il senso della vita

Mamma Cristina ... una grande mamma (mamma in coma)


Articolo ripreso da "la Nazione":LA BIMBA DEL MIRACOLO Dal dolore al gesto d’amoreGrazie alla mamma una donna può vivere Una paziente ricoverata al Niguarda ha ricevuto il fegato. Le condizioni della neonata rimangono stabili ma i medici sono ottimisti. L'ospedale ribatte sui problemi etici: 'non c'è stato accanimento terapeutico' Milano, 12 giugno 2006 - Dal dolore al gesto d’amore. Gli organi di Cristina sono stati donati per dare speranza di vita ad altre persone. L’ennesimo sacrificio nella storia che ha commosso l’Italia. Il fegato è già stato donato, ieri, a una donna ricoverata all’interno dello stesso ospedale Niguarda. La paziente, da tempo in lista d’attesa, affetta da una grave forma di insufficienza epatica ora ricomincia a vivere. Quanto agli altri organi, i reni e le cornee, sono a disposizione della banca degli organi. "Siamo addolorati perché nostra figlia è morta, ma comunque ha lasciato un ricordo, un bel ricordo di sé. Con la piccola Cristina Nicole, la figlia che tanto desiderava, e con gli organi che abbiamo donato", ha detto la madre di Cristina, l’estetista 38enne, in stato di morte cerebrale che sabato ha dato alla luce una bimba di appena sette etti. Nata dopo la 29esima settimana di gestazione. Un’impresa nella quale tutto il personale dell’ospedale si è lanciato senza risparmiarsi. Infine, il miracolo. Un esserino fragile fragile che ha dimostrato però una grande forza. Le sue condizioni si mantengono stabili. Secondo il bollettino medico dell'ospedale di Niguarda, la giornata di ieri, "è trascorsa senza particolari problemi. Il peso è leggermente diminuito, da 709 a 650 grammi, ma si tratta di un calo ponderale prevedibile nelle prime giornate di vita". La piccola Cristina Nicole, "respira sempre autonomamente", senza aver bisogno di essere aiutata con l’ossigeno e "gli esami ematochimici si mantengono nella norma". Stabile anche dal punto di vista cardiocircolatorio. La prognosi resta comunque riservata, e bisognerà aspettare almeno un mese prima di poter stare tranquilli. Su questa storia che i medici non vogliono definire miracolo, si sono abbattute comunque anche le polemiche. I medici del Niguarda sono stati accusati di 'accanimento terapeutico'. In realtà difeso anche dalla Chiesa. Per don Vittorio, il cappellano dell’ospedale Niguarda è "stata fatta la scelta giusta. Il comitato bioetico non è stato neppure interpellato, perché nei casi di morte cerebrale la legge lo permette". "Un accanimento terapeutico non solo motivato ma anche doveroso", sostiene anche monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia della Vita. "È lecito continuare l'assistenza meccanica intensiva di una paziente allo scopo di salvare la vita del suo bambino", spiega. Secondo monsignor Sgreccia "se non ci fosse stato il bambino sarebbe stata un'attività inutile e sproporzionata e anche illecita. Perché non rispettosa della dignità della morte". Stavolta, invece, c’era un fine. Dal canto suo, il direttore di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Niguarda, Salvatore Garcia, risponde alle polemiche: "Mi meraviglio che vengano posti dei problemi etici in questo evento quando lo stesso problema dovrebbe porsi ogni volta che c'è un parto prematuro". Per poi aggiungere: "Lo scopo di qualunque parto è finalizzato al benessere del bambino". Così come respingono i risvolti etici del tenere in vita una donna per farle portare avanti la gravidanza. "Nel caso della donna, la condizione di morte cerebrale è stata accertata fin dalle prime ore di degenza in Neurorianimazione — spiega il direttore sanitario dell’ospedale Niguarda, Luca Maria Munari —. Quando abbiamo verificato che il feto era vitale è stato deciso di sospendere la prassi medico-legale che porta alla dichiarazione di morte, prassi ripresa subito dopo il parto". In termini scientifici significa che, nello stato clinico della donna, non c'era alcuna differenza tra prima e dopo la nascita della bambina. Per accertare la morte cerebrale un collegio tecnico deve infatti lasciar trascorrere 6 ore durante le quali il paziente viene sottoposto ad una serie di controlli, tra cui tre encefalogrammi che devono risultare tassativamente piatti. Per la mamma di Cristina il conto alla rovescia è stato solo rinviato. Di 78 giorni. Per consentire a sua figlia di nascere. E di vivere.