come un DERVISCIO

Se non fosse tragico sarebbe comico Parte seconda


 Dove eravamo rimasti? Ah si, alla scoperta dell’intrigo amoroso. Sei sempre curioso, fido lettore? Allora vado avanti. Vedrai che i contorni di questo amorazzo saranno avvincenti e ti appassioneranno come è successo a me mentre me lo raccontavano. Proseguiamo quindi. Ti ho detto della scoperta, o meglio del quando, e ti starai chiedendo del come. Giusto, e per raccontartelo faccio un breve flash-back. Lui, l’abbindolato insomma, era a conoscenza del blog di AM e non solo non la osteggiava, ma addirittura la incoraggiava a scriverci, ad usarlo come sfogo, a gratificarsene della riuscita, dandole anche una mano nel tentativo di renderlo piacevole e diverso da tanti altri. Sprovveduto, esclamerai tu ora. Si forse, ma non del tutto. Tant’è che i primi sospetti gli vennero un paio di mesi prima dell’11 settembre emotivo, da quando cioè, notò una maggiore affluenza di visitatori, ed un prolungarsi dei tempi in cui la signora in questione si tratteneva in rete. Notò i classici mosconi che, nei commenti ai post, facevano i soliti apprezzamenti pieni di psicologia da condominio, di buonismo d’altri tempi, di subdole carinerie, ma notò anche un susseguirsi delle solite “commari”, quelle classiche zitelle insoddisfatte che fanno branco, (De Andrè docet) avendo in comune l’astio verso il genere maschile. (Detto tra noi, sono quelle che fingono totale indifferenza verso i maschi, ma che alla prima occasione di tampinamento ci si buttano a capo fitto, continuando però a sconsigliarne la frequentazione alle altre, sostenendo la tesi che il “loro uomo” è diverso, dolce, carino, premuroso, ecc. ecc.) Una fra tutte spiccava. Bravo hai indovinato, era G, però non era difficile, ammettilo, era tra i quattro personaggi! Ma continuiamo. Strinsero amicizia e i contatti tra loro si moltiplicarono, così come fecero, in modo proporzionale, i visitatori del blog di AM. E come spesso accade, le amicizie divennero comuni, le visite agli altri blog avvenivano in contemporanea. Insomma due gemelle monozigote del web, dove toglieva il piede l’una lo metteva l’altra. Qui inizia la cortina fumosa della menzogna. AM sosteneva che era costretta a questa frequentazione perché G le aveva chiesto aiuto, e siccome la sentiva vicino, voleva consigli sul da farsi in merito ad una sua situazione sentimentale. G, separata da un marito militare, lasciata da un amante, blogger anche lui, per un’altra blogger, stava al momento vestendo i panni “dell’altra”, (una così è mentalmente stabile? ma io non esprimi giudizi, sono solo un narratore che riporta la cronaca degli eventi) e come tutte quelle che l’hanno preceduta in quella squallida situazione, affermava “ama me, sta con lei solo per pietà, perché lei tenterebbe il suicidio se lui la lasciasse, secondo te cosa devo fare? ”. Oltre ai gialli di hitchcokiana memoria, c’è nulla di più classico di questa insensata domanda? La motivazione di AM sul rapporto con G potrebbe sembrare normale in apparenza, ma allora perché questa sperequazione tra il dire ed il fare? Mi spiego meglio. La fonte mi rivela che mentre AM confidava al suo compagno di non gradire troppo la sempre maggiore partecipazione di G, e di essersi pentita di averle dato il suo numero di cellulare, dall’altra parte continuava serratamente la frequentazione. Ed in aggiunta, come mai tanto parlare di costei e non fare nemmeno un cenno degli altri “amici virtuali” soprattutto a quel A al quale aveva fatto anche una dedica nel suo blog? Questo te lo racconto la prossima volta. Fine seconda parte