I care

con la busta paga di un operaio non si vive


Un «padrone» decide di vivere almeno un mese con lo stipendio da operaio ma dopo 20 giorni si arrende. «Non è possibile. Ho fatto sacrifici ma dopo nemmeno 3 settimane mi sono trovato senza un soldo in tasca. E mi ero dato anche la mancia: i miei 20 operai in media guadagnano 970 euro al mese, io me ne sono dati 1.000. Non c´è stato nulla da fare, ho dovuto arrendermi. Il momento più duro? Quando le mie due figlie, 15 e 16 anni, mi hanno chiesto i soldi per una pizza. Ho detto no e ho pensato agli operai che debbono dire no ai loro figli non perché fanno un esperimento ma perché, con meno di 1000 euro, in Italia non è possibile vivere con dignità. E allora ho aumentato gli stipendi di 200 euro al mese». Enzo Rossi, 42 anni, è un pastaio. Produce i maccheroncini Campofilone, «sottilissimi fili di pasta all´uovo». «Mi sono sempre chiesto come si potesse vivere con la busta paga da operaio. Ho parlato con moglie e figlie, ho detto che per un mese le cose sarebbero cambiate. Dopo pochi giorni mi sono sentito male, come quando fai un´immersione in mare e capisci che sta finendo l´ossigeno delle bombole. Senza soldi, vai in paranoia. Stai attento a tutto, al caffè al bar, al costo dell´insalata. Devo dire che c´è stato anche qualche aspetto positivo. Ho smesso di fumare, perché 8 euro al giorno, per 40 sigarette, non li avevo più. E anche le figlie hanno capito come vivono le loro amiche. Hanno accettato una paghetta più bassa ed hanno eliminato qualche vizio. I venti giorni mi hanno fatto capire che non è giusto lavorare per un´azienda come la mia, piccola ma redditizia, e portare a casa così pochi soldi». Sembrano lontani i tempi in cui «i pastai» venivano presi in giro in una canzone perché offrivano una cena agli operai e poi facevano la trattenuta in busta. «Le cene con gli operai le faccio, almeno 4 all´anno. E faccio anche un regalo a Natale, con un prosciutto, una lonza… Ma questo non risolve nulla, se non si aumentano i salari. Il tesoretto del governo deve essere speso lì, mettendo in detrazione fiscale i soldi investiti negli aumenti salariali. Ho visto anche dei manifesti, in giro. "Prendi ai ricchi per dare ai poveri". Giustissimo. Ma si faccia davvero, dando agli operai la possibilità di vivere meglio. Mio padre diceva sempre: un imprenditore innamorato solo dei soldi non è un grande imprenditore. Ma so bene che il problema dei salari non può essere risolto in una piccola azienda come la mia. In tutta Italia gli operai prendono meno degli operai tedeschi, francesi, inglesi. E 12 mesi all´anno provano l´umiliazione di non avere i soldi per la pizza dei figli»