THE FLOWER OF SIN

NEW YORK III


Julia avanza verso il tavolo ma con gli occhi e con la mente vola oltre le finestre, non dice nulla, procede lentissima e guarda rapita, ora è davanti al vetro, sente la sua presenza dietro di lei, non parla, ma sa che la sta osservando, il suo profilo, la sua pelle, il naso all'insù, la forma dei suoi seni, le sue gambe sotto il vestito, chiude gli occhi un momento, vorrebbe sentire le sue mani addosso, le sue labbra e quello che riescono a dargli, lo vorrebbe in quel momento, ma non dice nulla, non si muove, riapre gli occhi, sospira e si perde di nuovo nei grattacieli,
 Manhattan è lì davanti a lei, l'Empire State Building sembra un groviera, con quelle luci accese sparse qua e la, è a New York, la sua vita è cambiata, sta per cambiare in maniera definitiva, o almeno questo è quello che vorrebbe sentire l'indomani, vuole una sfida che la faccia sentire viva e responsabile di qualcosa che è stato sempre il suo sogno, costruire, creare, il gusto, le forme, i contorni che la vita regala, che ricercano nella semplicità la grandezza di un gusto che non conosce altro scopo che dare gioia a chi guarda una creazione unica. Il suo sogno era l'architettura e non era detto che nel suo futuro non ci fosse una seconda laurea, un po' per il piacere che aveva scoperto nel mettersi alla prova, un po' perché era certa che sarebbe riuscita ad integrare quello che avrebbe imparato con il lavoro che aveva lì ad un passo, ancora poche ore e avrebbe avuto le risposte a tutte le sue domande, occuparsi di marketing, cercare nuove idee, occuparsi anche di arredamento, oddio forse sarebbe stato troppo? No non era troppo, avrebbe provato e sarebbe riuscita in tutto quello che la sua mente gli avrebbe permesso di realizzare, forza e determinazione, ancora nei suoi pensieri, si era voltata, lui la fissava sembrava stesse esaminando ogni centimetro del suo corpo alla ricerca di chissà cosa, gli sorrise, pensando al perché lui aveva deciso di rischiare con lei, tra di loro era sempre stato tutto particolare, strano, intenso, vero, vivo, ma soprattutto erano loro, qualcosa che neanche in un milione di anni avrebbe trovato un perché... A quel punto si girò verso David, a lui parve di vedere lacrime nei suoi occhi, ma lei all'apparenza fredda come il ghiaccio sfoderò un sorriso, "Devo rifarmi il trucco, mi porti in bagno?" "Certo, ti accompagno, vieni con me" Lo seguì in un'altra stanza che dava su un lato meno della città e lì tre porte TOILET, "Ti aspetto qui, fai con calma, tranquilla stavolta non ti spio", fece una smorfia, lei sorrise gli diede una pacca sulla spalla e scomparve nel bagno. L'aveva guardata, non aveva ancora perso quella meravigliosa timidezza che la caratterizzava, quando si sentiva osservata incrociava leggermente le gambe, era un po' impacciata e muoveva il sedere praticamente perfetto in maniera strana. Lo faceva ancora avrebbe voluto rincorrerla e fermarla, guardarla negli occhi e sorridergli, si era trattenuto per non metterla in imbarazzo anche se quando faceva il broncio lui perdeva ogni capacità di intendere e volere.
 Dopo qualche minuto era uscita e nel vederlo ridacchiare, si avvicinò, "Si può sapere che hai?" lui l'aveva guardata con gli occhi scuri che lasciavano trasparire la sua anima che sorrideva per quegli attimi con lei, l'unica cosa che gli rispose fu "Quack" e lei gli aveva mollato un'altra sberla. Tornarono nella sala con il tavolo illuminato dalle candele, lui indicò la sedia e la fece accomodare e prese un menù,
 "Torno subito vado un momento in cucina tu scegli pure quello che ti piace, siamo tutti per te, aspettami qui, non scappare sai!" Lei l'aveva guardato andare via, l'atmosfera le aveva calmato i nervi, non soffriva il jetlag, anche se sentiva la tensione crescere, sempre di più, mentre era assorta nei suoi pensieri, non si era accorta che lui era già tornato ed era in piedi davanti al tavolo, aveva in mano un vassoio con sopra delle focaccine gonfie e fumanti, in un altro piatto aveva delle mozzarelline strane e del prosciutto, "Non so se hai fame, ma intanto comincio con questo assaggio, che ne dici?", si era acceso il sole sul suo viso, il profumo di pane aveva invaso l'aria e gli sembrava di essere a casa, ma allo stesso tempo perduta in qualche parte del mondo, si era sciolta un attimo e mentre veniva versato del vino bianco in un flute sottile, vedeva le bollicine agitarsi e correre verso l'aria, sentiva gli odori mescolarsi, sorseggiò e diede il primo morso, non si era accorta che c'erano sul tavolo assaggi di verdure con erbe aromatiche, era così strano, tutto era perfetto, lo guardava muoversi a suo agio nel locale, scambiavano qualche battuta e lui spariva, fino a che si sedette di fronte a lei e gli fece compagnia. "Dammi un'indicazione per il primo" "Mmmm ho la bocca piena non mi distrarre" "Lo vedo che hai la bocca piena, fammi un cenno con il naso allora" "ahahah mmm questa mozzarella è buonissima! E' italiana?" "Si per quanto mi è possibile compro solo cose italiane, in ogni caso cerco sempre prodotti freschi e sicuri, meglio spendere un dollaro in più piuttosto che rovinare una pietanza. Che cosa mangiamo di primo?" "Vorrei quello che mi dicevi sempre, quello che cucinava la tua mamma, li vorrei assaggiare, con l'olio e la salvia, questi qui, cappellacci di zucca sono loro vero?" i suoi occhi si accesero e annuì con il capo, un aereo era in vista, pronto ad atterrare, riusciva quasi a scorgerne la linea. "Allora come vanno le cose in Italia? I preparativi? Gli uffici? I magazzini? I collaboratori?" "Io avrei trovato già tutto e sono praticamente operativa per quello che riguarda la logistica, ora tocca solo a me dimostrare quelli che sono i miei progetti, da quello che ho capito dal colloquio che ho avuto con loro potrebbero anche trovare qualcun altro, il lavoro che dovevo svolgere era preparare il campo, non è detto che io sia una delle giocatrici, ne tantomeno l'allenatrice di questa giovane squadra. Anche se.." 
"Anche se cosa? Non lasciare la frase a metà ti prego" "Anche se vorrei tanto. Sarebbe un sogno, ho voglia di respirare il mondo David, lo sento scorrere ogni volta che mi sposto, è come un fiume che mi prende l'anima, voglio dimostrare quello che posso fare, non solo a me stessa, ma a tutti quelli che mi hanno visto indifesa, a coloro che mi hanno trattato come una sprovveduta, o che in qualche modo..." "Credo di capirti, più di quello che pensi." "Ogni volta che mi sposto e vedo città, mi sento come un pezzettino di puzzle si aggiungesse a quella parte di me che vuole vedere un'immagine nuova di quello che abbiamo intorno, ho comprato una casa nell'Oregon, al confine con il Canada, è vicina alle piste dell'oro, quando vado là mi sposto per vedere tutto quello che ancora mi manca. 
E poi mi sposto di città in città, brevi spostamenti per conoscere e seguire avvenimenti..." "Non cambi mai, sei proprio un'anima errante" "Capirai... non faccio grandi cose, quelle che permettono al mio spirito di respirare sempre cose nuove." Dlin dlin. "Mi sa che suonano è pronto il primo" "Come è pronto il primo? Ma non hai comunicato a nessuno quello che ho scelto come facevi a..." "Saperlo? Sono un mago..." si chinò verso Julia e questa volta fu lui a darle un bacio sulla guancia, era stata una scossa, non se l'aspettava proprio in quell'attimo, forse avrebbe voluto sentire un altro bacio, forse doveva smettere di pensare e godersi quei momenti per quello che regalavano. Dopo un attimo ecco i due piatti e di nuovo uno di fronte all'altro, "Stasera mi hai colpito, non mi aspettavo questi gusti, sono contenta di sapere che le cose vanno bene qui, sei riuscito a costruire qualcosa di bellissimo, complimenti."
 Prese la forchetta lo taglio a metà delicatamente, lo portò alla bocca, passò qualche istante, "Io sono molto difficile, ma qui si sente che c'è una mano del passato, qualcosa che oggi non esiste più è sorprendente, a proposito come stanno i tuoi? Ti ricordi quando parlavo con tua madre? Quando sei stato l'ultima volta in Italia?" "Stanno abbastanza bene, non ci lamentiamo, acciacchi normali, tutto sommato diciamo che sono tranquilli, vivono in una piccolissima casa sulle colline toscane, hanno un cagnolino, anche se non l'avrei mai detto, hanno trovato un locale in paese e adibito a biblioteca, sai tutti i miei libri si impolveravano ormai, ne hanno presi degli altri e gratuitamente forniscono letture a chi è interessato, ho anche un reparto fumetti altrettanto fornito" "Ahahahah le hai pensate proprio tutte. Mi chiedo come fai a non fermare mai quella testona di..." " Non finire la frase se no vedi!". I piatti erano vuoti, non se ne erano praticamente accorti, parlavano, ridevano, mangiavano, sorseggiavano vino bianco ma erano sobri, erano loro non erano cambiati di una virgola in tutti quegli anni.