don't come knoking

North Vietnam 4 - Public bus vs. Touristic Bus


E il domani è arrivato.Il domani ha seguito la notte in cui ho dormito cullato dallo scroscio dell'acqua del ruscello dietro casa e dal canto dei grilli (quelli non mangiati) nelle risaie che quasi circondano la mia palafitta. Un piccolo angolo di paradiso che al mattino si concretizza nella materialismo di una bella zuppa di verdure e tagliolini in attesa del taxi per la Tong Dau Junction.Arrivato li avevo in previsione una lunga attesa all'ombra di un dehor del solito negoziettobar di fronte a un benzinaio situato sulla strada che arriva da Hanoi.Il classico posto da film. Perso in mezzo al nulla, crocevia di esistenze che il caso ha voluto fare incontrare proprio li. Mi accomodo su una sedia di plastica e non ho nemmeno il tempo di accendere una sigaretta che il minibus proveniente da Hanoi con direzione Dien Bien Phu arriva e si ferma davanti al distributore.Mi precipito per timore che riparta immediatamente e mi imbarco.Stimo che il minibus possa contenere 16 persone, come quelli turistici su cui ho viaggiato nei giorni precedenti. In realtà ci sono una trentina di persone a bordo ma non basta. Ci sono bagagli e scatoloni a non finire. I minibus di linea sono utilizzati come corrieri e come postini, di questo me ne renderò conto quando si fermerà più volte per le diverse consegne lungo il tragitto.Mi fanno sedere su quello che a prima vista è il posto migliore, cioè l'unico che consente talvolta di allungare i piedi. Tutti gli altri passeggeri sono pigiati almeno due per sedile e senza la possibilità di allungare le gambe. Non solo ma devono stare rannicchiati con le gambe sollevate perché a terra è pieno di scatoloni.Facile preferire i bus locali a quelli turistici quando si sta relativamente comodi.Dico relativamente perché il posto in cui posso allungare le gambe è l'unico che consente di caricare passeggieri in piedi per tratti limitati, cosa che viene fatta abbastanza frequentemente anche su questo minibus.Parentesi sui minibus turistici.Li odio ma riconosco che sono estremamente comodi e permettono di risparmiare un sacco di tempo. Li prendo solo se costretto e se non ci sono alternative.Non li amo perché ti costringono a star chiuso in una bolla di occidente impiantata nel sud est asiatico. Si parla di cose nostre, del nostro mondo, delle nostre realtà.In teoria.Perché il più delle volte ognuno sta per i cazzi suoi.Meglio il vociare e gli odori dei mezzi pubblici.Non mi azzardo a scrivere che almeno qui si comunica con i locali perché non è vero, nessuno parla la lingua degli altri.Ma a volte la comunicazione passa attraverso gli sguardi, una sigaretta offerta, la semplice condivisione di un lungo viaggio.I bus turistici sono una delle rovine dell'Asia, al pari delle luci al neon e dei tetti di metallo come diceva Terzani.Tutti sinonimi di civiltà che noi occidentali non vogliamo vedere con la consapevolezza che quella per noi è solo una parentesi in attesa di tornare ai nostri agi. Li però vogliamo che la gente viva come piacerebbe a noi, secondo l'idea che ci siamo creati dell'Asia grazie alle nostre letture.Ma chi siamo noi per negare lo sviluppo nel nome di un presunto mito del buon selvaggio.Ma alla fine della fiera è poi reale sviluppo il nostro?E perso in questi pensieri procedo nel viaggio in direzione Dien Bien Phu.