osservatorio politic

Kurdistan e Turchia


Come tutti sappiamo, nelle norme del diritto internazionale, andrebbe contemplato il principio dei “due pesi e due misure”, in particolare dovrebbe essere aggiunto un articolo che recita quanto segue: “non è considerata aggressione, ma semplicemente operazione di polizia internazionale implicitamente autorizzata dall’ONU, l’intervento armato, nel territorio di nazioni sovrane “cosiddette canaglia” e/o nel territorio di nazioni sovrane ospitanti (anche loro malgrado) organizzazioni terroristiche, effettuato da parte delle nazioni facenti parte della NATO o da parte di nazioni esplicitamente autorizzate dagli USA”.La Turchia è un classico esempio di nazione che ha beneficiato del principio prima esposto, infatti ha tranquillamente potuto portare avanti la sua politica di pulizia etnica della minoranza Kurda, nonostante i milioni di profughi e le migliaia di morti che tale politica ha causato negli ultimi 60 anni, nessun provvedimento è stato adottato dagli organi internazionali, non solo, la Turchia sta entrando a pieno titolo nella Comunità Europea. Ora la Turchia si appresta impunemente ad invadere un’altra “nazione sovrana” (Irak) senza nessun apprezzabile intervento da parte della comunità internazionale.
Uno dei grandi gruppi etnici meno conosciuti al mondo sono i kurdi. È possibile ripercorrere la loro storia fino agli inizi dell'antichità. I territori kurdi si trovano nel cuore del Medio Oriente e quindi attraversati da uno dei percorsi via terra usati da più tempo, come ad esempio la via della seta. Con una popolazione di 30 milioni di persone in rapido aumento, la loro montuosa patria, se indipendente, tra i 190 Paesi del mondo odierno sarebbe il 31esimo tra quelli più popolati. Considerando questi dati importanti, la carenza di conoscenza e di fonti documentali sui kurdi appare quindi un paradosso. Tuttavia le ragioni sono tutt'altro che che un'enigma o un segreto ancora da scoprire.Nell'ultimo secolo e mezzo, i kurdi hanno vissuto la poco invidiabile vita di una nazione frammentata e sconfitta. Nessuna parte del Kurdistan - il territorio storico, che i kurdi da milleni chiamano la loro patria - in questo lasso di tempo è riuscita ad avere una propria sovranità. Senza uno stato indipendente ed un apparato statuale, per creare una base di fonti documentali su kurdi (p.es. enciclopedie, atlanti, storia dell'arte, monografie, antologie) e rendere nota la loro conoscenza, i fatti sul popolo kurdo e la parte che hanno avuto nella storia della cultura dell'umanità resteranno poco chiari e discussi.A questo si aggiunge la determinazione degli stati regionali nel intralciare, se non nel vietare, il settore degli studi kurdi e gli sforzi e kurdi e non kurdi teso a scoprire e sostenere l'eredità storica e culturale dei kurdi. Quindi non è strano che una grossa parte di informazioni su antropologia, economia e storia dell'arte dei kurdi sia reperibile solo nella pagine scritte da collezionisti e commericanti di tappeti. A questi infatti, veniva concesso l'accesso ai territori kurdi con relativa facilità da parte della autorità regionali, altrimenti restrittive, che hanno impedito ad altri le ricerche nel settore. Come conseguenza - a parte scritti politici e letteratura sui diritti umani - una conoscenza approfondita sui kurdi rimane molto apprezzata. Persino dopo la guerra del golfo che ha portato ad una notevole proliferazione di pubblicazioni sui kurdi, la sproporzione tra la letteratura politica o relativa a diritti umani e la letteratura relativa alla cultura e all'arte dei kurdi, si mantenuta diventando anche più evidente.