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Veltroni vede Berlusconi «Intesa possibile sulle riforme»


Un anno per fare le riforme, a cominciare dalla legge elettorale e da quella, collegata, dei regolamenti parlamentari. Sembra questo il punto di caduta dell'incontro che si è svolto venerdì, tra Veltroni e Berlusconi alla Camera. Ottanta minuti di colloquio tra i leader dei due maggiori partiti degli opposti schieramenti. Poi due conferenze stampa disgiunte, in cui, naturalmente, ognuno ha dato la propria lettura, mettendo accenti diversi. «Siamo disponibili a discutere di una nuova legge elettorale che consenta un bipolarismo autentico e una governabilità effettiva», ha iniziato Berlusconi a raccontare l'incontro al quale ha portato anche Gianni Letta come consigliere - dopo una breve consultazione con il capogruppo a Montecitorio Elio Vito - per aggiungere subito dopo però che l'obiettivo primo per lui resta quello di un rapido ritorno alle urne. Perché «prolungare la legislatura allargherebbe il solco tra le istituzioni e i cittadini». Per il Cavaliere a dire il vero il "Vassallum" - la proposta di legge "spagnolesca" di Veltroni - va bene, e l'intesa «si può raggiungere» anche sulla riforma dei regolamenti parlamentari in modo da ancorare gli eletti alla lista. O meglio, per lui il modello proporzionale corretto proposto da Veltroni «presenta alcuni punti di consenso, alcuni di dissenso a mio parere risolvibili». Ma assolutamente non ha intenzione di attendere «un anno e mezzo» prima di votare. Insomma, ciò che lo preoccupa sono «i tempi». La buonavolontà, dice alla stampa, è comunque provata dal fatto che né lui né Veltroni abbiano fatto alcun accenno al referendum elettorale che potrebbe esserci in primavera.Veltroni nella conferenza stampa finale ha confermato la volontà di dare un'accelerazione ai tempi, anche nell'ottica di scongiurare un referendum che va in direzione diversa dalla proposta sul tappeto. Si è però soffermato a lungo a spiegare che il primo risultato raggiunto da questo suo giro di consultazione è lo svelenimento dei toni e del confronto tra i due schieramenti politici. E il secondo è l'essere entrati nel merito delle riforme istituzionali, affrontando anche temi come il premierato e la trasformazione del Senato in una Camera federale con attribuzioni diverse da quelle di Montecitorio, sul modello tedesco. Per Veltroni anche queste sono riforme imprescindibili per ridare governabilità al Paese. E comunque adesso, ha concluso il sindaco di Roma, «la parola passa al Parlamento». Perciò Veltroni passerà il testimone ad altri, ai presidenti delle Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Certo, non ha negato Veltroni che a suo giudizio il via al dialogo favorisce la durata del governo Prodi perchè «la continuazione del governo è la condizione per fare le riforme, più avanti il governo, più c'è spazio per le riforme». Del resto, come ha confermato anche Berlusconi, il leader di Forza Italia non ha posto come pregiudiziale al dialogo il porre una scadenza al governo. La data delle elezioni del resto dipende dalla decisione del presidente della Repubblica. Insomma, l'impegno non perentorio ad un'accelerazione dei tempi- l'arco del 2008 come "anno delle riforme" come aveva già detto Veltroni - e il primo passo della legge proporzionale alla tedesca ma anche un po' alla spagnola, sembrano essere la base di partenza per la prosecuzione del dialogo. Una situazione che sembra quasi ricalcare l'intesa per il dialogo tra israeliani e palestinesi. l'Unità