osservatorio politic

RIFORMA DELLA SCUOLA RENZI GIUDIZIO DELLA MASSIMA ESPERTA IN MATERIA


di Fabiana Stefanoni   Il piano di ristrutturazione della scuola pubblica, presentato dal premier Renzi e dal ministro Giannini, si articola in un malloppo di più di 130 pagine. Malloppo che il governo chiede a tutti i lavoratori della scuola di discutere e, eventualmente, integrare... Anzi, nelle pagine del testo si sollecitano tutti i docenti di ogni scuola a leggere e commentare le 130 pagine: operazione impossibile, visto che in molte scuole mancano persino i soldi per comprare l'inchiostro delle stampanti. Ma questo Renzi forse non lo sa. Vediamo brevemente in cosa consiste questo progetto, beffardamente denominato "La Buona Scuola".   Assunzione dei precari... per essere ancora più precari "Assumere tutti i docenti": così titola il primo capitolo della "Buona Scuola" di Renzi. Un titolone altisonante, perché è proprio il piano di assunzioni di precari della scuola il "piatto forte" del progetto governativo. Si parla di circa 150 mila precari, sia delle graduatorie ad esaurimento sia vincitori (o idonei) dell'ultimo concorso (quello bandito dal ministro Profumo), che verranno assunti a partire dall'anno scolastico 2015-2016. I precari della scuola hanno da tempo imparato a diffidare degli impegni di assunzione "a breve" (stando alle promesse dei vari ministri che si sono succeduti, avremmo dovuto essere tutti assunti da parecchio tempo... e invece siamo ancora qui ad aspettare l'ennesima promessa). Inoltre, bisogna anche capire di che tipo di assunzioni si tratta. Il "malloppo" parla chiaro: i nuovi assunti dovranno essere massimamente flessibili, pronti a qualsiasi orario di lavoro (mattina, pomeriggio e forse sera) e a qualsiasi mansione: si scordi l'insegnante che è stato obbligato a fare corsi di specializzazione su una materia - per essere un bravo insegnante di quella materia - di poterla un giorno insegnare, dovrà piuttosto fare supplenze dove serve, compilare progetti, affiancare tirocinanti, e essere disponibile a venire incontro a qualsiasi esigenza del gruppo di scuole a cui verrà assegnato. Non solo. Considerato che la maggioranza dei precari della scuola sono precari da almeno dieci o venti anni, nel caso in cui qualcuno si sia azzardato a costruirsi una vita o una famiglia in una determinata città, questo tipo di assunzione in ruolo potrebbe rappresentare una doccia fredda (da far rimpiangere la precarietà). Come recita il testo governativo, "serve prima di tutto una maggiore mobilità ai fini dell'assunzione in ruolo rispetto all'attuale 'vincolo di destinazione' all'interno della provincia" essendo necessari "aggiustamenti anche geografici", sulla base delle esigenze. In altre parole, si potrà essere assunti anche in una regione diversa da quella di appartenenza. Non solo: analoga "flessibilità" sarà richiesta anche per quanto riguarda le classi di concorso (cioè le materie di insegnamento), con la possibilità di essere assunti per insegnare "materie affini". Dato che chi non fa parte dell'assurdo mondo del precariato permanente della scuola probabilmente fatica a capire di cosa si stia parlando, facciamo un esempio concreto. Prendiamo un insegnante precario che da circa dieci anni insegna matematica e fisica (con alle spalle anni di studi e specializzazioni). Poniamo che viva da sempre in provincia di Firenze. Fino a cinque anni fa, questo precario riusciva bene o male a lavorare per nove o dieci mesi all'anno con uno stipendio pieno (sui 1200 euro al mese), più due o tre mesi di disoccupazione. Dopo i tagli di Fioroni, Gelmini e Profumo, negli ultimi cinque anni ha invece lavorato saltuariamente, con spezzoni di ore (cioè non con cattedra piena) e conseguente riduzione dello stipendio. Le ultime leggi di stabilità gli hanno tolto anche la monetizzazione delle ferie non godute (cioè i circa 1000 euro in un anno che spettavano ai supplenti come "compensazione" dei mesi di disoccupazione). Bene, ora che arriva l'assunzione in ruolo di Renzi che succederà a questo precario? Primo, se a Firenze non c'è posto, può essere che venga assunto a Bologna, o a Trieste. Secondo, siccome di posti di matematica e fisica ce ne sono pochi, può capitare che gli venga chiesto di insegnare "materie affini". Cioè? Quale è una materia affine a matematica o fisica? Forse biologia? o scienze della terra? oppure, come dicevano gli antichi greci, è invece la filosofia la materia più affine alla matematica? Ecco allora perché, buttandola in battuta, pensiamo che, se queste saranno le assunzioni, sia meglio augurarsi di restare precari per ancora molti anni. Tra la precarietà e i lavori forzati tutto sommato è meglio la prima.   Se questo è un precario Ma le sorprese amare per i precari non finiscono qui. Accanto ai precari delle graduatorie ad esaurimento e vincitori di concorso, ci sono decine di migliaia di precari che o stanno per conseguire l'abilitazione all'insegnamento (attraverso carissimi e pesantissimi corsi a frequenza obbligatoria chiamati tfa o pas), oppure sono privi di abilitazione pur lavorando da anni nelle scuole, chiamati a fare supplenze brevi e sostituire i colleghi assenti. Sono la parte più sfruttata e maltrattata dei lavoratori della scuola, spesso pagati in ritardo di alcuni mesi e con contratti che durano anche pochi giorni (costretti per questo a cambiare continuamente scuola). Bene, che ne sarà di questi disgraziati? Il ministero è lapidario: "costoro non possono essere considerati 'precari', se non vogliamo correre il rischio paradossale per cui chiunque abbia mai svolto anche solo una settimana di supplenza è (sia prevede la lingua italiana, ma non pretendiamo troppo dal ministero dell'istruzione, NdR) un precario della scuola". Più o meno quello che si diceva degli schiavi neri nell'Ottocento: i padroni bianchi si stupivano che qualcuno avesse la pretesa di considerarli degli essere umani... Tornando ai giorni nostri, questi esseri indefiniti, per essere puniti della loro presunzione, verranno letteralmente eliminati dalle scuole (ma "non fisicamente", non si preoccupino, come rassicurava ad agosto il ministro Giannini intervenendo alla festa di Comunione e Liberazione): per loro non ci saranno più posti, perché le supplenze di poche settimane o pochi giorni verranno d'ora in poi svolte dai colleghi "flessibili" neo assunti in ruolo. Poi, un giorno, arriveranno i concorsi: e lì, tanto più con la crisi che imperversa, verranno messi a bando i pochi posti che si libereranno per un esercito di svariate centinaia di migliaia di laureati...   E per i docenti di ruolo? modello Fiat! Oltre il danno c'è anche la beffa. Considerato che il governo avrà bisogno di reperire risorse per coprire questo piano di assunzioni flessibili, a rimetterci saranno ancora una volta le tasche dei lavoratori. A tutti i dipendenti della scuola - docenti, personale ata, neoassunti e tutti gli assunti in servizio da meno di 33 anni - verrà chiesto "qualche" sacrificio. Verranno eliminati gli scatti stipendiali automatici (quelli legati all'anzianità), che saranno sostituiti con "scatti di carriera", riservati solo al 66% dei docenti di ogni scuola. In altre parole, quello che prima era diritto di tutti (qualche decina di euro in più in busta paga ogni tot di anni), diventerà un traguardo da sudarsi, in una competizione eterna coi colleghi per spartirsi poche briciole. Di fatto, docenti che da decenni insegnano a scuola, dovranno tornare ad accumulare "crediti" (come i loro studenti) per non rischiare di finire in quel 34% di docenti "di serie b" privi di scatti: i crediti si accumulano lavorando di più, restando a disposizione della scuola, essendo disponibili per attività diverse dall'insegnamento, ecc. Il rischio che si corre è grosso, perché chi finisce in quel 34% potrà essere spostato di sede o di "mansione" (come si direbbe in fabbrica...) a discrezione del dirigente scolastico (oppure licenziato?). E chi valuterà i docenti? si parla di un "Nucleo di Valutazione Interno", costituito anche da un "membro esterno" (magari il rappresentante di qualche azienda), che avrà il compito di stilare le classifiche dei docenti. Come in Fiat, solo chi lavorerà più del dovuto non subirà sanzioni: si rafforza un sistema disciplinare interno che ha lo scopo di spremere i lavoratori della scuola ai fini del risparmio. Tutto questo all'interno di un sistema di valutazione nazionale (sperimentato con l'Invalsi), operativo già dal prossimo anno, che taglierà i finanziamenti alle scuole che non raggiungono determinati standard. E sappiamo quali saranno le scuole che raggiungeranno questi standard: quelle che riusciranno a reperire maggiori risorse "dal territorio", cioè dalle imprese private.   Aziendalizzazione e privatizzazione Ma Marchionne ha fatto scuola anche in altro senso nella scuola pubblica italiana: verranno infatti smantellati tutti gli organismi collegiali che oggi permettono ai lavoratori della scuola di partecipare alle scelte, anche amministrative ed economiche, delle scuole. Il dirigente scolastico diventerà un vero e proprio direttore d'azienda, con la possibilità di gestire le risorse - economiche e umane - come meglio crede. Sarà affiancato da una sorta di consiglio di amministrazione (sul modello del progetto di legge Aprea di berlusconiana memoria) mentre al "consiglio dei docenti" (che prenderà il posto del collegio docenti) verranno riservate solo decisioni relative alla didattica. Il dirigente scolastico avrà "licenza di uccidere": potrà scegliere quali docenti e lavoratori premiare, quali trasferire, dove e come reperire le risorse dai privati. Se consideriamo che il suo stipendio sarà tanto più alto quanto più efficiente risulterà la scuola, è facile prevedere il clima da catena di montaggio che si respirerà nelle scuole. La verità è che la "Buona Scuola" che ha in mente Renzi non è una scuola pubblica, ma una scuola privatizzata: la collaborazione con le imprese sarà sempre più forte, anche con il rafforzamento dell'alternanza scuola-lavoro. In quasi tutte le scuole superiori l'alternanza diventerà obbligatoria, con un monte ore di almeno 200 ore all'anno in azienda per ogni studente degli istituti tecnici: in parole povere, gli studenti andranno a lavorare gratuitamente per i padroni (che risparmieranno nelle assunzioni) evitando di "perdere tempo" con gli insegnamenti di storia, italiano, matematica...   10 ottobre: tanti buoni motivi per scioperare! Il 10 ottobre i sindacati di base (Cobas, Cub, Usi) hanno proclamato una giornata di sciopero, nella giornata nazionale di mobilitazione studentesca. Sono molti i buoni motivi per scioperare: è necessario respingere questo piano scellerato del governo, che intende smantellare la scuola pubblica, trasformandola in una succursale delle imprese. E' un progetto contro cui lottare anche per le modalità autoritarie con cui è stato presentato: di fatto il governo aggira la contrattazione sindacale (a tutti i livelli), rifiutando di affrontare il nodo del rinnovo contrattuale (ormai scaduto da anni) e proponendo ai sindacati una frittata bell'e pronta. Un attacco ai diritti acquisiti che va di pari passo con lo smantellamento dello statuto dei lavoratori (Jobs Act) e con l'accordo della vergogna sulla rappresentanza (che azzera la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro). Da parte loro, le direzioni dei sindacati concertativi - Cgil, Cisl e Uil - si rifiutano per ora di proclamare lo sciopero, limitandosi ad organizzare assemblee e manifestazioni simboliche. Il 10 ottobre in piazza lavoratori e studenti sono uniti nella lotta. E' importante che da questa giornata nasca un percorso di mobilitazioni nella scuola che, attraverso l'unificazione delle lotte di tutti i settori lavorativi, porti alla costruzione di un vero grande sciopero generale unitario.