Divorzio Separazione

Ring Verbali


Viviamo in una società dell’immagine - televisiva, televideofonica, dvdzzata - che pone al top della scala i giovani fisici palestrati; non meraviglia dunque che l’«esibizione di muscoli» si trasferisca dalle palestre ginniche a quelle della vita di tutti i giorni - lavoro, viaggi e spostamenti, rapporti sociali in genere - esasperando gli scontri verbali, e - in casi fortunatamente assai più rari - anche fisici. È la televisione il ring su cui quotidianamente si assiste a scontri di ogni tipo. L’arena di un circo dove scorre assai più sangue (fortunatamente per lo più "virtuale") di quello versato duemila anni fa al Colosseo.Presentatori petulanti, giornalisti invadenti, politici aggressivi, polemisti esagitati, creano, inconsciamente (forse) ma non per questo del tutto incolpevolmente, modelli di comportamento di massa. Le borsettate e i calci dati e ricevuti in diretta tv, durante un programma in prima serata sulla rete ammiraglia della Rai, fra una donna ministro della Repubblica e una famosa deputata hanno fatto di entrambe non l’oggetto della generale riprovazione, bensì le eroine di un "political wrestling" che ha appassionato ed eccitato milioni di telespettatori. Non bastassero gli scontri fisici sul campo di gioco fra le star del pallone, che la moviola esalta e ripete a dismisura, le trasmissioni del dopo-partita si imperniano su personaggi del mondo dello spettacolo che fanno della provocazione e dell’aggressione verbale dell’antagonista la base stessa della loro celebrità; una celebrità che ovviamente alimenta i loro cospicui introiti esponendoli di tanto in tanto al "rischio professionale" di una citazione in giudizio per calunnia o per diffamazione. Più alta è la polemica, più celebri sono i suoi protagonisti, più elevate le richieste di risarcimento, e maggiore è la fama che ricade sui partecipanti alla tenzone. Facile dunque, per la gente comune, identificarsi con questi "campioni" e adeguarsi al loro modello di comportamento.Date queste premesse non c’è da meravigliarsi se stia diventando sempre più "alla moda" reagire alle offese, vere o presunte che siano, ricorrendo all’avvocato per lavare l’onta direttamente nelle aule giudiziarie, come un tempo i gentiluomini usavano fare affrontandosi, ad armi pari e con l’ausilio dei padrini, all’alba o al tramonto in una radura fuori città. Ma il motivo che porta gli italiani a diventare sempre più "litigiosi", probabilmente, trova anche altre spiegazioni. Fra queste c’è il fatto che oggigiorno sta lentamente svanendo l’antico timore nei confronti dell’apparato giudiziario - chi non ricorda, ne "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni, la vicenda dei capponi di Renzo? - un tempo visto come una tagliola pronta a scattare a danno degli ingenui e degli umili, al di là dell’umana considerazione dei torti e delle ragioni.In secondo luogo, la crescita esponenziale del numero degli studi legali rende più facile il ricorso ai tribunali. Terzo, popolari trasmissioni televisive come "Forum" alimentano l’idea (non sempre fondata, visto che nel caso in questione si tratta di un arbitrato finalizzato allo spettacolo e al divertimento del pubblico) che si possa sempre far valere le proprie ragioni facilmente, rapidamente ed efficacemente.Ma al fondo di questo fenomeno c’è assai di più: esso è frutto di un cambiamento culturale. Al di là dell’influenza dei modelli di comportamento televisivi di cui si parlava sopra, nei decenni del Dopoguerra si è assistito all’eclissi di quelle antiche doti popolari insite nella cultura contadina che col declino della stessa, ormai, si stanno facendo sempre più rare, come la modestia e la prudenza. Viviamo in una società che va sempre più di corsa, la società del tutto e subito, dove vince e si afferma chi non solo è baciato dalla fortuna, ma anche sa affermare e sfruttare fino in fondo le opportunità che la sorte gli offre.Gli esempi si sprecano: le vacanze non sono ben riuscite se non sono brevi e intense, mentre oziare - ritagliarsi cioé, come insegnavano i latini, uno spazio per godere della meditazione e per assaporare la quiete - è considerato un perder tempo. Molto meglio allora sudare sette magliette per "tonificarsi" "rigenerarsi" ed "espellere le tossine" facendo sport meglio se "estremi".Nelle professioni, nel commercio o nelle attività imprenditoriali il principio-guida è che «il fine giustifica i mezzi»: l’importante è insomma ottenere il risultato desiderato, mentre è secondario se la via del successo è lastricata di malefatte impunite.Non c’è da meravigliarsi se anche l’offesa ricevuta possa trasformarsi in uno strumento di autoaffermazione: strumentalizzare l’errore altrui per ricavarne un guadagno, in termini economici, innanzi tutto (risarcimento del danno morale) ma anche in termini di notorietà se, nel gioco, entrano personaggi in vista.