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Creato da: demo_cratico il 25/10/2007
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E venne il giorno dell'accordo possibileWalter e Silvio: ok alla legge elettorale

Post n°15 pubblicato il 30 Novembre 2007 da demo_cratico
 

Delicato, sottile, minuscolo ma il punto di equilibrio è stato trovato. Si chiama "normalità", quella, dice Veltroni, "di due forze politiche alternative che riescono a dialogare, in conflitto ma anche capaci di scrivere insieme le regole del proprio paese". La stagione delle riforme, forse, è iniziata davvero. Dopo anni e mesi di insulti almeno oggi, almeno stasera, i due poli della politica italiana escono dallo stesso palazzo, dalla stessa riunione dove si è parlato di riforme istituzionali e di legge elettorale - quindi della struttura portante del paese - e possono dire: "E' stata una giornata positiva" (Berlusconi) e "mai come oggi è nella disponibilità delle forze politiche italiane fare riforme che facciano uscire il paese dalla crisi e dall'immobilismo" (Veltroni).

"Disponibilità al dialogo" dice il Cavaliere; "convergenza possibili" fa eco il segretario del Pd. Per dirla come sembra, alla fine di questa settimana lunga, difficile e che sarebbe stata decisa e risolta tutta oggi pomeriggio nel fatidico incontro Veltroni-Berlusconi, ecco, sembra un film. E di successo, anche.

L'accordo. L'eredità della giornata è ghiotta. Il segretario del Pd si porta a casa l'ok a una legge elettorale che dia il via libera "a una nuova stagione di bipolarismo non forzoso", cioè, per dirla con Veltroni "a un proporzionale che non rinunci al bipolarismo perché tra le due cose non c'è contraddizione". E' la fine, comunque, di vincoli sul programma e sul premier. "Ci siamo confrontati sulla bozza proposta dal segretario del Pd e abbiamo trovato punti di dissenso risolvibili. C'è disponibilità a discutere su una legge elettorale per un bipolarismo autentico che valorizzi la vocazione maggioritaria del Pdl" spiega Berlusconi. Il Cavaliere sembra rinunciare alla pregiudiziale sulla data della fine della legislatura e concorda ("è opportuno" dice) anche sulla necessità di riformare i regolamenti parlamentari. Per questi e per il sistema di voto parla di "due binari paralleli". Lo stop arriva sulle riforme istituzionali, monocameralismo, più poteri al premier, un taglio al numero dei parlamentari. "Noi nel merito siamo d'accordo" precisa il Cavaliere che anzi rivendica alla Cdl il merito di aver proposto questo pacchetto. Il problema sono i tempi. Per l'ex premier non se ne può parlare adesso perché "vorrebbe dire prolungare la vita di questa legislatura incapace di dare risposte al paese e in grado solo di aumentare il solco di diffidenza tra classe politica e società". Veltroni, invece, si sa: le riforme sono un pacchetto unico da poter realizzare "in dodici mesi". Entrambi considerano il referendum sulla legge qualcosa "da evitare, assolutamente".

Il film della giornata: luoghi, attori, costumi, scenografia. Al netto delle attese comincia alle 15 e 35 quando Veltroni, in netto anticipo, entra con Franceschini nel portone del palazzo dei gruppi in via Uffici del Vicario. Abiti grigi entrambi - unica macchia di colore la cravatta color ciliegia del sindaco - parlottano fitto, non si fermano, selva di telecamere - 21 contate - e di microfoni, impossibili da contare. Dopo un po' arriva, da solo, il capogruppo al Senato Renato Schifani che si becca qualche apprezzamento circa la capigliatura dai passanti e curiosi in sosta per l'evento davanti alla gelateria Giolitti. Alle 15 e 53 - notata la puntualità - arrivano Berlusconi e Gianni Letta, l'uomo del dialogo e degli accordi, colui che diventa sempre protagonista nelle stagioni "ragionevoli" del Cavaliere, il tessitore che nelle ultime settimane avrebbe avuto - dicono e scrivono i restroscenisti delle cose politiche - molti e frequenti incontri con Goffredo Bettini, l'uomo ombra di Veltroni. Si rinchiudono tutti al quinto piano. E spariscono fino alle 17 e 20. Nel frattempo si aggirano per il palazzo, di fretta ma senza meta, il numero 2 di Fi Sandro Bondi e il numero 3 Fabrizio Cicchitto.

Alle 17 e 20 l'incontro finisce. Telecamere e giornalisti dovranno però aspettare un'altra ora per la conferenza stampa del Cavaliere, la prima delle due previste. Berlusconi e Letta hanno convocato i vertici di Forza Italia nell'ufficio di Elio Vito, il capogruppo alla Camera per spiegare e decidere cosa dire. Si annusano da anni, il Cavaliere e il sindaco. A modo loro si "piacciono" anche. Ma non si fidano. Lo staff di Veltroni infatti è al lavoro da qualche ora per assicurarsi la diretta radio della conferenza stampa dell'ex premier. "Che lusso" sono le prime parole del leader azzurro. Si riferisce alla sala stampa, al microfono, alla pedana. Parla da solo, i suoi sono tutti - tranne Letta già andato via - sullo sfondo ma di lato. Lo osservano e pesano le sue parole con facce tese, bocche arricciate. Curiosità: a parte il cerone e il colore dei capelli, la sala è normale, arredi marroni, poltroncine da ufficio, nulla di azzurro o di particolarmente luminoso. Normale, come il punto di equilibrio ritrovato.

La foto, vent'anni dopo. Entrambi, pur da microfoni separati, sorridono quando vengono chiesti dettagli sul clima dell'incontro. Il Cavaliere sorride: "Ci conosciamo da tanti anni, Veltroni ha anche scritto un libro 'Io e Berlusconi'". Sorride, poi, anche Veltroni, che però cerca di glissare "eh sì, una vecchia conoscenza...". Di sicuro la foto ufficiale di oggi - entrambi in piedi, seri, uno accanto all'altro, mezzo sorriso - sarà confrontata con quelle di dieci, venti anni fa. Un rapporto invecchiato negli anni.

Che succede adesso. "Se ne occuperà il Parlamento" assicura Veltroni. Il Cavaliere annuncia altri incontri "dei tecnici" per affinare la proposta. Il segretario del Pd annuncia una nuova bozza del testo della legge elettorale e poi un documento-sintesi che sarà consegnato la prossima settimana a Violante e a Bianco, i presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato. Di sicuro, puntualizza Veltroni, "finisce oggi il clima di odio e di timore e si apre la possibilità di fare le riforme. Chi vorrà riproporre quel clima se ne dovrà assumere le responsabilità". Un equilibrio delicato appunto.

Il timore dell'inciucio. Inciucio? Asse Veltroni- Berlusconi? Vedremo. Di sicuro il timore c'è soprattutto dentro la maggioranza. Il socialista Boselli parla di "commedia degli inganni". Il più diffidente di tutti, Clemente Mastella, mette a nudo l'incontro: "Che dialogo è se non c'è l'accordo sulle riforme istituzionali?". Scettico anche il verde Pecoraro Scanio: "Il bipolarismo è l'unico antidoto all'inciucio. Al termine di questo giro di consultazioni è importante trovare un accordo nell'Unione". Nella Cdl, o in quello che ne rimane, il più severo di tutti è Fini che parla di "molta confusione sotto il cielo". "Domani - dice il leader di An - i giornali saranno pieni di notizie sull'incontro tra Berlusconi e Veltroni. C'è un'unica certezza, la più semplice: un partito che ha la sua storia e il suo radicamento non deve tenere nulla. Meno che mai le leggi elettorali". E Prodi? Palazzo Chigi tace. Il premier è a Nizza. Di certo Veltroni ha bocciato l'idea del Mattarellum riproposta oggi. "No - taglia corto il segretario - noi lavoriamo per un sistema proporzionale con correttivi maggioritari". Un sistema in cui non sono previste alleanze preventive e in cui ognuno corre col proprio programma.

La Repubblica

 
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