il senso della vita

India, non possiamo tacere


Articolo di Mauro Barsi Presidente del progetto Agata Smeralda26/09/2008 Da mesi, e con picchi terribili di violenza, è colpita la comunità cristiana in India. Un fatto dolorosissimo per due motivi. Da una parte c’è lo sgomento che colpisce ogni qualvolta nel cuore dell’uomo si scatena l’attrattiva al male rivolto al proprio fratello. Stavolta, in particolare nello Stato indiano dell’Orissa, gruppi sempre pià numerosi di fanatici indù hanno intrapreso un’assurda “caccia al cristiano”, incendiando chiese e abitazioni, uccidendo sacerdoti e suore, colpendo alla cieca tutti coloro che in quel Paese appartengono alla comunità cristiana. Gente totalmente inerme, che ha la sola “colpa” di avere una fede diversa, la “colpa”, forse, di considerare propri fratelli e sorelle anche quei gruppi, quelle caste, che nel sistema sociale indiano induista sono considerate “intoccabili”. Questo, anche in India, fanno i missionari cristiani: non un’opera di astuto proselitismo, ma un chinarsi amorevole su uomini, donne e bambini che nessuno cura ed ama, uomini, donne e bambini poveri e malati, che spesso vivono e muoiono ai bordi delle strade. L’esempio più noto al mondo è quello delle suore di Madre Teresa di Calcutta, una delle poche luci di carità e di amore disinteressato ai fratelli nelle grandi metropoli indiane così come nei piccoli villaggi.Il secondo motivo di grande sofferenza è constatare che il mondo assiste con indifferenza a questa escalation di violenza omicida. Per molto meno i mass media e i governi occidentali si sono mossi, hanno attivato campagne e pressioni, avviato inchieste e interventi. Stavolta la “caccia al cristiano” sembra non interessare a nessuno. E questo è molto grave. Tanto più che pare si dimentichi che tra i diritti umani fondamentali vi è quello di professare liberamente la propria fede religiosa, un principio che in India, come peraltro in alcuni Stati islamici viene palesemente negato.Il Progetto Agata Smeralda ormai da anni è presente, pur in modo assai limitato, anche in India: attraverso qualche decina di adozioni a distanza nell’orfanotrofio e nella scuola di Panachepally, nello Stato del Kerala e finanziando alcuni progetti in campo sanitario e scolastico nella regione di Calcutta. Non solo dunque siamo vicini a questi fratelli che oggi vengono perseguitati, ma vogliamo alzare la nostra debole voce per contribuire a rompere questo colpevole silenzio. Per questo ci appelliamo al Ministero degli Esteri italiano, affinché assuma, con la massima decisione e tempestività le idonee iniziative diplomatiche, coinvolgendo l’Unione Europea, nei confronti dell’India, affinché sia stroncata questa catena di violenze, proteggendo i cristiani presenti in quel Paese, e assicurando il diritto di libertà religiosa.E ognuno di noi può fare qualcosa: scriva ai giornali, sollecitando una maggiore attenzione, e, sopratutto, attiviamoci per rendere più numerose le adozioni a distanza indirizzate ai bambini dell’India: solo con un supplemento d’amore, solo rafforzando e sostenendo la presenza in India di persone che si spendono a servizio dei fratelli –senza fare distinzione di credo e condizione sociale- si potrà superare questa grave crisi.Mauro Barsi Presidente del progetto Agata Smeralda