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Il territorio comasco si organizza contro l'autostrada Va-Co-Lc


Il territorio comasco si organizza contro l’autostrada Va-Co-LcSubmitted by badseeds on 23/12/2011 www.infonodo.orgdi btxUna nuova autostrada rischia di aggiungersi al lungo elenco di quelle già esistenti o di prossima costruzione in Lombardia. Il sospetto,  per molte associazioni ambientaliste ormai una certezza, è che non servano a niente se non a creare ulteriore traffico, produrre inquinamento, danneggiare irreparabilmente aree di grande pregio ambientale e spendere soldi inutilmente.Mercoledì 14 dicembre, presso la sala consiliare del comune di Inverigo si è tenuta un’assemblea pubblica per chiedere agli amministratori locali e provinciali di attivarsi concretamente attraverso l’adozione di delibere consiliari per stralciare il progetto dell’autostrada Varese-Como-Lecco dai programmi di pianificazione regionale. Presenti in sala due assessori provinciali, un consigliere regionale, i sindaci di alcuni comuni interessati dal tracciato autostradale e le numerose associazioni ambientaliste che si battono contro la realizzazione di questa “devastante infrastruttura”. La parola passa prima agli amministratori locali. Se l’assessore provinciale Sergio Mina, spalleggiato dal suo collega di partito, il consigliere provinciale Alberto Bartesaghi, ha ribadito più volte la necessità di coinvolgere tutte le istituzioni presenti sul territorio è perché non ha visto di buon occhio lo scarso coinvolgimento decisionale di comuni e Provincia letteralmente “bypassati” da Regione Lombardia che ha imposto dall’alto la sua soluzione. Ciò nonostante, “la Provincia di Como ha fatto la sua parte esprimendo la propria contrarietà al progetto dell’autostrada nella delibera del 27 luglio 2011” proprio perché,  essendo favorevole al completamento del secondo lotto della tangenziale di Como, non ha ravvisato l’esigenza di adottare anche il tracciato  dell’autostrada. Ma non su presupposti di natura ambientalista si fondano le ragioni che stanno alla base del  no della Provincia. Per questo ci sono i comitati. Se non si farà l’infrastruttura, a detta di Mina, è per mancanza di fondi. I costi di realizzazione sono troppo esorbitanti per un periodo di profonda crisi economica come quello attuale. Servono infatti dai novecento ai mille milioni di euro per costruire i 34 km che separano Varese da Lecco, tra l’altro una previsione di spesa giudicata dall’assessore per niente verosimile. È toccato al consigliere regionale del PD Luca Gaffuri ripercorrere a grandi linee la genesi del progetto autostradale “partito fin dall’inizio con il piede sbagliato per l’ assenza di sintonia e di concordanza tra la Regione e gli enti locali”. La storia in sintesi è la seguente. L’oggetto del contendere sono due progetti. Il primo corrisponde al secondo lotto della Tangenziale di Como: inserito come opera strategica e accessoria nel progetto Pedemontana ma poi stralciato per il costo eccessivo dei lavori, è stato alla fine riformulato dalla società Infrastrutture lombarde in due  nuove ipotesi. L’altro è lo studio di fattibilità dell’Autostrada Varese-Como-Lecco proposto nel 2009 da una serie di associazioni di categoria e dalle Camere di Commercio e in seguito adottato da Regione Lombardia.Il tracciato dei due progetti si sovrappone in alcuni tratti e in particolare nel tratto da Albate-Acquanegra a Orsenigo dove, mentre nel progetto Pedemontana passerebbe in galleria sotto il Monte Orfano, in quello previsto dallo studio di fattibilità dell’Autostrada VA-CO-LC questo tratto è realizzato fuori terra e attraversa il territorio incontaminato della brughiera briantea da Capiago a Orsenigo. Quest’ultima soluzione è stata osteggiata dai Comuni interessati e dalla Provincia di Como, la quale ha formulato una variante locale meno impattante e in buona parte in galleria.
Ma mentre nel caso del secondo lotto della tangenziale i dubbi sono concentrati su quale sia la soluzione migliore da adottare, perché non è pensabile che non si faccia prima o poi, sulla costruzione dell’autostrada invece il parere contrario sembra sia unanime.A questo punto il discorso si fa più complicato, perché alla raccomandazione di non abbassare la guardia con il pretesto della mancanza di risorse e di puntare sulla valorizzazione delle infrastrutture già esistenti e sui collegamenti ferroviari si è aggiunta quella di valutare attentamente e con maggiore cautela la soluzione della variante meridionale del secondo lotto della tangenziale di Como.Il rischio in agguato è che lo spostamento del secondo lotto della tangenziale a sud del lago di Montorfano abbia come unica finalità quello di creare le condizioni per la realizzazione del tracciato autostradale. A denunciarlo con forza e lucidità critica è stato il sindaco di Orsenigo, Licia Viganò. Preoccupata che  questo tracciato sia l’anticamera della futura autostrada, ha messo in guardia i comuni anche dal rischio che venga rotto il fronte comune contrario alla costruzione dell’autostrada, tanto più che la Provincia, quando ha ricevuto da parte del comune di Orsenigo la comunicazione relativa alla non inclusione del tracciato autostradale nel piano di governo del territorio non ha dato alcun segnale di approvazione e di sostegno. Ma la parte del leone l’hanno fatta le associazioni presenti e i cittadini che via via sono intervenuti nel dibattito, denunciando e descrivendo nei minimi particolari  le conseguenze deleterie che l’arrivo dell’autostrada produrrebbe sul territorio.A questo proposito colpisce l’intelligenza diffusa  e la quantità di sapere tecnico veicolato in forma spontanea dai partecipanti all’assemblea. Si può dire che siano stati loro i veri protagonisti della serata con le loro lucide analisi, le loro proposte alternative e il loro forte convincimento a non far passare il progetto. Uno ad uno, malgrado il tempo sia stato tiranno, hanno spiegato le ragioni del loro no all’autostrada.Si parte da chi teme che venga definitivamente compromesso il sistema delle ville storiche  (da palazzo Odescalchi, passando dalla Fabbrica Durini fino a giungere alla villa Sormani di Lurago d’Erba) e si arriva alla geologa Monica Vanzina che ha illustrato le principali criticità idrogeologiche connesse al passaggio dell’autostrada. Dalla sua testimonianza si è venuto a sapere che l’opera autostradale potrebbe interferire sulle modalità di circolazione delle acque sotterranee, sui punti di prelievo delle acque dai pozzi e dalle sorgenti e sul sistema di infiltrazione delle acque piovane. Non solo. “Anche se l’opera autostradale non è così vicina alle sorgenti dell’Orrido, gli studi condotti hanno evidenziato che l’oasi è inserita in un contesto molto delicato e che può essere conservato soltanto nel caso in cui venga garantita la tutela delle zone delle sorgenti mediante l’equilibrio dell’intero settore collinare che costituisce il serbatoio delle sorgenti”.L’associazione Le contrade  invece, studiando il tratto terminale dell’autostrada, ha rilevato presenze di fauna e di habitat speciali tali da poter classificare i luoghi ambientali presi in esame come   Siti di Interesse Comunitario  grazie all’  esistenza del  gambero autoctono e di una rana endemica della pianura padana. Senza dimenticare le sorgenti pietrificanti presenti nell’Orrido di Inverigo, la conclusione logica è che tutto questo patrimonio ambientale   sarebbe inevitabilmente   compromesso dal passaggio del tracciato autostradale.C’è poi  chi pensa che sia rischioso affidarsi al fatalismo del tanto non si farà nulla perché non ci sono i soldi. Anche se molto spesso il senso comune coglie la verità, è meglio non  sottovalutare la proverbiale  “volontà ostinata” dell’assessore regionale Cattaneo in materia di infrastrutture.Gli fa eco il presidente del Parco del la valle del Lambro, anch’egli poco persuaso dell’eventualità che si realizzi il progetto, stando all’attuale scarsità di risorse finanziarie. Tuttavia non ha rinunciato ad esaminare da vicino il piano e da uno studio condotto da un tecnico suo amico ha scoperto che tra tutte le ipotesi prese in considerazioni, secondo i parametri di sostenibilità, economicità, opportunità e di efficienza  il tracciato dell’autostrada Va-Co-Lc è risultato nella maggioranza dei casi ultimo in graduatoria. Al contrario, il progetto con il miglior punteggio è risultato essere la riqualificazione della strada novedratese. Perché allora non prendere in seria considerazione l’ipotesi di appoggiarsi su nodi stradali già esistenti anziché costruire una nuova autostrada?E che dire poi della mancanza di seri studi sui flussi di traffico e dell’inspiegabile girandola di dati a proposito del numero di veicoli che giustifica l’opera? Come è possibile che per alcuni i veicoli siano 38.000 (fonte Pedemontana), per altri 22.400 e per altri ancora 40.000? La denuncia proviene da un’attivista ambientalista per la quale  sarebbe stato meglio far studiare l’ipotesi di variante ad un ente “indipendente e competente” e non alla società costruttrice, dal momento che a quest’ultima dovendo badare ai propri affari, non interessa  prendere in considerazioni  le alternative “più intelligenti”, quelle cioè a basso costo e a impatto zero,  come il potenziamento della novedratese e la riapertura della stazione ferroviaria di Cantù per far diminuire il traffico.Al grido di no all’autostrada e persino al secondo lotto della tangenziale, si aggiunge un ‘altra esponente di Legambiente che, nel chiedere la ridiscussione complessiva del modello di sviluppo, critica fortemente la politica infrastrutturale di regione Lombardia, imperterrita nel costruire autostrade inutili come La Cremona-Mantova, La Broni-Mortara-Valtrompia, la Bergamo-Treviso, la Rho-Monza e la Vigevano-Malpensa.Infine c’è chi ha redatto una ipotesi progettuale alternativa e a costo zero che ha spedito a tutti i sindaci senza però aver ricevuto  risposta.  Nel suo studio ha dimostrato  numeri alla mano che,  se per andare da Como a Lecco ci vuole un’ora con l’autostrada Va-Co-Lc, facendo il giro per S36, Pedemontana e autostrada A8 si impiegano solo dieci minuti in più. Ma allora, vale la pena spendere 1 miliardo di euro per costruire un’autostrada per guadagnare così pochi minuti, quando non si hanno i soldi per garantire la sicurezza degli impianti scolastici? Il signore in questione è un responsabile del Servizio di Prevenzione e di Protezione e  delle scuole che ha controllato, ben 7 sarebbero da  chiudere.In sostanza, ciascuno degli intervenuti ha voluto rimarcare a chiare parole di essere ben consapevole che al giorno d’oggi certe infrastrutture si realizzano solo perché esistono potenti corporazioni che li sanno proporre e di fatto imporre e che la politica, accettando le proposte delle imprese, è più sedotta dal denaro che le società costruttrici riservano loro che dalle richieste della popolazione.La serata si conclude con  l’individuazione di un obbiettivo comune. Adesso tocca alla politica agire. Spetterà agli amministratori locali infatti compiere il prossimo passo: far approvare da ciascun Consiglio Comunale una delibera in cui venga espressa la propria contrarietà alla realizzazione dell’autostrada di  modo che giungano alla Regione le dovute pressioni a cambiare rotta. Si può fare?A questo interrogativo ha risposto con un’iniezione di ottimismo il presidente degli “Amici del parco nord” venuto in solidarietà da Milano. “Certo che si può fare e la nostra esperienza sta lì a dimostrarlo”. “Con la nostra azione” ha proseguito Arturo Calaminici “abbiamo ottenuto l’abbandono definitivo del progetto che prevedeva la costruzione all’interno del parco di una struttura elicotterista riservata all’attività di volo commerciale. Giusto un anno fa, alla data fatidica del 21 dicembre 2010,  il Consiglio regionale ha votato quasi all’unanimità l’odg  che ha sospeso definitivamente l’opera. Ma sapete  chi  ha votato contro la sospensione del progetto? Guarda caso l’assessore regionale Raffaele Cattaneo!”. Se loro ce l’hanno fatta a vincere, superando  l’ostinata volontà dell’assessore Cattaneo, l’augurio è che prossimamente venga coniugato anche in territorio comasco il celebre motto di obamiana memoria: yes, we can.