I care

le torture in Italia


Nei giorni scorsi Giuseppe D'Avanzo ha pubblicato una inchiesta su quello che è accaduto a Genova nel 2001 nella caserma di Bolzaneto dove molti giovani che si trovavano a Genova in occasione dell'incontro del G8 sono stati torturati da esponenti delle "forze dell'ordine" italiani. ' Nei giorni scorsi, nel processo che si sta celebrando a Genova, il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 76 anni complessivi per i 44 imputati nel processo per le torture della caserma di Bolzaneto. Probabilmente non si arriverà alla condanna perchè interverrà la prescrizione (che scatterà, per tutti i capi d'imputazione, nel 2009) e l'indulto (per le eventuali condanne a pene inferiori a tre anni).Alcune testimonianze di giovani che hanno subito torture.Una studentessa prelevata da un bar: " Questo poliziotto mi ha subito strappato la macchina fotografica, l'ha lanciata in aria e me l'ha spaccata sul marciapiede. Poi mi ha messo con la faccia al muro, e mi ha detto: se stai ferma non ti facciamo niente. Intanto sentivo urla da dentro il locale, perchè continuavano a prendere ragazzi, così, cioè, a caso. I più vicini all'entrata venivano presi. A quel punto un altro agente mi ha preso da dietro, dal braccio, e mi ha lanciata proprio verso un cordone di poliziotti, e lì hanno cominciato a picchiarmi. Mi hanno picchiato finché non mi hanno buttato in terra, uno mi è saltato sulla schiena, mi ha bloccato la schiena col ginocchio, e ha cominciato a dirmi "cosa ci fai qui, ragazzina, lo vedi che non lo sai cos'è la globalizzazione?", e intanto un altro mi schiacciava la mano con lo scarpone; e dietro questi altri poliziotti che mi dicevano "puttana comunista", "troia comunista", "te lo facciamo vedere noi cos'è la globalizzazione", e continuavano a insultarmi [...] Quando hanno visto che nel mio zaino c'erano gli obbiettivi della macchina fotografica e i rullini, uno di questi agenti ha detto "ah, eri a fare le fotografie... questi poi te li caccio tutti su per il culo". [...] Io, insomma, ero scioccata. Non ci potevo credere che mi stavano arrestando [...]Ci hanno portato allo Star Hotel, e lì c'erano tantissimi poliziotti, anche delle donne in borghese. Per cui io mi sono fidata, diciamo, del fatto che c'erano delle donne e ho chiesto aiuto a loro, gli ho detto "ma io non ho fatto niente! ero dentro un bar, dentro un bagno", e quando uno di questi agenti, che era un capo evidentemente, perchè era in borghese e tutti lo trattavano insomma come se fosse un capo della polizia, ha sentito che io dicevo che ero in un bagno, ha detto "eri in bagno a fare i pompini?", e un altro dietro ha detto "e dopo ce li fai vedere". Io a quel punto ho capito che non avevo nessuna possibilità di spiegare quali erano le mie motivazioni, era una situazione abbastanza irreale [...]A Bolzaneto, poi, ho attraversato un corridoio di agenti, che si erano messi ai due lati, erano vestiti di verde, erano della polizia penitenziaria. E mentre siamo passati ci hanno picchiati, ci davano botte sulla testa per farcela tenere bassa., di modo che non li guardassimo in faccia; e poi allungavano le gambe per farci cascare. Mi hanno portato fino in fondo al corridoio , dove c'era la cella delle donne. [...] E poi stavano sempre sul cancelletto che dava sul corridoio, ed era una minaccia continua, ripetuta per ore. Venivano e dicevano "sono morti tre dei nostri agenti, invece di voi ne è morto uno solo, e quindi dobbiamo far pari, entro stasera qualcuno di voi dovrà morire", oppure alla nostra cella, quella delle donne, le minacce erano soprattutto di tipo sessuale, "tanto entro stasera vi scoperemo tutte". Venivano e ci sceglievano, soprattutto i ragazzi più giovani [...] "io mi prendo quella, te prenditi quell'altra". Poi quand'è diventato più buio si mettevano anche alla finestra e facevano sempre questa scelta su chi avrebbero violentato [...] Ci hanno ordinato di stare con la faccia al muro, con la testa bassa, e lì vedevo con la coda dell'occhio che venivano messi altri ragazzi via via sempre in qusta posizione nel corridoio. A un certo punto, quando eravamo abbastanza, ci hanno ordinato di metterci in fila indiana, e ci hanno ordinato di alzare il braccio destro, a fare un saluto romano praticamente. Ci hanno fatto camminare lungo il corridoio, così, come proprio dei burattini. E ci dicevano "guarda come sono belli ora questi sporchi comunisti, guarda come va meglio adesso". Lì proprio a me sembrava di essere in un incubo."Uno psicologo prelevato dalle forze dell'ordine: " Sono stato fatto mettere con la faccia verso il muro, a gambe larghe e braccia alzate sopra la testa [...] C'era un clima di efferatezza, da lì in avanti per diverse ore, hanno continuato ad entrare in questa stanza persone di vario tipo [..] e che usavano violenza nei confronti di tutti i detenuti, che ovviamente si trovavano nella situazione anche di non riuscire a vedere quando poteva arrivare un colpo, e da chi. Sentivo colpi sordi intorno a me, inferti agli altri detenuti; a me sono arrivati colpi e botte al torace, ho ricevuto un calcio nei testicoli, è stata fatta sbattere la testa contro un muro, come per invitarmi ad assumere una posizione più confacente alle richieste di queste persone [...] Una cosa mi ha veramente agghiacciato. Il fatto che alcuni di questi personagi avessere intonato un motivetto che diceva "1-2-3, viva Pinochet; 4-5-6, morte agli ebrei; 7-8-9, il negretto non commuove", e la canzoncina si concludeva con "Sieg Heil, apartheid".il video delle testimonianze