THE FLOWER OF SIN

IL FIORE II


Quella giornata sembrava interminabile, aveva preparato i bagagli con larghissimo anticipo, uno dei ragazzi che avevano lavorato con lui si era offerto di accompagnarlo all'aeroporto e di aspettare con lui fino al momento della partenza, lui aveva rifiutato cortesemente, perché di lì a poco avrebbe dovuto sentire lei, poco prima del volo, non sarebbe stato solo per molto. Allo squillare del telefono il volto si illuminò.-Ciao Piccolina...Ciao testone... l'aereo?-E' lì sulla pista. Mi voli incontro?Sorrido... Tra poche ore sarai qui tra le mie braccia.-E' la sola cosa che ho desiderato in questi mesi.
  Mr David, come ormai tutti lo chiamavano, era un tipo tutt'altro che complicato, pratico e alla buona aveva affrontato quei sette mesi di organizzazione e di scavo con il massimo dell'attenzione e della concretezza, non amava le persone costruite o troppo pavoneggianti, sentiva che non poteva fidarsi, cercava sempre qualche scorciatoia per poter essere sempre lui in prima linea a risolvere i problemi che gli si presentavano, questo suo modo di fare aveva un aspetto negativo, ogni situazione dipendeva da lui e allo stesso tempo la responsabilità era sulle sue spalle. Poco male si diceva, meno persone, meno chiacchiere, più fatti, più lavoro; tutto era andato per il meglio, aveva messo da parte ogni sua indecisione e aveva vissuto quell'esperienza come qualcosa che avrebbe fatto di lui un uomo completamente diverso. Eppure non era stato facile, sette mesi prima la sua società impegnata in un lavoro simile in Ucraina aveva disposto il suo trasferimento in Texas, un mondo di distanza, un'opera molto più impegnativa a partire dalla tempistica; mentre nel paese dell'est Europa era praticamente una passeggiata a poche ore di volo, in America la storia sarebbe stata diversa, il tempo sarebbe stato una componente da non sottovalutare, soprattutto perché i suoi pensieri erano rivolti solo a lei.Lei, Giulia, il suo tormento, il suo respiro nelle notti difficili, la sua dolcezza, il suo modo di parlare, il suo capirlo in ogni gesto, dal più semplice al più complicato; eppure non era stato sempre così, lei era spigolosa, spesso dura, la sua diffidenza e la caparbietà si erano dissolti poco a poco, era stato un avvicinamento lento ma progressivo, dal momento in cui si erano incontrati si erano accorti che molto spesso ad ogni loro parola, ad ogni pensiero scaturiva subito una scintilla che li portava a capirsi totalmente, spesso la sera si trovavano l'uno immerso nel lavoro dell'altro a risolvere insieme problematiche diverse, quasi ogni sera lui cercava una scusa per portarla fuori, un libro nuovo, un concerto, il cinema, lei spesso gli chiedeva se aveva mai pensato una volta di fermarsi a guardare la Luna e godersela dal loro tetto. Davide per tutta risposta gli diceva:- Proviamo a vedere la luna rispecchiarsi nel lago? 
 Mezz'ora dopo si trovavano seduti in riva al lago a sorseggiare un drink, a guardare quello che avevano immaginato solo pochi minuti prima. Giulia spesso sbuffava, ma si faceva convincere dai modi di Davide, tutt'altro che roccioso con lei, bastava un suo broncio per fargli capire che in quel momento lei gli avrebbe potuto chiedere uno spicchio di cielo e lui avrebbe fatto di tutto per poterglielo regalare. La cosa che più li stupiva era trovarsi a piangere su di una scena qualsiasi di un film in una sala buia del cinema dove spesso si trovavano gli unici due spettatori di improbabili pellicole d'autore, sempre alla ricerca di tutto quello che poteva dare loro motivo di emozione e riflessione. La vigilia della partenza di Davide era stata molto traumatica, non voleva accettarlo, spesso la notte rimaneva sveglio quando lei si addormentava e cercava mille scorciatoie per poter evitare quel distacco ormai inevitabile, avevano comprato quella casa pochi mesi prima, ad arredarla era stata lei, un architetto mancato gli diceva lui sbeffeggiandola, ben sapendo che la scelta della carriera di Giulia era stata combattuta tra le due cose che amava più fare data la sua meravigliosa creatività, lui amava il profumo che i mobili appena consegnati avevano, li ispezionava uno a uno, con finta attenzione solo per fare arrabbiare lei, che ad un certo punto aveva preso a rincorrerlo attorno al tavolo della cucina per poterlo picchiare, ma alla fine lui si era lasciato prendere tuffandosi sul letto e dove lei attratta dalle sue labbra l'aveva abbracciato e baciato con intensità. Il bacio, punto critico del loro contatto, era come ossigeno puro, come se quel gesto assumesse un significato speciale, era "BELLO"(diceva lei sorridendo con occhio furbo) era come un petalo di rosa che sfiora un altro petalo allo sbocciare del fiore. La loro era una storia in movimento, mai statica, forse anche per questo non avevano il tempo di fermarsi a porsi domande inutili, entrambi già sapevano tutto. Alla voce dell'altoparlante Davide si scosse da questi e altri pensieri, Lufthansa Frankfurt at Gate ten, l'aereoporto di Fort Worth sembrava un centro commerciale nell'orario di punta, con il suo bagaglio a mano, aveva accelerato il passo con il suo "The Dallas Morning News" sotto il braccio, l'unico giornale che gli aveva fatto compagnia in quei mesi, aveva lasciato l'Italia e lavorava in un paese dove l'economia e il modo di essere erano agli antipodi di qualsiasi democrazia occidentale, avrebbe cercato di capire il più possibile di una cultura che comunque sentiva vicinissima. Arrivò al Gate l'attesa fu minima, nonostante i controlli scrupolosi, appena entrò nella pancia dell'aereo fu fagocitato dal desiderio di sedersi e lasciarsi cullare dai ricordi. Nell'ultimo mese la sua fatica mentale e fisica avevano scavato il viso, era dimagrito, abbronzato e bruciato dal sole, aveva una sottilissima catenina d'oro bianco al collo, regalo di un amico con il quale aveva rischiato la vita nello scavo sei settimane prima, quando un pezzo di parete aveva ceduto scavalcando le paratie, accorgendosi di quanto stava succedendo era stato rapido nel trascinare via il suo collega e ripararsi all'interno del grosso mezzo che usato per l'escavazione. Giocava accarezzandola e sorridendo; la sera alla fine della giornata di lavoro si sedeva nel punto più solitario della zona e pensava a tutto, a quando era un ragazzino e faceva lo stesso al calar del sole chiacchierando con suo nonno, pensava ai suoi cari, a sua madre che aveva trovato un feeling straordinario con lei (che rabbia quando si coalizzavano), a suo padre così triste al momento della sua partenza. Avrebbe riabbracciato tutti, le lacrime lo riportarono sull'aereo, gli riempirono gli occhi e una segnò il viso, l'asciugò velocemente, mentre la hostess portò una rivista di viaggi, che lui aveva chiesto poco prima. L'aprì, viaggio alla scoperta della Francia, Davide si sentì avvolto da mille sensazione, sfoglio le pagine lentamente, qualche settimana prima della partenza un giovedì sera rientrando a casa aveva detto a lei, doccia veloce bagaglio e andiamo, lei furibonda lo aveva guardato arrabbiatissima e gli aveva abbaiato:-Andiamo??? Ma dove?? Cosa dici? E domani il lavoro?? Io sto preparando la mia roba che vogliamo fare? Domani festa!! Chiami e non vai!-Ma tu sei matto!!!!
 A quel punto lui rideva e lei gli avrebbe torto il collo, ma tanto sapeva che era inutile ribattere, partirono per una destinazione misteriosa, al primo imbrunire erano a Ventimiglia, pochi minuti dopo la mezzanotte alle porte di Digione, in un piccolissima fattoria con una serie di mini dependance che davano sulle vigne, una grande vetrata, un'imposta di legno scorrevole, un letto a baldacchino e mobili di un tempo che non tornerà mai più. Si erano addormentati esausti, abbracciati, con Davide che sovrastava Giulia per corporatura rannicchiato alla schiena di lei. L'aereo aveva cominciato a rollare sulla pista, lui fu distratto solo un momento, ritornò al suo pensiero continuando a sfogliare la rivista, il venerdì mattina alzandosi avevano fatto colazione alla fattoria con un succo e un sorso di caffè, poi lui vedendo lei sbagliare e dirigersi verso la camera si era rivolto a lei con un-Mbè? Che fai?Lei gli aveva risposto con uno sguardo malizioso, lui aveva intuito subito, ma con un secco muovi le chiappette che se no facciamo tardi aveva sgomberato il campo a qualsiasi dubbio. Giulia mentre Davide raggiungeva la macchina gli sussurrava un dolcissimo "STRONZO" all'orecchio e il suo ridere si fece ancora più forte.Guidò per tre ore, il tempo necessario per vedere la linea della capitale francese, lei era senza fiato, non credeva ai suoi occhi.-Ma dove andiamo???Devo comprare una camicia posso?-Uh...Aveva parcheggiato non distante da Notre Dame, avevano fatto un pezzo di strada abbracciati, con lei che ogni tanto gli tirava un pizzicotto, arrivati in Place Saint Germani si era rivolto a lei dicendogli-Eccoci arrivati. Adesso tocca a te, ma ricordati di non perderti perché io cerco una camicia prima di sera.Arrivati dove?-Guarda alla fine della via.
 L'insegna di uno dei negozi di Vuitton campeggiava su di un palazzo d'epoca un istante dopo Giulia era perduta tra mille pensieri. Lui aveva trovato la camicia che aveva voluto indossare subito, la sentiva davvero sua, avevano camminato e visto Parigi fino alla sera, un giro per vedere qualcosa gli aveva detto poco prima Davide, avrebbe voluto rivedere Parigi al suo ritorno dall'America con tutta calma insieme a lei. A notte fonda erano tornati alla dependance e come la sera precedente si erano addormentati abbracciati con lei che stringeva le mani di lui come per paura di perderlo nella notte. Poco prima dell'alba Davide era già sveglio, le tende della finestra erano aperte, così come l'imposta in legno, il sole ancora non era sorto, si era seduto con la schiena appoggiata alla testata del letto, il petto nudo e freddo, guardava le vigne. In quell'istante Giulia sentì un movimento del materasso e si voltò, lui non si accorse di nulla, troppo assorto nei suoi pensieri, un movimento delle dita di lei sulla sua coscia lo fecero sussultare, un brivido senza fine, avvicinandosi al suo viso lo baciò, un bacio sfiorato, silenzioso, bellissimo, la mano di lei ferma sulla coscia si spostò verso il ventre di lui, trovando uno spazio si intrufolò cercando il piacere di lui, era sintonia, era l'unione di universi lontani, lui aveva voglia di lei al solo pensiero, era come se migliaia di particelle nel sole iniziassero ad entrare in collisione, la sua erezione era ormai indecente, il sospiro di lei era affanno, la mano di lui insisteva sul suo seno, con le labbra che si fermavano sui capezzoli ormai durissimi, lei fremette, quando l'altra mano non indugiò più tra le sue cosce e inizio a farsi largo, ormai era piacere puro, con un gesto lei si liberò lentamente di quel tocco, uscì dalle coperte, abbassò i boxer di lui e aprendo leggermente le gambe si mise di fronte a lui, lasciando scivolare..... Si sollevò appena il tempo di sfiorare di nuovo il sesso di lui, trattenerlo tra le dita e in un attimo il loro calore era uno solo, si muoveva lenta, cercando di sentire il piacere salire in ogni angolo della sua mente, lui ci riusciva, riempiva quello spazio, con tutta la sua intensa passione, si baciavano mentre lui insisteva sui seni di Giulia, lei si avvicinò all'orecchio di lui, in un sussurro una parola...L'aereo ormai era sull'Atlantico, Davide si era addormentato sull'immagine del corpo minuto di lei, la sua pelle abbronzata e profumata, i seni tra le mani... Dormiva e sognava lei, di nuovo la sua vita... Ancora qualche ora....