il vecchio prof

L'INFINITO, QUI E ORA, NELLE COSE DELLA VITA


Prima parte dell'articolo di Claudio Magris apparso sul Corriere della sera di oggi. 
<< Tutte le immagini – dice una poesia di Montale – portano scritto: “più in là “ >>. È questo oltre, questo << più in là >> che dà senso a ogni concreta realtà finita. I nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre azioni, la nostra esistenza non si limitano alla loro particolarità; si collocano in una dimensione infinitamente più grande che li avvolge e conferisce loro significato.Così come un sorriso non esiste da solo, ma nel volto e nella bocca in cui nasce, nella persona in cui fiorisce e nella persona o nelle persone o nelle cose cui si rivolge e che non sono staccate da noi, ma fanno parte del campo di energie della nostra vita.La Via Lattea, quando la vediamo nelle notti serene, ci sembra lontana, altra da noi, ma invece siamo anche noi in essa, siamo anche noi Via Lattea. La nostra finitezza è inesorabile e forse non possiamo occuparci d’altro, ma essa non basta ed è un’illusione delle nostre abitudini e dei nostri pregiudizi che essa sia tutto.Questo senso di ciò che trascende la nostra immediatezza è religioso, ma non ha necessariamente bisogno di una fede precisa. In uno splendido saggio, Horkheimer – marxista critico, padre insieme ad Adorno della Scuola di Francoforte e del pensiero negativo – parla del mondo finito come dell’unico mondo di cui si possa avere conoscenza, ma rimanda pure a un << irriducibilmente Altro >> che non si può analizzare, ma non si può espellere dall’orizzonte della mente e del cuore umano. Non so come si possa definire questo Altro: Dio, l’infinito, forse pure con altri nomi.Anni fa un eminente fisico mi disse che la scienza stava distruggendo gli infiniti.Non sono in grado di capire ciò che significhi, ma non credo che ciò possa cancellare la verità espressa in Leopardi, verità oggettiva, che coglie il rapporto dell’individuo con il Tutto in cui vive e che sostanzia la sua stessa esistenza. Senza questo senso concreto dell’oltre, non esiste veramente niente e niente può essere vissuto, patito goduto. Basta uno sguardo, in cui nell’amore si accende improvvisamente qualcosa d’altro, per farci capire che la nostra esistenza non finisce ai confini del nostro corpo, dei nostri interessi, delle nostre paure. Anche l’aprirsi a un altro nell’amicizia varca e trascende le misere frontiere dell’io. Viviamo anche senza saperlo e senza volerlo, in quest’oltre, come i pesci nel mare.Non avere questa consapevolezza impoverisce la vita, l’Eros, l’avventura. …….