Creato da frattale58 il 06/04/2012

il vecchio prof

«Quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l’aria infinita, e quel profondo Infinito seren? che vuol dir questa Solitudine immensa? ed io che sono?»

LETTERA A DANTE

 

AREA PERSONALE

 
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Allora quando il lavoro è finito

(e, magari, sembra averci ammazzati per non lasciar più spazio altro che per il sonno e magari neppure per quello);

quando ci si alza dai tavoli delle cene perché gli amici non bastano più;

quando non basta più nemmeno la figura della madre (con cui, magari s'è ingaggiata, scientemente o incoscientemente, una silenziosa lotta o intrico d'odio e d'amore)

e si resta lì, soli, prigionieri senza scampo, dentro la notte che è negra come il grembo da cui veniamo e come il nulla verso cui andiamo,

comincia a crescere dentro di noi un bisogno infinito e disperante di trovare un appoggio, un riscontro;

di trovare un "qualcuno"; quel "qualcuno" che ci illuda, fosse pure per un solo momento, del poter distruggere e annientare quella solitudine;

di poter ricomporre quell'unità

lacerata e perduta.


G.Testori

su L'Espresso 1975

 

LA GOCCIA

 

 

« LA VITA CHIEDE LA CONTIN...L'IMPREVISTO . . . »

Il viaggio dei Magi

Post n°55 pubblicato il 06 Gennaio 2013 da frattale58

Fu un freddo avvento per noi,
proprio il tempo peggiore dell'anno
per un viaggio, per un lungo viaggio come questo:
le vie fangose e la stagione rigida, nel cuore dell'inverno.
E i cammelli piagati, coi piedi sanguinanti, indocili,
sdraiati nella neve che si scioglie.
Vi furono momenti in cui noi rimpiangemmo
i palazzi d'estate sui pendii, le terrazze,
e le fanciulle seriche che portano il sorbetto.
Poi i cammellieri che imprecavano e maledicevano
e disertavano, e volevano donne e liquori,
e i fuochi notturni s'estinguevano, mancavano ricoveri,
e le città ostili e i paesi nemici
ed i villaggi sporchi e tutto a caro prezzo: ore diffidi avemmo.
Preferimmo alla fine viaggiare di notte,
dormendo a tratti,
con le voci che cantavano agli orecchi, dicendo
che questo era tutto follia.

Poi all'alba giungemmo a una valle più tiepida,
umida, sotto la linea della neve, tutta odorante di vegetazione;
con un ruscello in corsa ed un mulino ad acqua che batteva buio,
e tre alberi contro il cielo basso,
ed un vecchio cavallo bianco al galoppo sul prato.
Poi arrivammo a una taverna con l'architrave coperta di pampini,
sei mani ad una porta aperta a dadi monete d'argento,
e piedi davano calci agli otri vuoti.
Ma non avemmo alcuna informazione, e così proseguimmo
ed arrivati a sera non solo un momento troppo presto
trovammo il posto; cosa soddisfacente voi direte.

Tutto questo fu molto tempo fa, ricordo,
e lo farei di nuovo, ma considerate
questo considerate questo: ci trascinammo per tutta quella strada
per una Nascita o una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo visto nascita e morte,
ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
come un'aspra ed amara sofferenza, come la Morte, le nostra morte.
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,
ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi,
fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.
Io sarei lieto di un'altra morte.


T.S. Eliot

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Commenti al Post:
lorifu
lorifu il 06/01/13 alle 16:56 via WEB
E’ una poesia complessa perché i concetti espressi si addentrano in meandri filosofici e teologici. Eliot attraverso il ricordo di uno dei re Magi vuole esprimere la difficolta dell’uomo verso il raggiungimento della salvezza ottenibile solo attraverso la morte. Purtroppo all’uomo non è concessa l’esperienza di poter completare il processo di perfezionamento in vita. E' una lettura del viaggio dei Magi molto profonda e significativa che potrebbe aiutarci a comprendere meglio il senso di nascita e morte.
 
 
frattale58
frattale58 il 06/01/13 alle 17:09 via WEB
Grazie per quello che hai scritto. Per la profondità della lettura. Quel sacrificio, così ben descritto, per raggiungere il significato, rimane l'esperienza più desiderabile per i Magi. Non è così anche per noi?
 
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...per certa gente

è serio il problema dei soldi,

è serio il problema dei figli,

è serio il problema

dell'uomo e della donna,

è serio il problema della salute,

è serio il problema politico:

tutto è serio

eccetto la vita.

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Chiedete a un padre

se il miglior momento

non è quando i suoi figli

cominciano ad amarlo

come uomini,

lui stesso, come uomo,

liberamente,

gratuitamente....

quando i suoi figli

cominciano a diventare uomini

.... E lui stesso, lo trattano

come un uomo libero..

Peguy

 

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