THE FLOWER OF SIN

IL FIORE III


 Il volo era stato decisamente poco movimentato, pochi vuoti d'aria, nessuno scossone, il cielo era limpido, quando ormai era in prossimità delle coste europee, si era svegliato, c'erano ancora stelle in ogni direzione, Davide aveva appiccicato il naso al finestrino, la luna illuminava un tratto di volta celeste, era davvero magia quando la guardava, era come se dentro quel disco luminoso ci fosse il viso di lei. Chissà cosa stava facendo a quell'ora, spesso pensava di essere troppo sensibile o addirittura troppo smielato, in realtà lui non si sentiva ne l'uno ne l'altro, molto probabilmente sentiva le cose con maggiore voglia di capire meglio quanto celato nei movimenti del mondo, una foglia che ondeggiando cade nell'acqua, un petalo che vola portato dal vento, la luna che rincorre una nuvola, due pensieri che si incontrano e danno vita ad un'emozione. Milioni di gesti, miliardi di situazioni, un turbine di sensazioni che lasciavano spazio ad un respiro più intenso.
 Giulia era come lui, dapprima molto diffidente e complicata, si era trasformata in una donna sicura e fiera, attenta ai particolari e amante di ogni gusto ed emozione nuova che potesse regalargli la sua mente brillante; una delle prime sere che erano usciti insieme dopo che lei aveva più volte cercato di avere un appuntamento con lui, ad un tratto guardando il cielo le disse"Guarda lì che spettacolo!!!"Dapprima lei aveva cercato di guardare meglio la terra delle campagne vicine, ma quando lui aveva capito che stava guardando nella direzione sbagliata gli sfiorò il collo, appoggiò delicatamente il palmo della mano sulla nuca e disse piano guarda su...Lei a quel tocco aveva tremato fino nell'anima ma non gliel'aveva mai detto, non voleva si montasse la testa per una semplice carezza. Troppo testarda per dirgli qualcosa che sentiva esplodere nel petto.- "Uh la luna" disse pianoGià la luna lo sai che ci guarda e tu sei bella come lei?Lei si era voltata verso di lui, si era avvicinata e gli aveva sfiorato le labbra con un bacio, Giulia si era accorta in quel momento della luna ma si era anche accorta che ogni emozione era meravigliosa e la respirava con ancora più intensità. Erano stati tantissimi i cambiamenti per entrambi, Davide sentiva ancora di più ogni situazione, grazie a lei aveva iniziato a scrivere lunghissimi racconti, si era riscoperto pieno di sensazioni da lasciare libere, sfogava la sua tristezza nel deserto sussurrando parole al suo diario virtuale, mentre negli occhi la sabbia non gli dava pace e rimaneva lì ad osservare il monitor sino a che non aveva finito di urlare al mondo tutto quello che sentiva. Ma soprattutto fino a che lei non doveva lasciarlo con i suoi pensieri, il fuso orario non li aiutava ma soprattutto il lavoro gli impediva contatti prolungati anche nei weekend; ma quando il tempo glielo permetteva i loro momenti erano unici e diventano il loro angolo di vita. Giulia invece aveva stravolto le sue abitudini, aveva imparato a gustare ogni tipo di cibo, orientale, africano, americano, speziato, piccante, sembrava un'altra persona, assaggiava tutto ed era diventata una vera esperta in piatti di pesce, quando uscivano insieme la cosa più bella era proprio quella, sperimentare e gustare, anche se ogni tanto diventavano rossi in viso per qualche salsa piccante che toglieva ad entrambi il fiato e una volta usciti dal locale si ritrovavano a ridere per la loro follia incontrollabile e per lo scampato pericolo; lei si era adattata a lui e lui si era adattato a lei, nell'esplosione di una supernova di brividi, in un incrocio di vita che li aveva lasciati inermi di fronte a quel sentimento che era nato quasi per caso in un accidentale incontro su di una metropolitana, quando lei carica di valige stava per cadere e lui con una mano era riuscito a bilanciare l'inevitabile capriola. Lei l'aveva riconosciuto grazie al fatto che la società per cui lavorava era tra quelle trattate dalla sua, ricordava un incontro a Villa Erba qualche mese prima, l'aveva notato perché non si faceva notare, questo gli era piaciuto e aveva sperato di rivedere quello strano tipo in qualche locale di Milano. L'occasione non era stata delle migliori ma lei aveva colto la palla al balzo e aveva attaccato bottone, lui solitamente molto chiuso si era lasciato affascinare dagli occhi di Giulia, sottili e furbetti, sembravano due rubini luccicanti, sempre pronti a cogliere le espressioni delle persone che aveva di fronte sembrava riuscisse a leggergli il cuore; dopo essersi ripresa dalla leggera storta lei gli aveva chiesto il numero di telefono, lui aveva nicchiato, ma al sorriso di lei gli avrebbe consegnato anche le chiavi di casa. Si erano dati appuntamento la sera successiva, in un piccolo ristorante dei Navigli, lei avvolta in un tubino nero, lui sportivo, con i suoi inseparabili pantaloni ricamati. Si erano baciati immediatamente, davanti ad un vecchio lavatoio di inizio secolo, non era alchimia, non era magia, era qualcosa di inspiegabile e dirompente che li aveva legati e attratti come in una danza di sensi che aveva iniziato il suo ballo nello stesso momento in cui i loro cuori si erano trovati a dettare il ritmo.L'aereo inizio la fase di atterraggio, era puntuale, nove e trenta, appena sceso avrebbe recuperato la sua roba avrebbe atteso i suoi accompagnatori tedeschi e avrebbe chiamato Giulia, lei quella mattina aveva un appuntamento importante proprio a quell'ora.Giulia si era svegliata tardissimo era un po' frastornata ma sentiva il cuore battergli all'impazzata, si lanciò in bagno per una doccia molto più rapida della sera precedente, si preparò una colazione abbondante come era suo solito e mentre cercava di recuperare per casa tutti i documenti che gli servivano quella mattina il suo sguardo si fermo sugli inviti, imprecò tra sé e sé "Cazzo cazzo, da dove sono saltati fuori? Chi è stato?" Doveva dirlo a lui su questo non c'erano dubbi, una cosa così importante poteva arrivare solo da qualche uomo del suo staff, ma come avrebbe fatto? Perché dargli un dispiacere così se tanto non ci sarebbe andata? E soprattutto perché dirglielo visto che l'unica cosa che voleva era stare con lui quella sera? Ricacciò le domande nella sua testa, sorseggiò il suo the e mangiò due fette biscottate, aveva tagliato anche una mezza pesca che con il suo succo aveva rischiato di strozzarla per quanto era nervosa. Si lanciò in camera, aprì l'armadio, vedendo tutto quel mare di abiti esclamò "Oh mio dio!" Ogni mattina era lo stesso film visto e rivisto, non sapeva mai come vestirsi, si ripeteva sempre che avrebbe dovuto preparare le cose la sera prima, ma si era anche convinta che aveva uno spirito innato per il rischio, il rischio di arrivare in ritardo ogni mattina, così si raccoglieva come in preghiera seduta ai bordi del letto esaminava con i suo occhi ogni possibile abbinamento e quando aveva deciso si alzava prendeva l'occorrente dagli ometti in metallo e iniziava a vestirsi. D'inverno era d'obbligo il tailleur di solito scuro ed elegante con giacca e camicia, calze autoreggenti che facevano andare fuori di testa Davide, le immancabili mutandine a vita bassa un reggiseno semplice viste le misure perfette e generose del suo seno. D'estate invece preferiva pantaloni leggeri e camicette sbracciate, niente calze per la disperazione di lui, che a volte rimaneva imbambolato ad osservare il profilo perfetto di Giulia. Aveva scelto un completo nero di Armani (ancora lui pensò), una camicia bianca, calze nere che mettevano in risalto la linea delle sue gambe. Raccolse la borsa, mise dentro tutto l'occorrente, recuperando anche la sua valigetta, prese i biglietti con la lettera d'invito dalla mensola, si mise le scarpe e uscì come un'ape furibonda alla ricerca del prossimo bersaglio da impollinare. Salì in macchina accese il motore e a tutta velocità si ritrovò senza accorgersene nel parcheggio del suo ufficio, mancavano due minuti alle nove, precisa per il suo appuntamento.Alle dieci e mezza Davide prese il suo cellulare e compose il numero, GiuliaLuna appariva sul suo display, lei rispose al terzo squillo con il fiato corto e la tensione che sembrava stesse per fargli divorare il cellulare.-Piccolina, sono a Francoforte, che succede? Panico nell'ufficio? E' scappata una bestia feroce?Lei rispose tra un sorriso e uno sbuffo.Sono stanca, sono nervosa, li ho addosso, TI VOGLIO!-Ok per le prime tre, per il TI VOGLIO se ne può parlare perché se ti prendo vedi...Lei rise di nuovo e poi rimase zitta.-Va bene dimmi cosa è successo, questo silenzio parla già per te.Davide come cazzo fai me lo spiegherai prima o poi. E' successo che ieri sera ho ricevuto due biglietti a casa, credo di avere un ammiratore. Mi sono arrivati due biglietti per la sfilata di Armani di stasera e non so chi sia stato ne come comportarmi, queste cose mi mettono in imbarazzo e mi fanno stare male.Lui non rispose subito.-Ho capito forse è successo qualcosa mentre non c'ero, può darsi che questa sera non tornerò a Milano.Lei sentì salire le lacrime si irrigidì e sprofondò nella sua poltrona da ufficio. Il mondo gli stava franando sotto i piedi.Riuscì solo a dire ma cosa dici, lo sai che...Lui rimase in silenzio e poi scoppiò in una risata fragorosa.-Ma sai che sei davvero un pollo??? Ma chi vuoi che ti abbia fatto arrivare i due biglietti per la sfilata? Sei pure bruttina! Chi ti piglia se non io!Continuò a ridere. Mentre lei continuava a non capire.-Sveglia Giulia te li ho mandati io! Dopo tutti questi anni vuoi che non mi organizzavo per farti questa sorpresa?Lei stette ancora un attimo in silenzio e poi urlò STRONZOOOOOOOOOO. Molto probabilmente l'avevano sentita fino al refettorio aziendale ma la "o" echeggiava ancora nell'aria quando lei si era ripresa.A quel punto lei scoppiò a ridere e gli disse, "Te se matto, ma sei il mio matto." Allora ci verrai tu con me stasera? Gli chiese euforica.-No Giulia, io stasera arriverò dopo la sfilata, al rinfresco.E l'altro biglietto?-Prima di mezzogiorno conferma i due posti e comunica il secondo nominativo.E chi sarebbe??-Vanessa.Come?? Vanessa? Ma è a Verona per quella scenografia! Come faccio a dirglielo?-Difatti tu non devi dirgli niente l'ho già avvertita io, tre giorni fa, piuttosto alle tre arriva alla stazione, visto che Francesco non può andare a prenderla vedi di andarci tu. Così almeno gli fai fare meno fatica.Vanessa era la migliore amica di Giulia, si conoscevano da una vita, il loro percorso era stato praticamente parallelo, l'una impegnata nel mondo dell'economia, l'altra folle quasi quanto lei aveva trovato la sua strada nel mondo dell'arteEra incinta, Giulia ultimamente la vedeva pochissimo era sempre impegnata in qualche spettacolo in giro per l'Italia e quando gli aveva comunicato la notizia Davide sentii la voce di lei diventare musica, era al settimo cielo per la sua amica a cui era legata come una sorella. Stettero in silenzio qualche momento, lei doveva metabolizzare.-Giulia siamo arrivati, per le prossime ore io non ci sarò, ricorda che il mio aereo sarà stasera alle nove e mezza e all'aereoporto mi verrà a prendere Francesco e ci vedremo direttamente nel salone della sfilata.Va bene, ma sappi che ti Odio.-Beh io no. Ciao Giulia un bacino.Un bacio a te.
 Non aveva fatto in tempo a dirgli altro, ma avrebbe voluto dirgli ancora una cosa.Giulia si ricompose, fece il numero e prenotò i posti, subito dopo senti Vanessa che però era impegnata e si dettero appuntamento appena fuori dalla stazione e riprese a lavorare. La sua mente era già alla sfilata e al momento ricevimento e.... Cercò di lavorare un po', ma ormai era troppo tardi, decise di uscire, prese la borsa e si diresse in stazione, lì abbracciò la sua amica erano al settimo cielo, cicalavano sul come era riuscito ad avere i biglietti, della loro prima sfilata del loro stilista preferito, Vanessa ad un certo punto esordì con un laconico "E' proprio fuso quello lì, mi ha chiamato e mi ha detto di non dirti niente pena l'incenerimento dei biglietti!". E Giulia le rispose con il suo solito "Già". La pancia era già abbastanza visibile, ma non ancora da mettere in difficoltà Vanessa. L'accompagnò a casa e a sua volta si andò a preparare, l'appuntamento era fissato per le diciannove con l'inizio della sfilata alle venti e trenta, sarebbe passata puntuale a prenderla a quell'ora. Si salutarono e a tutta velocità Giulia corse a casa, stavolta prima di entrare in doccia scelse il vestito da mettere, si preparò, spruzzò il suo profumo sul seno e sul collo, sapeva cosa significava per lui la sua pelle unita a quell'aroma di mughetto, vaniglia, lampone... Aveva scelto una biancheria minima, stava impazzendo dal desiderio, di sentirlo con sé, era adrenalinica per la sfilata e per le battute che avrebbe fatto con Vanessa, in un attimo era pronta e mezz'ora dopo era con Vanessa seduta in prima fila in questo gigantesco capannone ormai stracolmo di gente. Avevano iniziato a ridere in macchina e ora che erano lì sedute erano mano nella mano ad attendere la prima modella, che dopo la presentazione della voce fuori campo fece la sua comparsa sulla passerella, al primo vestito erano già a bocca aperta, sembravano in trance, Giulia aveva un'ammirazione per questo artista della moda si immaginava già con quel capo addosso, ma fu costretta a sbattere le palpebre per tornare in sé. Aveva visto lo stilista una sera, con Davide avevano seguito un incontro di Basket a Milano, erano praticamente tifosi gomito a gomito e lei si era ritrovata ad incitare come una novella ultras per un canestro semplice semplice. Ormai il tempo sembrava scorrere come al rallentatore e lei era in trance, i modelli si seguivano ad un ritmo incalzante, la musica scelta per la sfilata era New Age, con musica sudamericana, era al settimo cielo, all'ultimo vestito Giulia aveva ancora la mano serrata in quella di Vanessa e all'uscita di Armani per il saluto finale ci mancava poco che la stritolasse, se non fosse che l'aveva dovuta lasciare per applaudire vigorosamente lo stilista. Dopo qualche minuto si erano spostati nella zona del rinfresco e Giulia cercava di guardare in ogni direzione, cercava lo sguardo di Davide, il cellulare era immobile, era nervosa, stava per esplodere. Ad un tratto vide Francesco, fece un cenno con la testa e lui la scosse come per dire no non c'è... Senti un brivido freddo sulla schiena scoperta, sentì le lacrime salire, il volto si contrasse in un momento di panico.
 In quell'istante la musica era un misto tra un tango e un rock melodico, mentre si muoveva per andare incontro a Francesco senti il calore e una mano toccargli la schiena. "Ei tu straniera dove stai andando?" Quella voce le bloccò il respiro, per poi farla scoppiare in un pianto dirotto, si girò e la prima cosa che fece fu abbracciare Davide, il suo viso era all'altezza del suo petto, le sue lacrime bagnavano e sporcavano di trucco la camicia di lui, ma non gli importava niente la tenne a sé, l'abbracciò forte, voleva farle sentire quanto aveva significato non vederla per così tanto tempo, ci stava riuscendo, lei continuava a singhiozzare, lui le accarezzo piano i capelli, sollevò il viso e dopo aver preso un fazzoletto dalla tasca le aveva asciugato il viso. Lei ora sorrideva, in quel momento le loro labbra si unirono silenziose, il salone all'improvviso era la luna, il loro bacio aveva creato una bolla solo per loro e il mondo non esisteva più. Quando vicino a loro arrivarono Francesco e Vanessa, loro erano ancora abbracciati, avevano quasi dimenticato della presenza dei due amici e si erano messi a ridere come due ragazzini colti in flagrante. Vanessa abbracciò Davide, rimasero a parlare un po'. Ormai la notte era inoltrata e la città sembrava stesse cercando un modo per spegnersi in un giorno che sarebbe rimasto impresso nella loro mente. Si salutarono appena usciti, Davide salì sulla mini di Giulia che si mise al volante, lei guidava ma invece di guardare la strada guardava lui, era cambiato, diverso, magro, sorridente e serio, sembrava ancora più uomo, lei gli prese la mano e la strinse a se per tutto il tragitto, lui guardava gli occhi di lei. Ogni tanto chiudeva i suoi cercando di respirare a pieni polmoni l'odore di lei, impazziva di desiderio, era il pensiero che l'aveva accompagnato in tutto il viaggio e ne era inebriato. Arrivati a casa parcheggiò e salirono in casa, lei chiuse la porta a chiave e lui era già lì, di fronte a lei. Si baciarono e si accarezzarono per un tempo infinito, i bagagli di Davide erano ordinati all'ingresso tranne un grosso pacchetto che era sul tavolino, lei lo vide, lui le sfiorò le labbra...-Giulia quello è per te.Cos'è?-Prova ad aprirlo e vedrai. Io ho bisogno di una doccia.E nel dirlo era già mezzo svestito sulla porta del bagno in trepidante attesa di vedere la faccia di lei. Lo scartò e quando lo vide sembrò tenere tra le mani una bibbia di un millennio fa, era un libro del Guggenheim Museum di New York che aveva cercato per mari e per monti, che trattava di alcune mostre di pittori che Giulia amava. Lui era ancora sulla porta, ma vedendo lei che stava per raggiungerlo, si chiuse dentro ridendo. Fece una doccia veloce e quando uscì con l'accappatoio addosso, rimase a guardarla per un attimo... lei era seduta sul divano, senza scarpe, era rimasta con le autoreggenti, un perizoma nero in pizzo, e un reggiseno trasparente, lui spense la luce, si avvicinò al divano fino a trovarsela di fronte, fece per sedersi ma lei gli sfilò l'unica cosa che aveva addosso e inizio a toccarlo, delicatamente, senza fretta, i suoi baci erano dolci, avvolgenti e terribilmente sensuali... lui reagiva ad ogni tocco senza porre freni. Aspettava quel momento da troppo tempo e ora finalmente poteva sentirla fremere tra le sue braccia. Si chinò su di lei, la prese in braccio e andarono in camera, la posò delicatamente sul letto, la sollevò e lasciò le labbra sfiorare il suo corpo. Con un gesto sfilò il reggiseno e sollevandole il bacino sfilò anche le mutandine. Le autoreggenti avevano fatto la loro parte e raggiunto lo scopo, si perchè il suo desiderio era indecente la mano di lei lo toccava in ogni angolo del suo corpo... era nuda. Lui amava farla impazzire giocando con i suoi seni, riusciva a farla uscire fuori di testa quando con la sua lingua e le sue labbra insisteva sui capezzoli, lei tremava a quel tocco, non sapeva spiegarlo ma impazziva in quei momenti. Tra le sue gambe il piacere era ormai devastante, lui continuava a baciarla senza lasciarle un attimo di tregua, la sentiva tremare, stava per esplodere sotto i tocchi di lui. Lei gli si avvicinò, lo baciò e gli disse quello che voleva sentire, entrò in lei dolcemente, il calore era fuoco, quell'istante un mondo da vivere in mille respiri e gemiti