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Da Ponzoni a Brambilla: i dettagli delle indagini


Provincia, da Ponzoni a Brambilla: la Procura allarga il tiroSubmitted by juble on 29/07/2011 da www.infonodo.orgda Il Giornoarticolo di STEFANIA TOTARO—MONZA—LA PROCURA di Monza chiede una proroga di sei mesi dell’inchiesta sulle presunte tangenti sul Pgt di Desio che vede indagati l’ex assessore regionale all’Ambiente del Pdl Massimo Ponzoni e il consulente immobiliare Filippo Duzioni e spuntano altri 9 nuovi indagati, nuove accuse di concussione e peculato e nuovi filoni di indagine, come quella sul Pgt di Giussano.MOLTI i nomi eccellenti: Antonio Brambilla, ex assessore all’Urbanistica a Desio e ora vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza; Rosario Perri, ex segretario generale e dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Desio, poi diventato assessore alla Provincia di Monza e Brianza al Personale, Affari Generali e Società Partecipate, carica da cui si è dimesso quando il suo nome è uscito dalle carte dell’operazione «Infinito »; Franco Riva, ex sindaco di una lista civica di centrosinistra a Giussano e candidato ad una poltrona alla Provincia, poi misteriosamente revocata. Gli altri indagati sono il costruttore Giulio Mosca di Lissone, l’imprenditore Ornello Mariani di Seregno, l’amministratore della fallita immobiliare «Pellicano» Sergio Pennati (già indagato di concorso in bancarotta fraudolenta con Ponzoni), un funzionario regionale, una professionista di Seregno e una collaboratrice di Duzioni. I due filoni principali dell’inchiesta del sostituto procuratore monzese Giordano Baggio sono quelli relativi alle presunte corruzioni sulle modifiche del Pgt di Desio e Giussano, per cui Massimo Ponzoni è accusato di avere intascato 320mila euro da Filippo Duzioni per «influire su pubblici ufficiali, diversamente ricompensati» in cambio della realizzazione a Desio del supermercato Pam, in via Mascagni al confine con Muggiò e a Giussano di un polo commerciale e alberghiero su un terreno in via Prealpi, di fronte al centro commerciale Carrefour. Ora l’inchiesta della Procura di Monza chiarirebbe l’identità di quei «pubblici ufficiali diversamente ricompensati»: si tratterebbe di Antonino Brambilla, Rosario Perri e Franco Riva che, grazie al loro contributo per «agevolare» le modifiche dei Pgt, avrebbero ottenuto tramite Ponzoni l’ingresso nella Giunta della Provincia di Monza e Brianza, cassato per Franco Riva dal secco no della Lega. Per Desio l’ipotesi di corruzione si basa sulla modifica del terreno di via Mascagni da agricolo a commerciale, mentre per Giussano si parla di 3.000 metri quadrati di terreno «regalati» alla società interessata alla realizzazione del polo commerciale e alberghiero, ampliamento che si voleva addirittura fare passare da 10mila a 15mila e poi mediato a 13mila metri quadrati. Ponzoni, Perri e Pennati sono poi indagati di concussione per la presunta vendita sottocosto di un immobile dalla immobiliare «Mais» (a sua volta amministrata da Pennati e dichiarata fallita dal Tribunale di Monza) all’immobiliare «Tulipano». Ponzoni, Pennati, la professionista seregnese e il funzionario regionale sono poi indagati di corruzione per l’affidamento di alcuni lavori da parte della Fondazione Irealp (Istituto di ricerca per l’ecologia e l’economia applicate alle aree alpine) della Regione Lombardia, vicenda per cui Ponzoni è indagato anche di peculato nella gestione dei fondi nel 2007. «Abbiamo presentato opposizione al gip contro la richiesta di proroga della Procura - ha dichiarato il difensore di Massimo Ponzoni, l’avvocato Luca Ricci -. Il giudice fisserà la camera di consiglio per decidere sulla nostra opposizione».«Poltrone al posto di mazzette?»Palazzo Grossi torna a tremareda Il Giorno articolo di MONICA GUZZI—MONZA—TERZO terremoto giudiziario per la Provincia di Monza e Brianza. Dopo le indagini che hanno portato alle dimissioni dell’assessore del Pdl Rosario Perri, coinvolto nelle intercettazioni dell’indagine sulla ’ndrangheta, e la revoca dell’incarico al collega leghista Luca Talice, denunciato per abusi sessuali da due ex compagni di partito a Seregno, a Palazzo Grossi scoppia il caso Antonino Brambilla.IL VICEPRESIDENTE della Provincia, nonché assessore al Territorio, è coinvolto in uno dei filoni dell’inchiesta sulle presunte tangenti sul Pgt di Desio che nei mesi scorsi ha travolto l’ex assessore regionale Massimo Ponzoni. Brambilla, 65 anni, anch’egli del Pdl, assessore all’Urbanistica a Desio all’epoca dei fatti, è indagato per corruzione. Secondo l’ipotesi del magistrato, il contatto con Ponzoni, all’epoca coordinatore provinciale e considerato il «padrone» del partito in Brianza, gli avrebbe provocato un’utilità indiretta con l’incarico in Provincia. In pratica, secondo le ipotesi della Procura, la poltrona sarebbe stata la contropartita di presunti favori a Desio. Un’ipotesi dalle pesanti ripercussioni politiche, visto che Brambilla si sta occupando del Piano territoriale di coordinamento provinciale, lo strumento che mette ordine fra i piani regolatori dei 55 Comuni della Brianza. L’interessato smorza ogni clamore. «Ufficialmente non ho avuto ancora alcun atto, però ne conosco i contenuti perché ne sono stato indirettamente informato qualche giorno fa - dice Antonino Brambilla -. Mi sono presentato subito al Procuratore della Repubblica per chiarire con lui alcuni aspetti. Ho ritenuto infondati gli addebiti che mi sono stati contestati». Il vicepresidente, che è anche avvocato, non ipotizza al momento passi indietro: «Per me il caso è chiuso, per ora starò alla finestra». E Dario Allevi spezza una lancia in suo favore. «Se l’ipotesi è quella di una ricompensa con la poltrona di assessore per presunti favori siamo davvero al processo alle intenzioni. Mi auguro che non ci sia sciacallaggio politico», sbotta il presidente della Provincia. «Ho parlato a lungo con Brambilla, che mi ha spiegato in maniera chiara la sua estraneità ai fatti - aggiunge -. Sia umanamente sia politicamente mi sono trovato di fronte un uomo incredulo e non sarò certo io a fare processi al mio più stretto collaboratore, col quale stiamo portando avanti importanti risultati per il bene del territorio ». Per Allevi il teorema delle poltrone in Provincia al posto delle mazzette non è dimostrabile. «Finirà tutto in una bolla di sapone - assicura -. Ponzoni era coordinatore provinciale e per statuto del partito era tenuto a proporre ai vertici regionali una rosa di nomi. I partiti giocano un ruolo fondamentale ma poi c’è il presidente che firma le nomine. Avrei potuto mettermi per traverso, invece ho accolto Brambilla a braccia aperte, conoscendone il curriculum e l’esperienza di 25 anni». Scartata ogni ipotesi di chiedere un passo indietro al suo vice, contrariamente a quanto è accaduto nei casi Perri e Talice. «Ogni storia è a sé - conclude - ma in questo momento non ho alcun motivo per interrompere questo rapporto. Non può bastare il minimo sospetto per sostituire un uomo».NON LA PENSANO così gli avversari, che oggi solleveranno il caso in Consiglio provinciale, «anche a costo di parlarne a porte chiuse», dice il capogruppo del Pd Domenico Guerriero. Che aggiunge: «Chiediamo al presidente Allevi di spiegarci quali sono stati i criteri di composizione della giunta provinciale. Giunta che più passa il tempo e più perde pezzi. Per quel che riguarda la posizione di Antonino Brambilla crediamo che al vertice di un assessorato che deve redigere il Piano provinciale territoriale ci debba essere una figura al di sopra di ogni sospetto e neanche sfiorata da ipotesi investigative di corruzione ». E Giuseppe Civati, consigliere regionale Pd, conclude: «In un momento delicato come questo, con la politica sotto attacco per costi e privilegi di casta, il rigore che abbiamo chiesto a nostri esponenti lo chiediamo a tutti. Si faccia chiarezza ma di fronte a indagini così delicate chi è coinvolto faccia un passo indietro». La coordinatrice provinciale del Pdl Elena Centemero esprime fiducia nell’operato della magistratura. «Aspettiamo un chiarimento », conclude. Eil vicecoordinatore Roberto Alboni auspica «che ci sia la massima serenità per dare a tutti il tempo di fare chiarezza e alla giustizia di fare il suo lavoro».