THE FLOWER OF SIN

COME LAMPI


Per mille volte cercò gli occhi di lei, e per mille volte lei trovò i suoi. Era una specie di triste danza, segreta e impotente. Hervé Joncour la ballò fino a tarda notte...A.Baricco - Seta
 La pioggia cominciava a far sentire la sua presenza con maggiore insistenza, la strada aveva cominciato a bagnarsi, in alcuni punti pozzanghere si allargavano fino a diventare piccoli specchi d'acqua, le poche macchine che passavano sembravano impazzite, Giacomo si era riparato nell'androne di un vecchio palazzo d'epoca con all'interno un ampio giardino e un grosso olmo al centro, si sentiva odore di terra e d'erba. Le gocce erano diventate ancora più insistenti, si rimproverò di non aver preso l'ombrello con se, a dire il vero l'ombrello non l'aveva mai, preferiva bagnarsi e sentire quelle minuscole goccioline arrivare ovunque. Stasera il cielo stava esagerando però! Sentì dei passi provenire dalle scale in marmo, erano tacchi, rimase come in attesa della persona che sarebbe comparsa da lì a qualche istante, una donna con un soprabito scuro e calze nere velate fece un passo per scendere dall'ultimo gradino, un attimo di distrazione, la scarpa si va a conficcare nella piccola grata di ferro che fa da scolmatore, Giacomo si accorge di essere proprio sulla traiettoria, con un gesto laterale riesce a schivarla, proprio prima che proceda oltre tende un braccio, si china e la ferma. Sente il corpo di lei aderire al suo avambraccio teso, poi quasi abbracciati si rialzano. Un lungo momento d'imbarazzo. "Grazie mio angelo custode" disse la donna osservandolo. Mora, un sorriso appena accennato, labbra sottili e carnose, occhi scuri, capelli castani con una frangia che andava a coprirgli parte del visto. Si ricompose, sollevò i capelli e li raccolse. "Non l'ho mai vista in questo palazzo si è trasferito da poco?" "A dire il vero aspetto spiova, è davvero insistente, la mia macchina è a due vie di distanza rischio di arrivarci come un pulcino bagnato anche se sono in ritardo". "Allora sa che le dico? Si accomodi visto che mi ha salvato l'accompagnerò io" aprì l'ombrello, Giacomo dovette chinarsi, era alto e camminarle accanto non era facile. Vedendo la difficoltà di lui gli porse il manico "Lo porti lei, la strada per la sua macchina non la so, a proposito io sono Michela". "Piacere, io Giacomo" rispose lui. Dopo aver camminato su di un marciapiede troppo stretto si ritrovarono in un viale alberato molto più ampio,camminavano vicini, il profumo di lei era intenso e deciso, qualcosa da respirare e assaporare a pieni polmoni, arrivati davanti a un maggiolone rosso fiammante Michela si arrestò, "questa è una macchina d'altri tempi con un fascino tutto suo" "Bene disse Giacomo, mi fa piacere che le piaccia, posso restituirle il favore? Deve andare da qualche parte?" Fece il giro, aprì la macchina e salì aprendo la portiera del passeggero, lei era scoppiata a ridere, era salita e osservando gli interni sembrava una scolaretta che scopre un giocattolo nuovo. Rimasero in silenzio un momento, poi mise in moto, "Dove andiamo?" "Stavo uscendo a prendere la cena ma a questo punto direi che potrebbe offrirmi un caffè!" La macchina partì con un leggero strattone, il motore aveva i suoi anni, la pioggia aveva smesso di cadere fatto salvo un leggero pulviscolo che ricopriva a tratti il parabrezza. In quello spazio il profumo di lei era ancora più intenso, cercava di trattenersi dal guardarla ad ogni semaforo rosso, aveva un profilo bellissimo, avrebbe voluto farle un ritratto, ma in fondo non sapevano nulla l'uno dell'altra, chiuse gli occhi mentre ascoltava la voce di lei, poteva essere il destino, poteva essere qualsiasi cosa che permette a due persone apparentemente distanti di conoscersi e amarsi da sempre, tutto poteva essere in quel momento, anche una magia e forse non era così distante dalla realtà...