come un DERVISCIO

Per non dimenticare


ROMA (8 gennaio) - Aveva 17 anni il regista israeliano Ari Folman quando si arruolò nell’esercito israeliano durante la prima guerra in Libano. E forse la sua scelta di riportare alla memoria i terribili accadimenti di quegli anni (eravamo nell’’82) attraverso la forma del disegno animato per il suo Valzer con Bashir, è un modo per rendere impalpabile, non in carne e sangue ma tratteggiata a matita eppure ugualmente, terribilmente reale, la memoria di quei giorni. Il ricordo riaffiora lentamente, corroborato dalle testimonianze di ex soldati e vecchi amici di Folman ripescati in giro per il mondo, per diventare mano a mano presa di coscienza dolorosa. La memoria è quella che fotografa il massacro di Sabra e Shatila nel quale morirono oltre tremila persone e che si conclude nella pellicola con una manciata di minuti choc: puro documento, corpi martoriati, donne addolorate, bambini massacrati. L’operazione di rimozione-riappropriazione di coscienza e immagini che è tutta autobiografica, porta Ari Folman a rievocare con crudezza e con atmosfere a volte oniriche il “suo” terribile conflitto: quando nel settembre dell’82, per vendicare la morte del capo delle forze libanesi Gemayel Bashir, fanatici del comandante e truppe di falangisti cristiani trucidarono migliaia di persone. Oggi, la pellicola di Folman applaudita a Cannes (distribuita da Lucky Red, in uscita domani e designato da Israele all’Oscar come migliore film straniero), si immerge nell’attualità devastante della guerra in atto nella striscia di Gaza. Valzer con Bashir diventa documento e atto d’accusa contro tutte le guerre.Ari Folman, a Roma per accompagnare il suo film, non si trincera dietro alcun silenzio, risponde per l’uomo di oggi e per il reduce di un conflitto che l’ha marchiato per sempre.Signor Folman, in piena guerra nella striscia di Gaza quale significato assume il suo film e cosa pensa del conflitto attuale?«Mentre infuriava la guerra in Libano nel 2006, io stavo finendo Valzer con Bashir e qualcuno mi disse “peccato che non sia pronto”. Risposi che sarebbe rimasto sempre attuale e purtroppo avevo ragione. Il mondo si divide in due fazioni: chi sostiene le proprie idee con la violenza e chi no. Da noi in Israele e in molte altre parti della Terra, la maggioranza appoggia la violenza e trova sempre qualche giustificazione per fare la guerra, che sia di natura religiosa, politica, idelogica. Io tifo per la non violenza e sono molto critico sia nei confronti del mio governo che dell’altra parte. Nessuno, a livello diplomatico, ha fatto nulla di serio per risolvere la questione. Bisogna essere dei pazzi per condurre guerre come questa, i governanti giocano alla guerra come si potrebbe giocare a scacchi. Non esiste pietà per nessuno».La ”sua” verità sul massacro di Sabra e Shatila è stata accolta con favore in Israele?«Nel mio Paese sono passato da ribelle ad amico dell’establishment. Essere stato un soldato mi rende uno di loro. La mia terra si è sempre mostrata tollerante verso intellettuali ed artisti e nel mio caso ha sostenuto il film visto che racconto come i soldati israeliani non parteciparono al massacro, non premettero il grilletto anche se la nostra leadership sapeva ciò che stava accadendo. Parlo della storia che ho visto e vissuto in prima persona; qualcuno dice che sono di parte e mi ha criticato ma sarebbe stato presuntuoso, da parte mia, raccontare l’altro punto di vista. Mi piacerebbe che qualcuno lo facesse. Io ho compiuto il mio dovere».Il film è anche la narrazione di un trauma, il suo personale...«Mi sono sottoposto a quattro anni di psicoterapia e lentamente mi accorgevo che riuscivo a raccontare nel dettaglio la mia storia di soldato. C’erano molti buchi neri ancora da colmare e ad un certo punto ho pensato che il cinema mi avrebbe aiutato di più, sarebbe stato più efficare di un terapeuta. Oggi sono tornato in pace con me stesso».Perché la scelta dell’animazione per Valzer con Bashir?«Pensavo fosse la forma migliore per raccontare la mia esperienza. Ma ho voluto inserire, alla fine, delle immagini reali perché nessuno possa uscire dalla sala con la convinzione che si tratti solo di un film di animazione, bei disegni, bella musica e basta. Se qualche giovane cliccherà su Google per leggere cosa accadde a Sabra e Shatila io avrò ottenuto il più grande risultato».Crede che la nuova presidenza Usa di Obama possa aiutare a risolvere l’eterno conflitto israelo-palestinese?«Tutto ciò che riguarda la storia di Obama ha dell’incredibile, la sua vita è già rivoluzione e oltrepassa anche la differenza di razza. Trovo che sia una persona estremamente intelligente. Obama è una speranza per tutti, anche per israeliani e palestinesi».
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