THE FLOWER OF SIN

NEW YORK NEW YORK II


Erano li in piedi incuranti di tutto quello che succedeva intorno a loro, si guardavano senza dire nulla, mentre la voce dell'altoparlante snocciolava destinazioni e gate d'imbarco, fino a quando David interruppe quello scambio di occhiate con una domanda a cui sapeva già dare una risposta, "Hai fame?" "Direi!! Sai che cosa ti danno da mangiare sugli aerei? Sai cosa mangio io? Ecco posso avere fame?"gli rispose lei "Secondo me se mettiamo un microfono sul tuo stomaco rischiamo di fare concorrenza alla voce degli annunci! Intanto andiamo alla macchina parleremo mentre ci spostiamo, hai mai visto New York all'ora di punta? Te la raccomando..." "Non l'ho vista all'ora di punta ma sono convinta che me la farai vedere tu!". Lui sorrise ma cambiò espressione quando cercò di sollevare le valige lasciandosi sfuggire un "Sono contento ti trattenga con noi per i prossimi tre mesi" risero insieme; al parcheggio, Julia osservò il maggiolone, continuando a sorridere tra se e se, ripensò quando lui diceva che quella era la macchina adatta a lei, "Alla fine l'hai comprata tu!" "E si pensavo a un bolidino color argento metallizzato ma poi volevo una cosa diversa e ho trovato questa, che te ne pare?" "Devo dire che è bellissima, cabrio ancora di più." Aprì il baule e riuscì a mettere dentro solo una delle due valige, l'altra fu sistemata sui sedili posteriori. Salirono in macchina e nell'infilare la chiave nel quadro entrambi si spostarono verso il centro dell'abitacolo, si erano trovati con il viso a sfiorarsi, imbarazzatissimo tornò composto e accese il motore, lei lo guardava divertita.
Uscirono dal parcheggio che mancavano pochi minuti alle venti, si incanalarono nel traffico intenso della domenica sera, "Allora hai visto New York dal finestrino dell'aereo?" "Come fai a sapere che mi hanno dato proprio un posto vicino al finestrino?" "Beh i biglietti andata e ritorno li ho fatti io, tramite l'ufficio newyorkese dei tuoi capi credo che potevo ben sapere in quale posto ti facevano accomodare?" "Sei un pazzo" e così dicendo gli diede un altro bacio sulla guancia. "Comunque sia, ho visto tutto dall'alto, il sole illuminava ancora la città, il polmone verde di Central Park, l'Empire, i ponti e Staten Island e non ultima Liberty Island, la Statua era già illuminata è stato come vedere una cartolina, solo che questa volta c'ero dentro io!" "Bene, sono felice di immaginarti a bocca aperta." In effetti Julia era in quel momento a bocca aperta, lui allungo la mano e dolcemente gliela chiuse, "Si, questo è il ponte di Brooklin ci siamo sopra e siamo noi, la mia macchina tu io... Houston mi ricevete?" Niente nessuna risposta, guardava le campate del ponte rimanendo di sasso quando se lo lasciarono alle spalle. "Prima di andate a mangiare ti faccio vedere un paio di cose, se sei d'accordo" "A mangiare? Ma io vorrei darmi una rinfrescata al volo, anche se muoio di fame non posso presentarmi al tuo ristorante conciata così, cosa penseranno gli altri clienti??" "Julia, sei uno spettacolo, elegante e perfetta e il tuo profumo mi lascia senza fiato e poi questa sera gli unici che siederanno ai tavoli del locale saremo io e te." "Solo noi? E nessun altro? Sono curiosa di assaggiare le tue pietanze e di vedere come te la cavi, ma non dovevi rinunciare a un incasso per me..." "Per te? A dire il vero l'ho fatto per me! Sono talmente preso che spesso mi riduco a non assaggiare per settimane le portate che prepariamo! Stasera mi siederò e mi gusterò ogni momento, ho tenuto solo un cuoco e neanche un cameriere, saremo proprio soli."
Julia aveva di nuovo la bocca aperta, "che c'è? Armani sì, Tiffany sì, Gucci sì, Vuitton anche... Si di là vedi le luci?" Un lieve cenno con il capo, "quella è Broadway, sempre diritti ed eccoci, il Guggenheim museum, o dimenticavo Fendi e De Beers, che ne dici?" "Ma tu lo sai vero che questo per me è la strada dei sogni?" "Si credo di averne una vaga idea, in ogni caso c'è anche il più grande store di occhiali della città proprio all'angolo laggiù, sono solo tre piani, però non ti preoccuparti prima di entrare ti danno la cartina", lei rise forte poi guardandolo, disse "Ma se domani li deludo? Che farò? Che mi diranno? Se le mie ricerche non saranno quello che loro cercano per il mercato europeo?" "Beh in quel caso tornerai a casa con le pive nel sacco e ti toccherà anche pagare il conto della cena questa sera." "Uff ma io sono nervosa, non mi sento pronta!" "Si si va bene, non sei pronta hai paura, bla bla bla. Vedi di non farmi fare brutta figura perché da te dipendono i prossimi pranzi di lavoro!!!" A quel punto fu lui a ridere e lei a tenergli il broncio, fino a che un cartello indicava la strada per il Rockfeller center, "Ci siamo quasi allora?" annuì, "Ancora non riesco a credere che tu abbia pensato a me per una cosa così mastodontica, ancor di più mi dico quanto sono stata fessa a dire di sì!!! Ma chi me l'ha fatto fare, la faccia ce la devo mettere io non tu come faccio??" Arrivarono sotto un grattacielo che si ergeva per oltre settanta piani e una discesa che portava nelle profondità del palazzo si materializzò quando svoltarono in una via laterale, iniziarono a scendere, al terzo piano si aprì un cancello automatico e arrivano davanti ad un box privato, si aprì e loro vi entrarono. Parcheggiò al centro la macchina, "Scendiamo?" "Si e i bagagli?" "Lasciali dove sono è mio questo, nessuno può entrarci e ci sono tre guardie all'ingresso che monitorano ogni più piccolo movimento, stai tranquilla che nessuno ti prende niente e al massimo domani ci andiamo a rifare il guardaroba che ne dici?" "Dico lascia aperto tutto e invita qualcuno a portarmi via le valige! A quel punto entrambi si spostarono nuovamente al centro dell'abitacolo e questa volta il loro respiro era davvero vicino così come le loro labbra. Imbarazzato cercò rifugio in un colpo di tosse, le portiere si aprirono e scesero.
"Aspetta devo prendere una cosa con me." Tirò fuori una valigetta morbida che conteneva il pc e tutte gli hard disk con i salvataggi dei suoi progetti. "Ora possiamo andare" Si avviarono a un ascensore nascosto dietro ad una colonna di cemento mentre la porta del garage si abbassava, aspettarono qualche momento e l'ascensore arrivò. "Facciamo una fermata al piano zero perché devo dire due cose ai guardiani e poi andiamo su" L'ascensore dopo un istante si aprì in un atrio fatto di vetrate grandissime, roba da far invidia a Gulliver, già perché in quel momento Julia pensava davvero di avere intrapreso un viaggio a Lilliput, David si avvicinò al centro della sala dove degli uomini chiacchieravano; incuriosita e pensierosa, cercò di ascoltare cosa dicessero, soprattutto per mettere alla prova il suo inglese, ma sorpresa, parlavano italiano, c'era un uomo anziano che non era in divisa e parlavano di cibo italiano, gli sembrava discutessero di tortellini, ma non aveva sentito i loro discorsi dall'inizio, David diede disposizioni alle guardie che avvisassero gli eventuali clienti che si presentavano per la cena, anche se aveva messo un annuncio sul sito internet del locale e le telefonate venivano girate tutte al direttore di sala che in quei giorni aveva il compito di dirottare le prenotazioni di quella sera verso altre date. E poi rivolto all'uomo, gli disse, "Vediamoci su tra quaranta minuti non di più e non..." Non sentì la parte finale di quello che disse, ma lei era convinto di averlo già visto da qualche parte anche se sforzandosi non riusciva proprio a capire dove. "Andiamo su giovane e bella manager??" Presero un altro ascensore nell'atrio e questa volta il tragitto fu leggermente più lungo perché il 35esimo piano non era uno scherzo, anche se la durata della salita fu velocissima, lui continuava a guardarla, era tentato di avvicinarsi per sentire ancora di più il profumo di lei, ma allo stesso tempo temeva di ricevere un rifiuto, ma Dio quanto avrebbe voluto baciare quella parte di collo che era lì appena sopra il vestito aderente, il seno era perfetto, il vestito lasciava sospirare, i pensieri facevano sognare, l'immagine di quel momento vibrare, lei lo guardava in silenzio, cercava gli occhi per capire cosa stesse pensando, ci riusciva sempre e David si arrabbiava per questo, sembrava riuscisse a guardare dentro la sua anima con la stessa facilità con cui si legge un opuscolo di viaggio.
Si scosse, il campanello elettronico segnalò che erano arrivati, le porte del locale erano spalancate, le luci in penombra illuminavano la sala, non c'era nessuno, un tavolino contro le vetrate, due candele accese in foglie d'argento regalavano a quell'angolo un intimità un qualcosa di unico, quando Julia si avvicinò alla sedia, lo spettacolo delle vetrate la lasciò di nuovo a bocca aperta, New York era lì, mille luci lampeggianti, come alberi di natale che fanno a gara su chi riesce a rubare un esclamazione ai passanti, rapiti da ciò che nella vita un europeo non vedrà tanto spesso.