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"Ciao... come sto?!"


 Tempo fa parlando con una mia conoscente, le ho raccontato di come moltissime persone inconsapevolmente in un dialogo non ascoltano e al contrario usano le parole dette dall'altro per fare poi un monologo.Un banale esempio: se prendo una multa in macchina e lo dico a certe persone, mi possono rispondere in questo modo "una multa!? ehhh sapessi quante ne ho prese io! ma non per colpa mia... ma perché... (bla bla bla monologo infinito...)".La cosa "bizzarra" è che spesso chi inizia il discorso per sfogarsi a semplicemente bisogno di essere consolato e capito, ma la risposta apparentemente "incoraggiante" (dal senso "su dai che vuoi che sia... io ne ho prese tante") invece rivela delle cose opposte... perché?Perché in genere chi interviene per dire la sua in questo modo lo fa interrompendo chi sta raccontando il suo "problema o disagio", poi minimizza il problema di chi stava parlando, per infine esaltare se stesso facendo l'elenco di quello che invece è successo a lui/lei, per dire che lui (o lei) non si lamenta! ma spesso questo non è espresso in poche parole ma in monologhi molto lunghi.Spesso poi chi crede di aver "consolato" l'altro si stupisce se non reagisce in maniera positiva e lo classifica come un "lamentatore del proprio destino" o uno che non sa reagire alle difficoltà... La conoscente con cui parlavo tempo fa mi ha detto che questo è il comportamento che lei chiama "ciao, come sto" perché lei nota che molti chiedono proprio "come stai?" per poi ignorare la risposta ricevuta e fare un monologo su se stessi... che di base è lo stesso principio.Io credo che questo sia un problema reale che accade di continuo ogni giorno nella nostra vita, spesso lo subiamo ma altre volte lo facciamo... è come una sorta di "bisogno d'amore" o carenza di affetto... cerchiamo consolazione e di essere capiti, ma non lo siamo! perché a nostra volta spesso incontriamo persone altrettanto bisognose di affetto e consolazione.E' un pò come una sorta di "gara" dove si cerca di vincere prevaricando gli altri a farci ascoltare e a metterci in mostra... ci sono molti modi di mettersi in mostra... c'è chi senza fare troppo casino si mette in un angolo di una piazza e si mette a giocare con il frisbee o le palline da giocoliere (tutto sommato un modo discreto), c'è chi sbatte i pugni sul tavolo di un ristorante affollato di gente, come i bambini al Mc Donald, nella totale indifferenza dei genitori, altri inconsapevolmente interrompono chi parla per dire la loro e impedire a chi parlava di continuare, per mettersi in mostra...Sono credo dei bisogni da soddisfare, legati ai propri bisogni e al proprio passato... ma anche alla inconsapevolezza dei propri comportamenti.Saper ascoltare è un'arte per nulla facile... credo che implichi fra le altre il stare bene (non solo con se stessi)... e che pochi possono permettersi, ma ciò non dovrebbe compromettere l'aspirazione a provarci.Io come molti sto provando ad ascoltarmi da molti anni e inevitabilmente ascolto anche gli altri (perché fanno parte di me). Voi cosa ne pensate? Alessandro de La Palme.