L'Earth Overshoot Day è un concetto originariamente sviluppato dalla Global Footprint Network e dalla New Economic Fondation, un think tank britannico, ogni anno segna la data dopo la quale iniziamo a vivere al di là dei nostri mezzi, mettendoci di fronte al divario tra la nostra domanda di risorse e di servizi ecologici e quanto la Terra è in grado di fornire. Proprio come fosse un estratto conto bancario, ogni anno il Global Footprint Network registra entrate e uscite e misura la domanda dell'umanità e l'offerta di risorse naturali e di servizi ecologici. Il primo l'Earth Overshoot Day ci sarebbe stato 20 anni fa, nel 1992, quando per la prima volta i consumi del genere umano avrebbero superato la capacità del pianeta di ricostituire le risorse sfruttate. Allora la data limite era il 21 ottobre. Dieci anni dopo, nel 2002, l'Overshoot Day era ancora al 3 ottobre. Alla luce delle tendenze attuali di consumo, una cosa è chiara: l'Earth Overshoot Day arriva sempre prima e sempre più velocemente, dato che nel 2013 siamo arrivati ad agosto, con un'accelerazione davvero preoccupante. Il Global Footprint Network spiega che «durante la maggior parte della storia, l'umanità ha utilizzato le risorse della natura per costruire città e strade, per fornire cibo e creare prodotti, e per assorbire le emissioni di anidride carbonica a un tasso che era ben all'interno del bilancio della Terra. Ma a metà degli anni 1970, abbiamo attraversato una soglia critica: il consumo umano ha iniziato superare ciò che il pianeta poteva riprodurre». Secondo i calcoli del Global Footprint Network, «la nostra richiesta di risorse rinnovabili ecologiche e dei loro servizi è pari a più di 1,5 volte quelle della Terra». I dati ci dimostrano che siamo sulla cattiva strada per richiedere le risorse di due pianeti ben prima della metà del secolo. Naturalmente non tutti i Paesi "mangiano" le risorse terrestri allo stesso modo e come sempre sono i Paesi sviluppati a consumare di più, ma quelli emergenti stanno recuperando rapidamente terreno, aumentando il peso sul pianeta. Se tutti gli abitanti della Terra consumassero quanto un cittadino del piccolo regno petrolifero del Qatar, i pianeti Terra necessari per l'umanità sarebbero 6 e mezzo. Se si prendono i Paesi più ricchi, gli Usa sono andati in Overshoot già il 28 marzo, l'impronta pro-capite usa equivale al consumo di 4 pianeta Terra. Ma anche l'emergente Brasile ha superato il limite il 6 luglio e per sostenere i suoi consumi pro-capite ci vorrebbero poco meno di due pianeti. L'impronta ecologica totale della Cina e la sua richiesta di risorse naturali è la più grande del mondo, ma la sua impronta pro-capite rimane modesta, con la crescita economica e gli aumenti dei consumi personali la popolazione cinese avrà un impatto sempre maggiore sull'incremento del disavanzo ecologico del pianeta. Stiamo quindi utilizzando ed oltrepassando nostro capitale naturale più velocemente di quanto possa ricostituirsi, questa "bolla" quando scoppierà lascerà l'intera umanità senza risorse, non è in gioco la borsa di Milano o New York, è in forse la sopravvivenza della vita sul pianeta così come la conosciamo, compresa la nostra. L'umanità sta semplicemente utilizzando più di quello che il pianeta può fornire e le disastrose conseguenze sono già adesso sotto gli occhi di tutti (guerre per l’acqua, estinzioni di massa che massacrano la biodiversità, incremento dei fenomeni metereologici estremi ecc…) ma, soprattutto i politici, ci voltiamo dall’altra parte. E’ a mio avviso evidente che questa situazione ci obbliga a cambiare il nostro sistema di sviluppo, questa volta non è solo l’ideologia marxista che lo impone ma degli inconfutabili dati scientifici. Quando si parla di queste cose tendiamo a pensare che queste cose riguardano gli altri, che noi già facciamo la nostra parte in quanto lavoriamo tanto, guadagniamo poco e consumiamo poco, ma non è così, nonostante la crisi noi italiani siamo ben oltre il livello di sostenibilità ecologica, l’unica soluzione potrebbe essere quella di lavorare meno e lavorare tutti e naturalmente consumare meno, riciclando i rifiuti e riusando i mezzi a nostra disposizione (ad esempio il cellulare), un grosso aiuto ci potrebbe arrivare dalla ricerca scientifica. Detto questo è però vero che le disuguaglianze stanno aumentando, esistono degli uomini che da soli guadagnano come milioni di altri uomini più sfortunati e che l’esigenza ecologica di moderare i consumi non deve essere barattata con la perdita dei diritti, tutt’altro un’economia più sostenibile dovrebbe anche essere più solidale.
LA TERRA NON E' UN BANCOMAT INFINITO, CAMBIAMO IL MODELLO DI SVILUPPO PRIMA CHE SIA TARDI!!!!
L'Earth Overshoot Day è un concetto originariamente sviluppato dalla Global Footprint Network e dalla New Economic Fondation, un think tank britannico, ogni anno segna la data dopo la quale iniziamo a vivere al di là dei nostri mezzi, mettendoci di fronte al divario tra la nostra domanda di risorse e di servizi ecologici e quanto la Terra è in grado di fornire. Proprio come fosse un estratto conto bancario, ogni anno il Global Footprint Network registra entrate e uscite e misura la domanda dell'umanità e l'offerta di risorse naturali e di servizi ecologici. Il primo l'Earth Overshoot Day ci sarebbe stato 20 anni fa, nel 1992, quando per la prima volta i consumi del genere umano avrebbero superato la capacità del pianeta di ricostituire le risorse sfruttate. Allora la data limite era il 21 ottobre. Dieci anni dopo, nel 2002, l'Overshoot Day era ancora al 3 ottobre. Alla luce delle tendenze attuali di consumo, una cosa è chiara: l'Earth Overshoot Day arriva sempre prima e sempre più velocemente, dato che nel 2013 siamo arrivati ad agosto, con un'accelerazione davvero preoccupante. Il Global Footprint Network spiega che «durante la maggior parte della storia, l'umanità ha utilizzato le risorse della natura per costruire città e strade, per fornire cibo e creare prodotti, e per assorbire le emissioni di anidride carbonica a un tasso che era ben all'interno del bilancio della Terra. Ma a metà degli anni 1970, abbiamo attraversato una soglia critica: il consumo umano ha iniziato superare ciò che il pianeta poteva riprodurre». Secondo i calcoli del Global Footprint Network, «la nostra richiesta di risorse rinnovabili ecologiche e dei loro servizi è pari a più di 1,5 volte quelle della Terra». I dati ci dimostrano che siamo sulla cattiva strada per richiedere le risorse di due pianeti ben prima della metà del secolo. Naturalmente non tutti i Paesi "mangiano" le risorse terrestri allo stesso modo e come sempre sono i Paesi sviluppati a consumare di più, ma quelli emergenti stanno recuperando rapidamente terreno, aumentando il peso sul pianeta. Se tutti gli abitanti della Terra consumassero quanto un cittadino del piccolo regno petrolifero del Qatar, i pianeti Terra necessari per l'umanità sarebbero 6 e mezzo. Se si prendono i Paesi più ricchi, gli Usa sono andati in Overshoot già il 28 marzo, l'impronta pro-capite usa equivale al consumo di 4 pianeta Terra. Ma anche l'emergente Brasile ha superato il limite il 6 luglio e per sostenere i suoi consumi pro-capite ci vorrebbero poco meno di due pianeti. L'impronta ecologica totale della Cina e la sua richiesta di risorse naturali è la più grande del mondo, ma la sua impronta pro-capite rimane modesta, con la crescita economica e gli aumenti dei consumi personali la popolazione cinese avrà un impatto sempre maggiore sull'incremento del disavanzo ecologico del pianeta. Stiamo quindi utilizzando ed oltrepassando nostro capitale naturale più velocemente di quanto possa ricostituirsi, questa "bolla" quando scoppierà lascerà l'intera umanità senza risorse, non è in gioco la borsa di Milano o New York, è in forse la sopravvivenza della vita sul pianeta così come la conosciamo, compresa la nostra. L'umanità sta semplicemente utilizzando più di quello che il pianeta può fornire e le disastrose conseguenze sono già adesso sotto gli occhi di tutti (guerre per l’acqua, estinzioni di massa che massacrano la biodiversità, incremento dei fenomeni metereologici estremi ecc…) ma, soprattutto i politici, ci voltiamo dall’altra parte. E’ a mio avviso evidente che questa situazione ci obbliga a cambiare il nostro sistema di sviluppo, questa volta non è solo l’ideologia marxista che lo impone ma degli inconfutabili dati scientifici. Quando si parla di queste cose tendiamo a pensare che queste cose riguardano gli altri, che noi già facciamo la nostra parte in quanto lavoriamo tanto, guadagniamo poco e consumiamo poco, ma non è così, nonostante la crisi noi italiani siamo ben oltre il livello di sostenibilità ecologica, l’unica soluzione potrebbe essere quella di lavorare meno e lavorare tutti e naturalmente consumare meno, riciclando i rifiuti e riusando i mezzi a nostra disposizione (ad esempio il cellulare), un grosso aiuto ci potrebbe arrivare dalla ricerca scientifica. Detto questo è però vero che le disuguaglianze stanno aumentando, esistono degli uomini che da soli guadagnano come milioni di altri uomini più sfortunati e che l’esigenza ecologica di moderare i consumi non deve essere barattata con la perdita dei diritti, tutt’altro un’economia più sostenibile dovrebbe anche essere più solidale.