C'est la vie

Tommy


GIUSTIZIA E' STATA FATTA!!!«Ergastolo». Basta la parola e l'applauso risuona nell'aula dove la Corte d'Assise di Parma ha appena giudicato colpevole dell'omicidio del piccolo Tommaso Onofri, il muratore siciliano Mario Alessi.
Un applauso liberatorio del pubblico, la voce flebile rotta dalle lacrime di Paola Pellighella, la mamma del piccolo sequestrato e ucciso il 2 marzo 2006: «Me lo dovevano. Una sentenza esemplare. Adesso mi sento vuota». Adesso, che giustizia è fatta, forse sarà ancora peggio per questa madre il cui volto da due anni non ha più forma. Sfigurato da un dolore immenso, assoluto, senza via di ritorno. Il corpo minuto al fianco di quello enorme, eppure tanto fragile del marito, Paolo Onofri, il cui nome (non bastasse la tragedia) è stato più volte infangato. Dal quel maledetto marzo in cui non esiste più un futuro ma solo un passato lacerante da rivivere ogni giorno, Paolo e Paola si sono sorretti a vicenda, sono rimasti in piedi con la sola forza dei nervi. Lei nascosta dietro occhiali scurissimi, lui coi polmoni sempre più neri di quelle sigarette che non ha mai smesso di fumare un solo minuto. Ora il rischio è che si lascino andare, senza più forze, nel chiuso della loro casa dove il fratello più grande di Tommy, Sebastiano, è dovuto crescere troppo in fretta, vittima anche lui della violenza senza umana pietà di un gruppo di balordi. L'ha detto lo stesso Onofri, ieri dopo la lettura della sentenza: «Questo è solo un capitolo, la parola fine non arriverà mai». Poco prima, dopo le dichiarazioni spontanee di Alessi, il papà di Tommy era stato durissimo: «Abbiamo toccato il fondo, l'abisso dell'indegnità. Non ho parole». Il muratore, in un ultimo disperato tentativo di difesa, aveva tirato di nuovo fuori la storia del piano per sequestrare la Pellighella di cui era a conoscenza anche il marito. Professandosi innocente («Ho partecipato al rapimento ma sulla morte di Tommaso ho la coscienza a posto»), il muratore ha provato, subito bloccato dal presidente della corte d'assise, a chiedere «scusa e perdono» alla signora Paola. Che si è alzata ed è uscita dall'aula. Troppo presto, e chissà se il momento arriverà mai, per perdonare chi le ha portato via il suo bambino quando stava appena entrando nella vita. I giudici non hanno creduto nè che l'esecutore materiale dell'omicidio fosse Salvatore Raimondi, l'ex pugile condannato a vent'anni con rito abbreviato, nè che Antonella Conserva, compagna di Alessi fosse estranea ai fatti. Per lei trent'anni di reclusione per aver progettato il rapimento. «Se fosse stata condannata a 29 anni, questo sarebbe stato un processo perso», il commento del pm Lucia Musti, anche lei con gli stessi occhi lucidi della famiglia Onofri.