autoritaria, le vecchie ricette tanto care a politici di entrambi gli schieramenti e padroni.

Il Partito Comunista dei Lavoratori denuncia le ennesime misure emergenzialistiche (che non a caso hanno già riscosso l'appoggio del Partito Democratico), rivendicando il diritto dei lavoratori e delle masse popolari di decidere sulle condizioni più elementari della loro salute e della qualità della loro vita.

 
 
 

Post N° 40

Post n°40 pubblicato il 12 Maggio 2008 da pcltorino
Foto di pcltorino

SU OLIVIERO DILIBERTO E LA "COSTITUENTE DEI COMUNISTI"

Oliviero Diliberto e il gruppo dirigente del PDCI hanno ispirato il recente appello per la "Costituente Unitaria dei Comunisti": un appello che rivendica la ricomposizione di PRC e PDCI e, attorno ad essa, di "tutti i comunisti", come risposta al tracollo dell'Arcobaleno.

E' del tutto comprensibile, oltre che legittimo, il tentativo del PDCI e del suo segretario di capitalizzare a proprio vantaggio la crisi verticale del PRC offrendosi come sponda a sue minoranze interne. E trasparente oltretutto è il tentativo di fuggire, con questa mossa, dalle proprie responsabilità (disinnescando contenziosi interni al suo partito). Ma la domanda è: come si può fuggire dal tracollo ricomponendo l'unità di quei gruppi dirigenti che ne sono responsabili e che l'hanno prodotto? Davvero basta la riesumazione simbolica della falce e martello per offrire una prospettiva politica a decine di migliaia di comunisti e al mondo del lavoro? Davvero si può rimuovere la lezione e il bilancio dell'esperienza Rifondazione, come se nulla fosse accaduto, semplicemente riportando le lancette al PRC del '96?

Questa proposta, in realtà, è l'ennesimo inganno senza futuro da parte di un gruppo dirigente pienamente corresponsabile della disfatta e che cerca semplicemente di salvare se stesso.

Partiamo dai fatti.

Il PRC del '96 cui Diliberto vorrebbe tornare è il PRC che per oltre due anni, sotto la guida congiunta di Bertinotti, Cossutta, Diliberto, Ferrero, Grassi, sostenne il primo governo Prodi: votando l'introduzione del lavoro interinale (pacchetto Treu), il record delle privatizzazioni in Europa, una pesantissima legge finanziaria di 80mila miliardi di lire, la detassazione di rendite e profitti, l'introduzione dei CPT contro gli immigrati. In altri termini, le più pesanti politiche antioperaie e antipopolari degli anni novanta.

L'unica differenza tra Bertinotti-Ferrero-Grassi da un lato e Cossutta-Diliberto dall'altro, fu che mentre i primi scelsero strumentalmente nel '98 di ritirare il sostegno a Prodi con l'intento iniziale di ricomporre un' "alleanza più avanzata" con D'Alema (salvo fallire e finire per una fase all'opposizione), i secondi scelsero di proseguire in modo lineare il proprio sostegno al Centrosinistra, entrando organicamente nel governo D'Alema-Cossiga (con Diliberto ministro di Giustizia) e partecipando al criminale bombardamento di Belgrado (oltre che alla continuità delle politiche confindustriali).

Di più: quando il Centrosinistra crollò, spianando la strada al ritorno di Berlusconi, Bertinotti e Diliberto ricominciarono a collaborare (a partire dal 2004) nella prospettiva di governo dell'Unione, a braccetto con tutto il personale politico antioperaio e anticomunista dei DS e della Margherita: con lo scopo di portare in dote all'Unione la subordinazione della grande stagione dei movimenti di lotta antiberlusconiani del 2001-2003. E quando l'Unione di Prodi, col sostegno dei poteri forti, "vinse" (seppur di poco) le elezioni del 2006, Bertinotti e Diliberto ripresero a votare insieme quelle stesse politiche confindustriali che insieme avevano votato nel '96-'98. Non è forse questo che milioni di lavoratori hanno osservato esterrefatti in questi anni? I cosiddetti partiti "comunisti" hanno votato le missioni di guerra, l'aumento del 17% delle spese militari, 10 miliardi di regalie a grandi imprese e banche, la truffa sul TFR, l'aumento dell'età pensionabile a 62 anni a regime, e per finire in bellezza la continuità della legge 30 di Berlusconi. Sino alla nuova sconfitta del Centrosinistra, il secondo tragico ritorno di Berlusconi, e il tracollo elettorale e politico delle sinistre di governo (Arcobaleno), con l'estromissione dal Parlamento. Insomma, un totale disastro.

E ora Diliberto, senza alcun bilancio di tutto questo, e come se nulla fosse accaduto, chiede..."l'unità dei comunisti"? Ma "comunisti" quali? Usando lo stesso codice terminologico di Diliberto, potremmo dire che "l'unità dei comunisti" l'abbiamo già vissuta, di fatto, per 15 anni: quando ciclicamente gli stati maggiori di PRC e PDCI, al gran completo, hanno votato "unitariamente" tutte le peggiori politiche della borghesia contro il mondo del lavoro. E ora Diliberto vorrebbe formalizzare e sigillare questa unità recuperando il simbolo di falce e martello? Ma proprio quel simbolo - simbolo del lavoro e del socialismo - è stato prostituito e piegato per tanti anni a ragioni opposte a quelle per cui nacque. Dovremmo quindi restaurare una finzione e celebrare una doppiezza?

La lezione di fondo di questi 15 anni è la bancarotta, senza ritorno, dei gruppi dirigenti della sinistra italiana. Senza prendere atto di questa realtà, senza andare alla radice del problema, non si ricostruisce alcun futuro e si preparano nuove sconfitte.

Dire questo non significa affatto, per parte nostra, ignorare la naturale aspirazione all'unità che tanti comunisti onesti oggi esprimono da collocazioni politiche e organizzative diverse. Al contrario: la consideriamo non solo comprensibile e naturale, ma anche l'espressione di una positiva volontà di reagire al disastro, di non rassegnarsi, di non darla vinta all'odiosa campagna anticomunista delle classi dominanti e alla deriva culturale parallela di tanta parte della sinistra.

Ma proprio perchè rispettiamo profondamente questo sentimento; proprio perchè vogliamo raccoglierlo e dialogare con esso nel modo più serio e più aperto, vogliamo evitare che venga usato e tradotto dal gruppo dirigente del PDCI nell'ennesimo equivoco, con l'ennesima dispersione di tante attese, energie, generosità.

La vera unità dei comunisti, capace di durare e di reggere alle dure prove della lotta politica di classe, è quella che si fonda sui principi. E innanzitutto sul recupero di quel principio di fondo che la lunga storia della socialdemocrazia e dello stalinismo ha rimosso, e che i gruppi dirigenti della Rifondazione hanno tradito: il principio dell'autonomia e dell'alternatività dei comunisti alle forze della borghesia; il principio dell'opposizione dei comunisti, sul piano nazionale e locale, ai governi della borghesia e ai loro comitati d'affari, di Centrodestra come di Centrosinistra. Perchè solo così è possibile sviluppare nelle lotte quella politica di indipendenza di classe che è condizione stessa di un'alternativa anticapitalistica. E perché in caso contrario i partiti "comunisti" finiscono non solo col tradire il socialismo, ma col subordinare i lavoratori alle politiche dell'avversario in cambio di ruoli politici e istituzionali.

Il Partito Comunista dei Lavoratori è nato nel nome innanzitutto di questo principio di autonomia e del programma che lo fonda: quello di un'alternativa di società e di potere, di un governo dei lavoratori per i lavoratori. Non a caso siamo l'unico partito della sinistra italiana che non si è compromesso col governo Prodi, né in tutto (PRC e PDCI), né in parte (Sinistra Critica). Nel nostro piccolo, siamo l'unico partito che - controcorrente - ha retto alla prova di questi anni.

Per questo tanto più oggi, di fronte al disastro prodotto e al dramma di migliaia di comunisti, riproponiamo ostinatamente il cammino che abbiamo scelto: unire tutti gli onesti e sinceri comunisti, indipendentemente dalle diverse storie e provenienze, attorno a un quadro certo e chiaro di principi di classe e anticapitalisti. Perché questa è l'unica vera via di uscita. E non solo per i comunisti. Ma per un mondo del lavoro che più che mai ha bisogno di ritrovare un proprio partito indipendente, contrapposto all'ordine dominante.

Per questo, con molta semplicità, diciamo a tutti i sinceri comunisti che ancora si collocano nel PRC, nel PDCI, in altre formazioni, o che sono fuori da ogni partito: sviluppiamo insieme il Partito Comunista dei Lavoratori, che già si va espandendo in tutta Italia. Questo è il progetto che non verrà mai tradito e disperso.

 

 
 
 

Post N° 39

Post n°39 pubblicato il 07 Maggio 2008 da pcltorino

ISRAELE NON È UN OSPITE D’ONORE!
PALESTINA LIBERA!

CONCENTRAMENTO CORSO MARCONI
TORINO – H 14
10 MAGGIO 2008



Assemblea Free Palestine – Torino
Forum Palestina
Unione Democratica Arabo Palestinese – Italia
International Jewish Solidarity Network
Network Antagonista Torinese
Csoa Askatasuna - Torino
Csa Murazzi - Torino
Collettivo universitario autonomo - Torino
Collettivo studenti autorganizzati - Torino
Comitato di solidarietà con il popolo palestinese – Torino
Comitato Ricordare la Nakbah
International Solidarity Movement – Italia
Rdb – Cub
Confederazione Cobas
Sinistra Critica
Csoa Gabrio - Torino
Partito Comunista dei Lavoratori
Partito dei Comunisti Italiani
Controcorrente Sinistra PRC
Circolo Internazionalista del Lavoratori – Torino
Comitato 18 Giugno – Torino
Partigiani della pace – Torino
Laboratorio occupato del precariato sociale Crash! – Bologna
Movimento Autorganizzato Occupazioni – Bologna
Collettivo universitario autonomo – Bologna
Cso Ex Carcere – Palermo
Collettivo universitario autonomo – Palermo
Csa Dordoni – Cremona
Collettivo autonomo modenese
Comitato con la Palestina nel cuore – Roma
Centro culturale internazionale Casa della pace – Roma
Cpo Rialzo – Cosenza
Csoa A. Cartella – Reggio Calabria
Universitari in movimento – Bari
Gabbiotto Infoshop – Bari
Coa Transiti – Milano
Assemblea milanese per il boicottaggio del salone del libro di Torino
Csa Vittoria - Milano
Social Forum Cecina – Livorno
Spazio Antagonista Newroz – Pisa
Precari autorganizzati - Pisa
Progetto PrendoCasa - Pisa
Collettivo Aula R Scienze Politiche - Pisa
Movimento Antagonista Livornese - Livorno
Csa Godzilla - Livorno
Officina Sociale Rifugio - Livorno
El Chico Malo - Livorno
Area Antagonista Napoletana
Csoa Officina 99 - Napoli
Laboratorio occupato Ska - Napoli
Centro sociale Diego Armando Maradona - Napoli
Associazione Zataar – Genova
Associazione amicizia Sardegna Palestina
Comitato Palestina – Bologna
Associazione di Amicizia italo-palestinese onlus – Firenze
Associazione di Amicizia Italia-Palestina – Brescia
Laboratorio politico “Resistenza universitaria” – Roma
Collettivi universitari – Firenze
Cpa Firenze sud
Rete degli studenti medi – Firenze
Associazione Amicizia Italia-Palestina – Firenze
Collettivo politico Scienze politiche - Firenze
Pmli – Biella
Network autorganizzato – Napoli
Circolo Internazionalista – Napoli
Csoa Terra Terra – Napoli
Collettivo studentesco dell’Orientale – Napoli
Vesuvio zona rossa – Napoli
Action – Roma
ASP Associazione Svizzera Palestina
Associazione Ghassan Kanafani – Lucca
Associazione I Mediterranei – Milano
Associazione Michele Mancino – Roma
Associazione politico-culturale L´altra Lombardia – Su la testa
Associazione Wael Zwaiter
Carc
Centro di Iniziativa Popolare – Roma
Centro popolare occupato La Fucina - Sesto S. Giovanni
Circolo Arci Agorà – Pisa
Collettivo 20 luglio – Palermo
Comitato di solidarietà internazionalista Dino Frisullo
Comitato di sostegno alla resistenza palestinese – Versilia
Comunità araba – Napoli
Comunità Palestinese di Roma e del Lazio
Coordinamento di solidarietà con l'intifada – Palermo
Coordinamento per l'unità dei comunisti
Coordinamento toscano di solidarietà con la Palestina
Corrispondenze metropolitane – Roma
Gruppo di sostegno al popolo palestinese - Massa e Carrara
Infopal (redazione)
Libreria Gramigna – Catania
Lotta e unità per l’organizzazione proletaria
Militanz CdP – Napoli
Progetto "la Sicilia con la Palestina"
redazione de L'Ernesto
redazione di Resistenze.org
Redazione di Salento Che Fare
Rete dei Comunisti
Rete nazionale Disarmiamoli!
Rete No War Roma e Lazio
Salaam, ragazzi dell'Olivo – Trieste
Comitato Palestina – Varese
Libreria Quarto Stato Aversa - Caserta
Libreria Sabo S.Antimo - Napoli
Libreria Baol - Salerno
Partito di Alternativa Comunista
Associazione Culturale Germogli

 
 
 

Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 07 Maggio 2008 da pcltorino
Foto di pcltorino

FIERA DEL LIBRO - Torino/Lingotto, 8-12 maggio 2008

 

In questa Fiera la cultura è oltraggiata e ridotta a pretesto dell'invito allo Stato d'Israele come ospite d'onore, nel 60° della sua fondazione. Il Governo Italiano (Berlusconi-Prodi-Berlusconi) mantiene un accordo di cooperazione militare bilaterale con Israele, nel quale sono impegnati servizi segreti e apparati militari.

Lo Stato d'Israele fu artificiosamente creato in terra di Palestina nel 1948 con decreto dell'ONU, per volontà delle potenze occidentali vincitrici della seconda guerra mondiale, in funzione di autoassoluzione dall'orrore dell'Olocausto, e con il riconoscimento compiacente dell'Unione Sovietica di Stalin.

Stato in realtà creato nella logica della spartizione del pianeta in zone d'influenza sotto controllo dei vincitori, ottimo avamposto occidentale in Medio Oriente, a compenso del controllo sovietico sull'Europa orientale.

Il 1948  fu la nakba, per i palestinesi la catastrofe: centinaia di migliaia di abitanti arabi forzati all'esilio dalla loro terra, espropriati dei loro beni, o ridotti a prigionieri nelle loro case dall'occupazione israeliana. Fu l'inizio della pulizia etnica della Palestina, che non ebbe mai fine, arrivata oggi all'orrore del muro dell'apartheid in Cisgiordania, mentre Gaza è ridotta a un grande campo di concentramento.

Da 60 anni il popolo palestinese si è organizzato e continua ad organizzarsi per opporre la sua resistenza a questa mostruosità.

Da 60 anni Israele continua impunemente nella sua pratica di annientamento del popolo palestinese.

A partire dal 1948, migliaia di cittadini ebraici, provenienti in gran parte dai paesi baltici e dall'Europa dell'Est, dove la persecuzione nazista era stata più feroce e spietata, partirono esuli a conquistare la terra promessa dalla delirante ideologia sionista, "una terra senza popolo per un popolo senza terra", ovvero una Palestina ripulita dai palestinesi per gli ebrei colonizzatori.

Ora è tempo che gli ebrei si riscattino da questo inganno.

L'accusa di ansitemitismo a chi, come noi, si batte contro la pulizia etnica messa in atto da Israele in Palestina è la più odiosa e volgare, tanto più se viene da quegli ambienti che, in nome della "pacificazione nazionale", hanno teorizzato la legittimazione del fascismo e delle leggi razziali in casa nostra, perché è proprio l'ideologia razziale del sionismo a favorire l'identificazione tra ebreo ed oppressore, e quindi ad esporre il popolo ebraico al rischio di reazioni antisemite.

Allora la lotta all'antisemitismo è inseparabile dalla lotta al sionismo e per questo ci richiamiamo alla tradizione dell'ebraismo democratico, socialista, antisionista: la tradizione di Rosa Luxemburg, dell'insurrezione del ghetto di Varsavia, della lotta  contro le connivenze tra vertici sionisti e capi nazisti nel convergente rifiuto di ogni assimilazione dei cittadini ebraici nella società tedesca ed europea.

Tanto più oggi, il riscatto dell'ebraismo agli occhi dei popoli oppressi passa per il recupero di questa tradizione, contro il sionismo e a fianco delle istanze di liberazione delle masse arabe.

 
 
 

Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 16 Aprile 2008 da pcltorino
Foto di pcltorino

ALLA LUCE DEL VOTO UN APPELLO DEL PCL AI MILITANTI E AGLI ELETTORI DELLA SINISTRA A RAGGRUPPARSI PER COSTRUIRE UNA NUOVA PROSPETTIVA

 

Il Tradimento politico delle ragioni dei lavoratori e dei movimenti da parte di Fausto Bertinotti, Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto ha portato al disastro la sinistra. Due anni di governo con politiche antioperaie, antipopolari e belliciste a tutto vantaggio delle forze padronali hanno prodotto un' enorme disillusione del popolo della sinistra; che si è espresso in parte nell'astensione, in parte nell'illusorio "voto utile senza fiducia" per il PD in funzione antiberlusconiana. Due anni fa come sinistra di opposizione di Rifondazione avevamo esattamente previsto che la politica di collaborazione di classe del suo gruppo dirigente avrebbe portato al disastro, anche se naturalmente non ne potevamo prevedere l'ampiezza. Coerentemente con il nostro programma e la nostra coerenza anticapitalista e comunista rompemmo allora con il PRC per ricostruire una forza comunista di opposizione ad ogni politica padronale. Ci siamo costruiti su queste basi per due anni, mentre altri come Sinistra Critica che oggi cerca di far dimenticare il suo recente passato votavano 23 volte (anche quando gia in rottura con il PRC) la fiducia a Prodi e alle sue leggi antipopolari. Il risultato ottenuto oggi dal nostro Partito Comunista dei Lavoratori premia in parte la coerenza di tale battaglia. Nonostante le enormi difficoltà, i fenomeni di demoralizzazione , la spinta al "voto utile", oltre 200.000 lavoratori, pensionati, giovani e disoccupati hanno sostenuto le nostre liste. Nonostante alcuni errati exit pool e strane proiezioni siamo la forza nettamente più significativa a sinistra dell'Arcobaleno. IL PCL parte da questo risultato modesto, ma positivo lanciando da subito un appello a tutti i compagni/e della sinistra arcobaleno, ai suoi elettori, alle centinaia di migliaia che si sono astenuti e anche a chi a votato sinistra critica senza cogliere le profonde differenze programmatiche e di metodo, a raggrupparsi insieme con noi per un nuovo inizio. Fuori dai vecchi partiti ormai in agonia e contro tutti i loro gruppi dirigenti che hanno tradito i lavoratori e il popolo della sinistra. Il Partito Comunista dei Lavoratori ha iniziato a costruire un alternativa reale nel nostro paese; utilizzerà anche il risultato odierno e le amare lezioni della sconfitta per rafforzarla e farle fare un salto di qualità.

 
 
 

Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 20 Marzo 2008 da pcltorino
Foto di pcltorino

SE NE VADANO TUTTI GOVERNINO I LAVORATORI

Il PDL di Berlusconi e il PD di Veltroni, fingendo di combattersi, si ricopiano reciprocamente il programma: quello già sperimentato sulla propria pelle, per vent'anni, da milioni di lavoratori, e che ha beneficiato solamente grandi imprese e banche. In sintesi, salari in picchiata e profitti alle stelle.

A destra come a sinistra, stanno gli alleati orfani dei due partiti maggiori, da questi prima usati e poi scaricati. Inclusa una Sinistra Arcobaleno che oggi parla di precarietà e di salari, ma che per due anni nel governo Prodi ha votato finanziarie di sacrifici, la continuità della legge 30, persino l'aumento delle spese militari, in cambio di sottosegretariati e ministeri. E che continua a governare in mezza Italia al fianco dei Bassolino e dei Rutelli, sperando un domani di essere reimbarcata da Veltroni.

Il Partito Comunista dei Lavoratori é l'unico partito della sinistra che si è opposto per due anni, senza compromessi, al governo Prodi e alle sue politiche di rapina. Vogliamo costruire quello che da troppo tempo manca al mondo del lavoro: un partito che difenda solo e sempre i suoi interessi e le sue domande senza svenderli alle classi dirigenti del paese. Un partito che cerchi di ricondurre le lotte di ogni giorno ad una alternativa anticapitalista di società: in cui a comandare non sia più un pugno di grandi imprese, banche e assicurazioni, con la coda dei partiti a loro servizio,ma il mondo del lavoro e la maggioranza della società stessa.

Rivendichiamo l'aumento di 300 euro netti per salari e stipendi e il ritorno della scala mobile.

Un salario minimo intercategoriale di 1300 euro netti.

La cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, con l'assunzione a tempo pieno e indeterminato di tutti gli attuali precari.

Il ritorno della previdenza a ripartizione, e un investimento massiccio di risorse pubbliche nella sanità, nella scuola, nell'ambiente.

Chi paga? Chi non ha mai pagato:con la tassazione progressiva dei grandi profitti, rendite, patrimoni, con l'abolizione dei privilegi clericali e istituzionali, con l'abbattimento delle spese militari.

Di più. Rivendichiamo il controllo dei lavoratori ,con poteri di veto, sull'organizzazione del lavoro e l'esproprio delle aziende responsabili di omicidi bianchi, a partire dalla Tyssen.

Rivendichiamo la cancellazione dei debiti di milioni di lavoratori e famiglie povere verso le banche usuraie, con la nazionalizzazione del credito e la creazione di un'unica banca pubblica sotto controllo popolare.

Respingiamo l' offensiva clericale contro la legge 194 e rivendichiamo l'abolizione dei finanziamenti pubblici a scuole e università confessionali, la tassazione progressiva dei patrimoni ecclesiastici, l'esproprio delle grandi proprietà immobiliari del clero, per darle in uso ai bisognosi.

Vogliamo infine che lo stipendio di un deputato del popolo corrisponda a 2000 euro: perchè nessun eletto deve disporre di un privilegio rispetto al suo elettore.

Se si obietta che tutto questo è incompatibile con l'attuale società, rispondiamo che infatti vogliamo costruirne un'altra, finalmente libera dal dominio del profitto. Sono vent'anni che si contendono l'Italia il partito del capitalista Berlusconi e il partito delle grandi imprese e banche( oggi PD). Ora basta. É ora di lottare per un governo dei lavoratori che riorganizzi la società da cima a fondo.

Ma per questa prospettiva c'è bisogno di costruire un partito dei lavoratori che non tradisca e non si venda. Il voto per il Partito Comunista Dei Lavoratori è un voto a questo progetto.

L'unico voto utile al mondo del lavoro è il voto che non viene tradito.

          Non disperdere il tuo voto, non rassegnarti alla sfiducia.

 

 

 

 
 
 

Post N° 35

Post n°35 pubblicato il 20 Marzo 2008 da pcltorino
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IL NOSTRO PROGRAMMA

 

·                   STOP ALLA BARBARIE DEGLI OMICIDI BIANCHI: rivendichiamo non solo l’abolizione delle leggi di precarizzazione, ma la galera per i padroni responsabili dell’insicurezza e l’esproprio delle loro aziende, senza indennizzo e sotto controllo operaio a partire dalla Thyssen Krupp. Più in generale rivendichiamo il controllo dei lavoratori, con poteri di veto, su tutti gli aspetti dell’organizzazione del lavoro.

 

·                   PER UNA VERA RISOLUZIONE DEL PROBLEMA RIFIUTI: rivendichiamo il carattere pubblico, sotto controllo popolare, dell’intero sistema di raccolta e di smaltimento; l’esproprio dei terreni delle discariche (in mano alla camorra) per la loro bonifica; un grande investimento di risorse pubbliche in una capillare raccolta differenziata, sull’intero territorio nazionale, finanziato dalla tassazione di grandi profitti e patrimoni.

 

·                   BASTA CON LA PRIMA FORMA DI USURA: rivendichiamo la nazionalizzazione delle banche (vera “associazione a delinquere”) senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori; l’annullamento dei debiti contratti, sotto ricatto, da milioni di persone; la nascita di un unico istituto di credito pubblico, sotto controllo popolare, come mezzo di sostegno a lavoratori e artigiani, piccoli commercianti, oggi torchiati e truffati dalla banche.

 

·                   CONTRO L’IMPERIALISMO ITALIANO E I SUI COSTI SEMPRE PIU’ INGENTI: rivendichiamo non solo il ritiro immediato e incondizionato della truppe da tutti i teatri di guerra, ma l’abbattimento delle spese militari, la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio dell’industria bellica (come premessa della sua riconversione), l’abolizione della diplomazia segreta, il sostegno al diritto di resistenza di tutti i popoli oppressi e aggrediti- a partire dal popolo palestinese- per il loro pieno diritto di autodeterminazione.

 

·                   CONTRO I PRIVILEGI MATERIALI DEL VATICANO: più in generale di un clericalismo sempre più invadente e arrogante, rivendichiamo non solo la difesa della legge 194, dei diritti civili, dei principi di laicità; ma l’abolizione dei fondi pubblici a scuole e università private e confessionali, la fine dell’esenzione fiscale della Chiesa (iva e ici), l’esproprio delle grandi proprietà immobiliari del clero da destinare ad uso sociale.

 

·                   CONTRO I PRIVILEGI DEI PARLAMENTARI: contro la natura di un apparato statale burocratico estraneo e ostile alle grandi masse, rivendichiamo uno stato di tipo nuovo basato sull’autorganizzazione democratica dei lavoratori e sul loro potere, sulla revocabilità permanente di ogni eletto; sulla abolizione di ogni privilegio degli eletti rispetto ai loro elettori: con la retribuzione di un deputato del popolo non superiore a 2000 euro.

 

Questo programma non rispetta le compatibilità del sistema capitalistico, ma le esigenze oggettive dei lavoratori e delle classi subalterne. Anzi mostra come la soluzione vera e reale di queste esigenze richieda la rottura con il capitalismo e un governo dei lavoratori.

 
 
 

Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da pcltorino
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Indisponibili a pasticci

In una campagna elettorale che avrà al centro il bilancio del governo Prodi e le responsabilità delle sinistre nei suoi confronti, il Partito Comunista dei Lavoratori si presenterà per quello che è stato e che è: il partito della sinistra italiana che non si è compromesso, né in tutto né in parte, con un governo confindustriale e bellicista.

Questa nostra autonomia vale innanzitutto verso una Sinistra Arcobaleno che ha svenduto le ragioni dei lavoratori e dei movimenti per un pugno di ministri. Ma vale anche, su un piano diverso, verso i dirigenti di Sinistra critica, che hanno votato per 23 volte la fiducia al governo Prodi: sia sul primo rifinanziamento delle missioni di guerra (luglio 2006); sia sulla finanziaria antioperaia da 35 mld che ha regalato risorse immense a imprese e banche (dicembre 2006); sia sul programma dei 12 punti del 2° governo Prodi (febbraio 2007).

La tardiva dissociazione di Sinistra critica nella fase terminale dell'Unione - in sé positiva - non annulla queste responsabilità, che non possono essere rimosse.



Tutto ciò naturalmente non pregiudica l'unità di azione tra PCL e altre sinistre sul terreno della battaglia di massa e delle lotte attorno ad obiettivi comuni. Ma certo impedisce confusioni di responsabilità e pasticci elettoralistici senza futuro, cui non siamo, in nessun caso, disponibili. Alla base del nostro percorso abbiamo sempre posto la chiarezza e il rigore dei principi. Non intendiamo deflettere. Semmai chiediamo a tutte le sinistre e a tutti i democratici un impegno comune in queste ore per consentire al PCL il diritto democratico di presenza in tutte le circoscrizioni attraverso la riduzione del numero di firme necessarie per la presentazione. A meno che i confini della democrazia non siano limitati alle sole rappresentanze parlamentari, di segni diverso, che hanno votato missioni militari e sacrifici, escludendo chi vi si è opposto coerentemente.

 
 
 

Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da pcltorino
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Presentazione liste: la “casta” garantisce se stessa e limita la democrazia

Riunendosi in seduta straordinaria solo per questo scopo, il Consiglio dei ministri ha modificato il decreto di indizione delle elezioni politiche, “assolvendo” dall’obbligo di raccogliere firme di sostegno, le forze rappresentate in un ramo del parlamento da almeno 2 persone, indipendentemente dal partito o lista in cui erano stati eletti all’inizio della legislatura. Il Partito Comunista dei Lavoratori ritiene antidemocratico e scandaloso che, modificando a proprio piacimento le norme esistenti, si salvaguardino tutte le vecchie formazioni, anche mai sottoposte al giudizio degli elettori e , nel contempo, non si sia ridotto il numero di firme necessario per la presentazione di liste attualmente prive di rappresentanza parlamentare. La decisione di modificare il precedente testo del decreto è solo frutto delle presa di posizione di forze parlamentari minori, che si sarebbero trovate in difficoltà nei tempi ristretti provocati dal precipitare della crisi politica e il cumularsi delle elezioni amministrative (come afferma lo stesso testo del decreto) con le vessatorie e antiquate regole burocratiche. Difficoltà che sono palesemente ben maggiori per formazioni, pure con un potenziale elettorale analogo, prive attualmente di parlamentari e senza alcuna forma di finanziamento che non sia quello proveniente dal sostegno dei loro militanti e simpatizzanti. La minima decenza democratica avrebbe voluto quindi che ci fosse, per tutti, una riduzione significativa del numero di firme da raccogliere. Con questa richiesta ci eravamo rivolti lo scorso 11 febbraio con una lettera al Presidente del Consiglio, al ministro degli Interni, e, per conoscenza, al Presidente della Repubblica, del Senato e della Camera.

 
Ma evidentemente non è servito a nulla. Pronto ad unirsi per chiedere sacrifici ai lavoratori, tagliare le pensioni, mantenere la precarietà, aumentare le spese militari e finanziare missioni di guerra e difendere i propri privilegi , il ceto politico di rappresentanza dei poteri forti , del grande capitale e delle banche, non è ovviamente interessato alla “par condicio” democratica. Tanto più se essa riguarda un partito realmente comunista che non ha tradito e non tradirà mai la sua base sociale e sarà sempre e solo dalla parte dei lavoratori.



Il Partito Comunista dei Lavoratori, che ha saputo da solo opporsi da sinistra per tutti questi due anni al governo Prodi, non si fa certo spaventare dalle difficoltà e piegare dalle ingiustizie. Intensificheremo ancora di più l’impegno dei nostri militanti, già in campo da giorni per realizzare la raccolta firme, per raggiungere l’obbiettivo della nostra presenza alle elezioni sia per la Camera che per il Senato sull’insieme del territorio nazionale. Chiamiamo tanto più i lavoratori, i giovani, i pensionati, i sostenitori della sinistra a raccogliersi intorno al nostro partito e a aiutarlo nella sua azione.

Comunicato su Consiglio dei ministri 16 feb. 2008

 
 
 

Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da pcltorino
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UNA FIRMA PER IL PCL.

La caduta del governo confindustriale di Romano Prodi segna il fallimento del Centrosinistra e delle sinistre in esso coinvolte. In due anni il governo Prodi ha agito come comitato d'affari di Confindustria e delle grandi banche: regalando loro decine di miliardi, detassando i loro profitti, offrendo loro la previdenza privata (TFR) , mantenendo le leggi di precarizzazione del lavoro, elevando l'età pensionabile e aumentado in maniera considerevole le spese militari.

Questo governo non ha affatto garantito il "meno peggio". Al contrario : ha realizzato in meno di due anni ciò che Berlusconi non sarebbe stato in grado di realizzare, a fronte della prevedibile opposizione di massa . E' vi è riuscito grazie al sostegno determinate delle sinistre di governo (prc, pdci e verdi) e delle burocrazie sindacali, che per due anni hanno votato tutto ciò che il loro popolo aveva combattuto: in cambio di ministri, sottosegretariati, ruoli istituzionali; o di un posto a tavola della concertazione della produttività.

I due anni del governo Prodi sono stati la conferma più clamorosa delle scelte e delle posizioni del Partito Comunista dei Lavoratori. Siamo quella sinistra che, controcorrente, aveva denunciato e previsto natura e politiche del centro sinistra. Quella sinistra che due anni fa ha respinto ogni compromissione con il governo dell'Unione. Quella sinistra che per due anni si è puntualmente opposta alle sue politiche antioperaie, alle sue finanziarie , alle sue missioni militari, lavorando a costruire su questa base la più ampia unità d'azione tra tutte le forze disponibili.

Quando rompemmo con il PRC in occasione del suo ingresso al governo lo facemmo proprio attorno a questo principio. E a partire da questo principio abbiamo lavorato a costruire il Partito Comunista dei Lavoratori: convinti come siamo che solo un partito di classe indipendente di rigorosa opposizione, basato su principi chiari, può lavorare a ricondurre le lotte parziali ad una prospettiva anticapitalista, quale unica vera alternativa. Evitando che i movimenti siano usati e subordinati ancora una volta agli interessi dei loro avversari.

Tanto più in questo quadro il Partito Comunista dei Lavoratori si prepara alle prossime elezioni politiche anticipate come forza indipendente e alternativa: quale unico partito della sinistra che per due anni si è opposto al governo Prodi. Solo una sinistra che non ha tradito e non si è compromessa può garantire che non tradirà. Per questo facciamo appello a tutti coloro che riconoscono l'esigenza di una sinistra che non tradisca e del suo partito a raccogliersi attorno alle liste del partito comunista dei lavoratori e a costruire con noi la sua campagna elettorale.



Per questo ti chiediamo una firma per permettere la presentazione delle liste elettorali del PCL

 

 
 
 
 
 

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