Mentre li in Italia si manifesta contro la laicita' dello stato qui in un paese di musulmani "cattivi" si e' passata una piacevole giornata!Kashgar, citta' mito lungo la via della seta: di qui in avanti la via si biforca in due rami per aggirare il deserto del Taklamakan, di qui indietro verso occidente inizia la dura via per i passi montani dell'Irkeshtam e del Torugart. In tutti e due i sensi quindi Kashgar rappresentavo l'inizio del tratto piu' duro della via della seta.Cosa resta oggi della vecchia Kasghar, crocevia di merci, fedi e idee?Citta' cosmopolita e aperta a tutte le forme religiose piu' di quanto non lo siano le nostre democrazie contemporanee?Ad un rapido sguardo nulla: arrivati il primo giorno ci ha dato l'impressione della solita' citta' colonia della Cina, dove tutto il passato e' stato distrutto in nome di una presunta nuova civilta'.E invece non e' cosi', semplicemente avevamo visto la parte della citta' sbagliata. In realta' i cinesi sono la minoranza, gli Uighuri che abitano qui da secoli sono ancora la maggioranza. E soprattutto conducono ancora una vita che e' quella di sempre, quasi uguale a quella dei secoli passati.Kashgar e' la citta' da me visitata che presenta i maggiori contrasti tra passato e presente, non dico futuro perche' stenta ad inserirsi nella parte cinese all'interno dell'epoca attuale. Ma nella vecchia citta' uigura si respira aria medioevale.Il pane viene fatto e cucinato in forni per strada cosi' come si faceva secoli fa, lo stesso vale per i macellai che espongono la carne si montone ai crocicchi delle strade dove non e' inusuale vedere carretti trainati da asini (cosa normale nelle campagne circostanti dove l'asino e' di granlunga il mezzo di trasporto piu' diffuso). Tutti hanno qualcosa da vendere; frutta secca a montagne (albicocche, uva passa, ciliegie), spiedini di montone, zuppe di tagliolini, frutta fresca, verdure, vestiti, scarpe, paioli, teire, bidoni per l'acqua, cappelli,coltelli, letti, cassapanche, tutto e dico tutto fatto a mano nel retrodi botteghe buie e cadenti che hanno sicuramente piu' di un secolo. E nel retro ci si vive, la bottega e' casa e la casa e' bottega.Ogni via della citta' antica e' dedicato ad un settore merceologico, lunghe fila di prodotti tutti uguali si aprono ai nostri occhi.E nei vicoli stretti oltre il mercato quel che resta degli antichi caravanserragli. Qui riposavano i cammelli prima di inoltrarsi nel Taklamakan, che tradotto letteralmente vuol dire 'se entri non esci'.Questa e' la Kashgar del XXI sec. Ma tutto cio' pare non sia niente rispetto al mercato che si tiene ogni domenica da tempo immemorabile. Domani si vedra'
Kashgar Day
Mentre li in Italia si manifesta contro la laicita' dello stato qui in un paese di musulmani "cattivi" si e' passata una piacevole giornata!Kashgar, citta' mito lungo la via della seta: di qui in avanti la via si biforca in due rami per aggirare il deserto del Taklamakan, di qui indietro verso occidente inizia la dura via per i passi montani dell'Irkeshtam e del Torugart. In tutti e due i sensi quindi Kashgar rappresentavo l'inizio del tratto piu' duro della via della seta.Cosa resta oggi della vecchia Kasghar, crocevia di merci, fedi e idee?Citta' cosmopolita e aperta a tutte le forme religiose piu' di quanto non lo siano le nostre democrazie contemporanee?Ad un rapido sguardo nulla: arrivati il primo giorno ci ha dato l'impressione della solita' citta' colonia della Cina, dove tutto il passato e' stato distrutto in nome di una presunta nuova civilta'.E invece non e' cosi', semplicemente avevamo visto la parte della citta' sbagliata. In realta' i cinesi sono la minoranza, gli Uighuri che abitano qui da secoli sono ancora la maggioranza. E soprattutto conducono ancora una vita che e' quella di sempre, quasi uguale a quella dei secoli passati.Kashgar e' la citta' da me visitata che presenta i maggiori contrasti tra passato e presente, non dico futuro perche' stenta ad inserirsi nella parte cinese all'interno dell'epoca attuale. Ma nella vecchia citta' uigura si respira aria medioevale.Il pane viene fatto e cucinato in forni per strada cosi' come si faceva secoli fa, lo stesso vale per i macellai che espongono la carne si montone ai crocicchi delle strade dove non e' inusuale vedere carretti trainati da asini (cosa normale nelle campagne circostanti dove l'asino e' di granlunga il mezzo di trasporto piu' diffuso). Tutti hanno qualcosa da vendere; frutta secca a montagne (albicocche, uva passa, ciliegie), spiedini di montone, zuppe di tagliolini, frutta fresca, verdure, vestiti, scarpe, paioli, teire, bidoni per l'acqua, cappelli,coltelli, letti, cassapanche, tutto e dico tutto fatto a mano nel retrodi botteghe buie e cadenti che hanno sicuramente piu' di un secolo. E nel retro ci si vive, la bottega e' casa e la casa e' bottega.Ogni via della citta' antica e' dedicato ad un settore merceologico, lunghe fila di prodotti tutti uguali si aprono ai nostri occhi.E nei vicoli stretti oltre il mercato quel che resta degli antichi caravanserragli. Qui riposavano i cammelli prima di inoltrarsi nel Taklamakan, che tradotto letteralmente vuol dire 'se entri non esci'.Questa e' la Kashgar del XXI sec. Ma tutto cio' pare non sia niente rispetto al mercato che si tiene ogni domenica da tempo immemorabile. Domani si vedra'