il vecchio prof

Ciò che inferno non è


Ci sono due modi di affrontare l’inferno, uno è farne talmente parte da non vederlo più, l’altro richiede fatica e apprendimento continui, e consiste nello scorgere chi e cosa nell’inferno,non è inferno farlo durare e dargli spazio.…
Come nei quadri di Caravaggio in cui un fascio di luce, la cui provenienza rimane sempre misteriosa, investe la storia dell’uomo: alcuni li risveglia dalla loro tenebra, altri ci restano nella tenebra. Dipende da come ciascuno si relaziona a quella luce imprevista e improvvisa. La luce squarcia l’inferno e illumina ciò che inferno non è. Sta a ciascuno scegliere se farla durare e dargli spazio, come fece Puglisi 21 anni fa, fino a morirne. …
  E chiunque questo lo può fare, senza essere un eroe da mettere su un piedistallo che lo rende inservibile nell’agire quotidiano, come quella signora che in un giorno di pioggia ho visto chinarsi su una mendicante prostrata a terra e dirle, dandole tre mandarini: “Questi non li dia ai cattivi, li mangi lei”. Dipende tutto da cosa ci facciamo con gli occhi per strada, se guardiamo solo il nostro schermo o se “a testa alta” ci prendiamo la responsabilità di ciò che ci circonda. La scelta è sempre tra ampliare, come questa signora, o diminuire, come quell’insegnante che entrò in classe il primo giorno di scuola e trovandosi davanti 30 ragazzi, senza neanche averli mai visti, disse: “Siete troppi vi diminuiremo”.D'Avenia su La Stampa, 21 dicembre 2014