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«L'azienda - spiega Zoli - dopo aver dichiarato il 20 gennaio 2010 di voler chiudere lo stabilimento di Faenza, è stata invece costretta dalla trattativa e dall'accordo sottoscritto al ministero il 20 aprile 2010 da tutte le organizzazioni sindacali, a assumersi la responsabilità di una simile scelta impegnandosi anche per la reindustrializzazione del sito produttivo, utilizzando la cassa integrazione straordinaria per 24 mesi». La procedura di mobilità aperta dall'azienda il 23 dicembre rappresenta invece una pura provocazione, un atto unilaterale non concordato con le organizzazioni sindacali, tanto più pesante considerato che è attivo il tavolo di confronto al ministero». E ancora per la Cisl l'azienda dovrà «permettere di utilizzare ulteriori ammortizzatori sociali, da valutare insieme alle istituzioni competenti, per avere il tempo di arrivare ad un progetto industriale per il sito». Magari dichiarando anche che «la procedura di mobilità aperta è stata finalizzata ad un accordo per gestire l'uscita su base volontaria e di pensionamento, con le caratteristiche e gli incentivi che saranno concordati» scordandosi invece di «utilizzarla per procedere unilateralmente a licenziamenti forzati». Fonte: http://www.corriereromagna.it/faenza/2012-01-08/%C2%ABomsa-ora-basta-chiacchiere%C2%BB