Creato da Die972 il 17/07/2006

Corri Forrest Corri!

Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose, dove va, cosa fa, dove è stata.

 

 

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Pagine d'album: La Francigena (giorno 2)

Post n°73 pubblicato il 16 Maggio 2008 da Die972
 


26/4/2008 C'è del Pulp a Buonconvento
Chiedetelo al farmacista di Buonconvento se abbiamo strafatto. Quando è venuto a tirar su la saracinesca eravamo seduti lì fuori ad aspettarlo con gli zaini a terra e dei bei problemi di vesciche ai piedi. I problemi maggiori ai mignoli, per entrambi. Razzia di compeed e truce spettacolo in mezzo alla strada con me e il Demiurgo a improvvisare interventi chirurgici e operazioni preventive. C’è qualcosa di pulp in questo nostro armeggiare con brandelli di pelle. Giuro, ho visto un vecchietto seduto vicino a noi alzarsi e cambiare posto. Ma l’animo è sereno e il morale alto, il dolore ai piedi passerà cammin facendo, ne siamo certi. L’accoglienza all’affittacamere è stata perfetta, tanto che mi è sinceramente dispiaciuto doverlo lasciare così velocemente. Ma è la maledizione del viandante: mai affezionarsi troppo ai luoghi!
Si lascia Buonconvento e ci si butta subito su e giù per colline e boschetti spettacolari. Primi incontri: una signora distinta a cavallo, che ci saluta, e una coppia di americani, anche loro diretti a piedi a Montalcino, che ci chiedono con insistenza la strada per la chiesa di san’Antonio.
Superato Bibbiano dirigiamo verso sud, entriamo in una tenuta vinicola (sbagliando strada) ma la carta e il Garmin ci dicono di scendere lo stesso in quella direzione, e infatti guadagnamo velocemente attraverso i campi il passaggio della ferrovia Siena-Grosseto.

Diffidate di sant’Anna, dei nuovi contadini e dei frati dell’Abbadia
Da quel momento il percorso assume sempre più un retrogusto frustrante. Vediamo lì davanti a noi, più o meno a ore 10, il colle di Montalcino, ma la strada sembra disinteressarsi di questo, accidenti a lei, anzi, sembra portarci sempre più a destra, e a destra ancora, e la sensazione è che stiamo facendo un giro luuuuungo lungo solo perché c’è un unico ponte sull’Ombrone da attraversare, che si trova troppo a ovest rispetto alla direzione ottimale. L’unica soluzione sarebbe improvvisare una variante sfruttando il ponte ferroviario e inoltrarci ai bordi di un fosso per raggiungere, dopo uno strappo in salita fuori sentiero, l’Abbadia Ardenga. Ma facciamo buon viso a cattivo gioco e proseguiamo lungo la strada che tutte le guide consigliano, anche se l’Abbadia appare proprio sopra di noi… anche se ci si prospetta un immenso giro dell’oca. A peggiorare la situazione scopriamo con sconcerto che la Tenuta Agricola Sant’Anna ha chiuso la strada interpoderale che secondo i programmi dovevamo percorrere, trasformandola in una lunga strada cigliata di cipressi ad uso privato. Stiamo avvertendo distintamente, man mano che percorriamo le campagne, che sempre più tenute e casali stanno passando dalla proprietà dei contadini di una volta, forti e generosi, che il terreno lo lavoravano con sudore e che erano abituati a una sorta di complice collaborazione con i vicini, ai nuovi proprietari di città, ricchi ed egoisti, che si sentono aristocratici illuminati dediti all’otium campestre, ma in realtà sono beceri ignoranti che puntano solo a far soldi a palate con loro Brunello di Montalcino del cazzo, magari anche adulterato, e mettono lucchetti a pitt-bull ovunque purchè la gente giri lontano. Ricordatevi bene: Tenuta Sant’Anna. Se trovate un’etichetta del genere BOICOTTATELA!
Scusate lo sfogo.
Riprendiamo il nostro – a questo punto ancora più lungo – giro dell’oca, e raggiungiamo l’Abbadia Ardenga dopo un bel pezzo di strada percorso tenendo l’abitato di Montalcino alle nostre spalle (!!). Si tratta si un magnifico edificio romanico-lombardo del XI sec. (ora adibito ad agriturismo), i cui frati erano diventati talmente potenti che nel ‘400 Papa Pio II se la fece sotto e decise di sopprimerla in fretta e furia. Spezzo una lancia a favore del Piccolomini, quei frati non dovevano essere troppo simpatici se nel 1313 somministrarono un’ostia avvelenata all’Imperatore Arrigo VII, colpevole di aver chiesto loro ospitalità lungo il suo viaggio francigeno verso Roma.

Di Illuminati e di meno Illuminati
Le sorprese non mancano, come quando vediamo spuntare dal profilo di un campo di grano alcune creature mostruose che si stagliano contro il cielo azzurro. Curiosiamo nel casale annesso e scopriamo che i proprietari hanno piazzato in giro delle targhe di bronzo contenenti alcune poesie. Ne cito una:
“Il prossimo passo, forse un’occasione di svolta.
L’occasione per dire di si, o forse di no.
Un giorno come nessun altro,
uno spicchio di sole che ti colpisce il viso.
Una mattina che sembra mandata dall’oroscopo.
Qualcuno dall’altra parte di un abisso,
che tende una mano.
Il progetto di una nuova vita.
Quaranta alberi da piantare.
Un viaggio all’indietro.
Un biglietto spedito.
Una fontana da costruire.
Una nuotata con i delfini.
Un regalo da offrire.
Uno specchio che riflette un’altra era.
Un cuore di vetro blu sotto il tuo cuscino.
Che cosa senti avvicinarsi a te,
mentre sposti le foglie delle viti
ed attraversi questo luogo?”

Frances Mayes

Io e il Demiurgo, che certe cose le apprezziamo, ce ne andiamo non senza emozione dopo aver ribattezzato il luogo: la Tenuta degli Illuminati. Da cosa nasce cosa, si finisce per parlare di politica. Buttando nel cesso il suo proverbiale essere politically-correct, il Demiurgo si inoltra in un intricato discorso para-leghista sulla necessità di istituire tre grandi Stati federati: La Padania, l’Etruria e il Regno delle quattro mafie. Sgrano gli occhi e capisco che la stanchezza e il sole stanno picchiando forte. Eppure sulla carta dovrei essere io il bergamasco / leghista. Vorrebbe abolire le provincie, io credo sia meglio di no, altrimenti i piccoli comuni dovranno contrattare direttamente con le Regioni, il che non è facile. Raggiungiamo un compromesso storico, che ci riallinea sulle stesse posizioni: teniamoci le Provincie, ma aboliamo le Regioni e istituiamo queste cazzo di tre macroregioni così siamo tutti contenti. Procediamo, e in cuor mio confido che questa sciagurata deriva destrorsa venga spazzata via dal previsto pranzo a Montalcino.

Montalcino sferracavalli e sfamaviandanti
Finalmente attacchiamo la salita per Montalcino, dove pranzeremo. Scopriamo con sconcerto che la via che punta dritto per dritto la sommità di Montalcino si chiama “strada sferracavalli”. Ci viene il torcicollo a guardarla risalire il colle. Prendiamo il coraggio a due mani e la imbocchiamo. Scopro con grande soddisfazione che le lunghissime leve del Demiurgo, che gli consentono passi lunghi e distesi in pianura e dunque una velocità tendenzialmente maggiore della mia, nelle salite ripide si rivelano di grande impiccio, mentre io prendo la salita a morsi. Lo vedo arrancare ma almeno non parla più di Etruria etc etc. In breve siamo in città, ci bagnamo alla prima fontanella e parte la scorribanda al villaggio. Troviamo un’ottima locanda dove mangiamo da Dio e beviamo ancora meglio (Brunello, ovviously). Si riparte rifocillati e soddisfatti. Non sembra vero, dopo tutta la strada fatta, ma ci aspetta ancora un intero pomeriggio di cammino prima di raggiungere Sant’Antimo.

Il lato erotico di Sant'Antimo
La strada per Sant’Antimo si rivela in effetti molto intricata e lunga. Visitiamo uno splendido abitato etrusco del VII a.C., svalichiamo verso la Val d’Orcia e passiamo attraverso l’incantevole borgo di Villa a Tolli, dove c’è un agriturismo che ci sentiamo di consigliarvi. Poco prima della discesa finale sull’Abbazia ci imbattiamo in una grande colonna in cemento armato in cima alla quale, ormai in preda a stanchezza cronica, anzi, direi esistenziale, il Demiurgo vorrebbe ritirarsi in meditazione per il resto della vita, come gli antichi stiliti. Ma alla fine siamo a Sant’Antimo. Peccato per quella megafesta scout che si sta svolgendo tutt’intorno. Ormai è sera. Arriviamo alla locanda di Castelnuovo dell’Abbate dove alloggeremo. Ospitalità così così, ma è quello che passa il convento. La nota positiva è la bella ragazzina che serve ai tavoli. Ama la nostra compagnia, ammicca, fa battute, si spinge perfino a dispiacersi che ci fermeremo solo una notte. Il nostro orgoglio maschile è alle stelle, e l’ormone pure (parlo del mio, il Demiurgo non posso dire, che tiene famiglia..). Sarà il fascino degli uomini avventurosi? Mi viene il dubbio che sia solo gentilezza e disponibilità dovute al fatto che è il suo primo giorno di lavoro in locanda. Ma la frittata è fatta, ormai, ed avrò una notte agitata, solcata da improponibili sogni erotici.



Lungo la Francigena # 2 Buonconvento-Sant'Antimo at EveryTrailMap created by EveryTrail:Share GPS tracks

 
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Die972
Die972 il 21/05/08 alle 12:24 via WEB
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PAROLE...

"Todo pasa y todo queda,
pero lo nuestro es pasar,
pasar haciendo caminos,
caminos sobre el mar.

Nunca persequí la gloria,
ni dejar en la memoria
de los hombres mi canción;
yo amo los mundos sutiles,
ingrávidos y gentiles,
como pompas de jabón.

Me gusta verlos pintarse
de sol y grana, volar
bajo el cielo azul, temblar
súbitamente y quebrarse...

Nunca perseguí la gloria.

Caminante, son tus huellas
el camino, y nada mas;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
Al andar se hace camino,
y al volver la vista atras
se ve la senda que nunca
se ha de pisar.
Caminante, no hay camino,
sino estelas en la mar.
[Antonio Machado]

Tutto passa e tutto resta
ma il nostro destino è di passare
passare disegnando percorsi
percorsi sul mare.

Non ho mai rincorso la gloria,
nè voglio lasciare nella memoria
degli uomini la mia canzone;
io amo i mondi sottili,
in assenza di gravità e gentili,
simili a bolle di sapone.

Mi piace vederli mentre si dipingono
di sole e di rosso, volare
nel cielo azzurro, tremare
improvvisamente e svanire...

Non ho mai rincorso la gloria.

Viandante, sono le tue orme
il cammino e niente di più;
Viandante, non c’è una strada,
la si costruisce camminando.

Mentre vai si fa la strada
e voltandoti
vedrai il sentiero che mai
più calpesterai.
Viaggiatore,
non esiste una strada,
ma solo scie nel mare.


"Superba è la notte
quando cadono gli ultimi spaventi
e l'anima si getta all'avventura".
[Alda Merini]

"Le case abbandonate sono come gli uomini. Alcuni tengono duro, altri crollano. Dolore e solitudine fanno cadere uomini e muri."
[Mauro Corona]

 

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