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LE BUFALE DEL GIORNALISMO, I BOCCALONI E LE PAURE MEDIATICHE

Post n°92 pubblicato il 06 Aprile 2009 da purca
 

Abbiamo molto apprezzato l’ottimo e educativo servizio sulle bufala mefitica dello zoofilo della televisione della Svizzera italiana. E’ una case history che andrebbe proposta non solo agli studenti di scienze della comunicazione ma anche a tanti colleghi giornalisti.

Ammetto che non conoscevo questa grande bufala mediatica e sociologica ma è la prova di come la commistione tra mass media, paure collettive possa giocare brutti scherzi.  E quel che fa più impressione è questa opinione pubblica carne da macello che pur nell’era di internet e della informazione consapevole ha meccanismi mentali da età infantile.

 

Ed è apprezzabile il mea culpa che avete fatto, circostanza rara tra la categoria dei giornalisti.

 

Nel servizio ho riscontrato delle tesi che io sostengo da tempo e  cioè che il giornalismo non è scienza o verità assoluta ma solo mood come direbbero gli inglesi: umoralità. Lo scopo è vendere, far audience e questo lo si fa solo impacchettando notizie che tirino.

 

Altra teoria che trova un riscontro è quella del giornalista che segue il branco: tipico del comportamento degli animali da redazione (mi si passi questo riferimento etologico): si fa diventare un fatto notizia non per le intrinseche peculiarità del fatto stesso ma perché tutti gli altri lo fanno e tu non puoi essere da meno. Questo l’ho sperimentato e lo sperimento di persona ogni giorno.

 

Cito solo i casi della fobia da cane azzannatore che scoppia ogni tanto sulla stampa italiana: c’è un episodio di un cane che azzanna il padrone e poi a catena tutti gli altri fatti simili diventano notizia: tanto che due ani fa credo, per qualche giorno sembrava che i cani in Italia fossero impazziti. Con i commenti delle sciure di turno del tipo: oggi i cani mangiano le persone”. Con tutto il corollario di esperti, sociologhi che discettavano sul da farsi.

Per non parlare – ma qui entriamo più nel raffinato dal punto di vista della pianificazione mediatica studiata a tavolino, della sindrome da cronaca nera che ha imperversato in Italia quest’anno (salvo poi scoprire, statistiche alla mano, che i delitti in Italia sono calati nel 2008).

Infine, una nota: il vostro ottimo servizio mi ha ricordato, mutatis mutandis, Bowling Colombine, opera egregia del grande Michael Moore sulla sindrome da criminalità mediatica negli Usa.

 

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