THE FLOWER OF SIN

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"Aria, pensò, la vita è fatta d'aria, un soffio e via."Antonio Tabucchi
L'acqua bollente della doccia scivolò sul suo corpo, appoggiato alle piastrelle levigate pensò ai giorni appena trascorsi, guardò l'acqua cadere sul piatto in ceramica color panna, chiuse gli occhi, rimase per lunghi istanti così, a volte un rivolo che arrivava alla punta del naso che provocava un leggero solletico. Era appena tornato da una giornata di acquisti da antiquari in piccoli negozi nelle calli, dopo aver recuperato tre sacchetti pieni di libri, l'indomani li avrebbe controllati uno a uno ripuliti per quanto possibile e messi in vendita nella sua libreria. Non si era reso conto del tempo che passava, assorto in questi e altri pensieri, la temperatura aveva cominciato a salire, forse la pelle fredda e i brividi per il gelo invernale fino a quel momento avevano mitigato quella sensazione, una scossa, come se una mano scorresse sulla schiena, facendosi strada fino ad arrivare al petto, questa volta il tocco sembra reale, immaginava, si scosse, si asciugò in fretta, infastidito dal pensiero che l'aveva colto, si mise una camicia bianca e un paio di pantaloni scuri, scarpe sportive, prese la giacca ed uscì. Si fermo davanti al pozzo di pietra che faceva capolino nella piazza di fronte a casa, si passò una mano tra i capelli, sentì una fitta, era dolore, ma non fisico, guardò un uomo anziano seduto su una panchina di marmo, volse lo sguardo verso l'insegna della Trattoria Sempione, l'acqua del piccolo canale, fece arrivare un profumo di iodio, la mareggiata della mattina aveva mosso l'acqua e il vento aveva portato con se un cielo limpido e cristallino. Attraversò il ponticello, fece il giro dell'isolato ed entrò dalla vecchia porta del locale. Ad accoglierlo Alfredo lo salutò con un sorriso. - E' da solo Signor Giacomo?- Si, se puoi mettermi in un angolo tranquillo te ne sarei grato. - Non si preoccupi mi segua. Arrivarono in una saletta dove la finestra aperta dava sull'acqua, dei fiori rosi appesi coloravano la vista. Mentre il cameriere si dileguò i pensieri divennero di nuvo cupi, pensava a lei e non sapeva come fare a smettere. Se ne era andata due settimane prima con un perentorio "non cercarmi più" aveva intuito cos'era successo ma non voleva darsene una ragione, il lavoro di lei l'avrebbe portata a Parigi e a New York, mentre la sua casa era a Roma. Si erano conosciuti per caso in una libreria antiquaria della capitale, lui aveva per le mani una versione del 1400 del Milione, la stampa era particolare, aveva preso quel volume da uno scaffale, una donna alle sue spalle che aveva scorto la stessa opera sorrise, "Spero che mi concederà il piacere di sfogliarla". Rimase un attimo senza parole nell'osservarla, era bellissima, i capelli scuri, gli occhi penetranti e sinceri, il sorriso, aveva un tailleur scuro a V, la pelle abbronzata, quasi priva d'accento in quelle poche parole che aveva pronunciato aveva nella voce qualcosa che lo fece trasalire. Non disse nulla, annuendo. Si sedette su una poltroncina e con tutto il tatto del caso si mise ad osservare il libro, fatica inutile, si alzò quasi immediatamente e arrivò in un lampo alle spalle della donna. Si erano presentati, lei Giulia era una editorialista, si occupava dell pubblicazioni di alcune riviste a livello Europeo, controllava gli articoli e verificava eventuali aspetti che potessero infrangere la legalità e la privacy degli argomenti e dei soggetti presenti negli scritti dei giornalisti e autori.
 Avevano cominciato a frequentarsi, lei arrivava come una furia scendendo dal treno che la portava dalla Stazione Termini a Santa Lucia, la vedeva scendere con la sua valigia contenuta, impeccabile, elegante e sensuale con quelle calze nere velate che lasciavano a lui l'onere di immaginare quello che già pregustava. Si piazzava davanti a lui sulla banchina del binario e si baciavano, quei baci che riuscivano a fare sentire dentro lui muovere il desiderio più irrefrenabile. Pensava e ripensava a quegli attimi, a quei particolari, ai loro viaggi, alle loro fughe improvvise, in luoghi improbabili, come quell'antico monastero isolato in trentino, o quel vecchio mulino a vento diventato una piccola casa vacanze in Olanda. Si trovavano sempre con la voglia di fuggire e di farsi travolgere da ogni momento trascorso insieme, camminavano per le vie delle città, lasciando che le luci delle vetrine illuminassero i loro volti, varcando entrate di musei dove l'odore dell'olio e delle tele catturavano i loro passi e la loro voglia di assorbire le immagini che si presentavano alla loro voglia di conoscersi. Lui aveva una piccola casa nelle campagne isolata da tutto e spesso quando non restavano nel suo appartamento veneziano andavano la e si abbandonavano a notti insonni, in cui i loro corpi urlavano del desiderio che li rendeva incapaci di risistere al loro piacere, era intesa, era dolcezza, era istinto. Quasi in trance riapri gli occhi, davanti a se il menù, mentre Alfredo era in piedi vicino al tavolo con il suo piccolo block notes a quadretti, ordinò un piatto di riso e insalata, mentre aspettava le sue pietanza ripeteva a se stesso che avrebbe fatto meglio a rimanere a casa, scostò la tenda e guardando fuori dalla finestra vide le imbarcazioni ormeggiate, mentre un pescatore infreddolito conduceva lentamente il suo barchino. Quando arrivarono i suoi piatti non fece caso a nulla, assaggio le pietanze e le fece portare via, rimase un momento con il viso tra le mani, si alzò, saldò il conto. Uscì dal locale che ormai il buio si era fatto impenetrabile e i lampioni del viottolo erano spenti, imprecò per i guasti che spesso colpivano le vie della città lagunare, mentre gli occhi si abituavano all'oscurità prese a dirigersi verso casa sua, ripassò dalla piazza e stavolta era deserta, si avvicinò al portone, trovò le chiavi, un attimo prima che riuscisse a trovare la serratura un rumore di passi lo fece sussultare, sentì il cuore in gola e le tempie pulsare, vide un'ombra muoversi, troppo buio per distinguere, inspirò profondamente per ritrovare la calma, quando fu a pochi metri la voce di Giacomo si lasciò scappare una sola parola, il cui tono sembrò scaturire dal fondo dell'anima. - Giulia.Il profumo della donna aveva colpito le narici, l'olfatto aveva fatto il resto, lei camminò lentamente fino ad arrivare a pochi passi da lui, non aveva ancora aperto bocca, si stavano respirando, l'aria era intrisa del loro odore e del profumo che avevano imparato a riconoscere ogni volta che si erano trovati abbastanza vicini da leccarsi l'anima. - Cosa ci fai qui? Non ottenne risposta, se non che lei si fece ancora più vicina, vide gli occhi brillare appena nel buio, mentre i suoi si erano abituati quasi completamente, aveva riacquistato un pò di tranquillità, dopo aver temuto il peggio. Senti il suono di una sirena, qualche nave in laguna. - Vieni. Disse voltandosi e aprendo il portoncino di legno, lasciò che lei entrasse, camminarono lungo il corridoio stretto, arrivarono davanti ad una porta blindata con un battente in ottone lucido, aprì e una volta nell'appartamento l'odore della carta li avvolse, mentre richiudeva la voce di lei riempì la stanza.- Non accendere la luce.- Ma come... disse lui sorpreso.- Shhh fa quello che ti dicoLasciò scivolare il suo cappotto sulla sedia, si tolse le scarpe e camminò sui tappeti orientali che ornavano i pavimenti, la libreria sovrastava la stanza, e la scala di legno che portava sul ballatoio superiore erano visibili, la notte lasciava entrare un pò di chiarore dalle ampie finestre, si avvicinò al divano e si sedette. Giacomo si era già liberato della sua giacca tolse le scarpe e la raggiunse, erano abbastanza vicini per sentirsi i battiti vibrare nella stanza, erano travolti da quell'istante, lui dalla sorpresa, lei dal desiderio che in quel momento tratteneva per non scivolare sul corpo di lui e assaggiare di nuovo il sapore della sua bocca. - Cosa ci fai qui?- Te, ho voglia di te. Non c'è stato momento o viaggio in grado di distogliere il pensiero da quell'istante in cui ti sento dentro.Era abbastanza vicino da schiudere le labbra per la sopresa, abbastanza vicino per raccogliere le labbra di lei in un bacio, lungo, lascio che i secondi sentissero il tocco, come se volesse sentire istante per istante i movimenti della pelle della bocca, lasciando che il tamburellare del cuore e la sua voglia non prendessero il sopravvento. Si stavano baciando, fu un momento lunghissimo, non si staccavano, non volevano farlo, anche se sapevano che gli istanti successivi sarebbero stati ancora più stravolgenti. Lui iniziò ad insinuarsi tra i suoi vestiti, sollevò la gonna, senti la pelle fredda delle cosce, il pizzo della biancheria intima, sfiorò il suo sesso, abbastanza da farla gemere.
 Si ricompose mentre seduti sull'ampio divano aveva già sbottonato la camicia di lei, sentì il reggiseno sotto le sue dita, lo slacciò con un movimento improvviso, raccolse i seni con le mani mentre continuava a baciarla, era a cavalcioni su di lei, era massiccio e la sovrastava, senti le mani di lei farsi strada, sul petto fin su alle spalle, alle braccia, rimase a petto nudo mentre lei slacciò la cintura e tolse i pantaloni. Travolti, si inseguivano e si toccavano, non sapendo dove concentrare la loro attenzione, si stavano amando, bruciando di vita, sapevano cos'erano l'uno per l'altra. Giulia si avvicinò all'orecchio di lui.- Questo momento è sempre stato nostro.Insisteva sui seni mentre la sentiva ansimare, si spogliò completamente, fino a trovarsi tra le gambe di lei, sfilò le mutandine, le serrò i polsi bloccandoli sul cuscino del divano, si fermò un istante per godersi quel momento, entrò dentro di lei lentamente sentendò il suo calore avviluppare il suo sesso, scivolò, penetrandola, sembravano ondate gli istanti successivi, i loro respiri erano affanno, gemito, furia. Si baciarono con passione fino a che arrivando insieme al piacere rimasero immobili in un corpo solo. - Ho bisogno che tu parta con me. Fu la sola cosa che disse Giulia prima che la notte riprendesse il suo lento incedere e i loro corpi avvolti dalle lenzuola continuavano a cercare la follia che li aveva trascinati in quella danza in cui le loro menti si avvolgevano amandosi.