Il sole era timido stamattina, un'altra alba che tardava ad arrivare. La notte è passata in qualche modo, senza ferite, senza guarigioni. Quel fragile equilibrio che rimanda tutto, non parlarne più, non provarci più. Avevo questa giornata nuova tra le mani e tutto il mio passato che ti restava esposto alle mie spalle. Erano i tuoi occhi a pesarmi sul collo mentre mi preparavo ad uscire, era la tua preoccupazione a coprirmi strati su strati per prepararmi a questa domenica che nasceva così fredda. Infine sono partita, erano chilometri buoni che passavano sotto di me, mi divertivo ad ascoltare distante le parole che non mi riguardavano, mi perdevo a guardare la battaglia nel cielo, un continuo alternarsi tra sole e pioggia, seguivo sulla pianura divisa a campi colorati le ombre delle nuvole. Arrivare era stato indolore, sentivo solo freddo, amore mio, freddo nell'anima e negli occhi. Lì mi divertiva guardare le divise, confrontare i colori e gli stili, scegliere la mia preferita. Non sono soldati, non richiamano la guerra, sono ordine e legalità, sono un simbolo della pace che faticosamente manteniamo. C'era questa piccola banda di fiati, portavano un buffo papillon, il corteo era breve e disomogeneo, eravamo pochi, troppo pochi. Poi la messa. Nonostante i miei litigi interiori mi ritrovo sempre in chiesa ultimamente. E la mente distratta vagava, ogni tanto sorridevo a te, poi guardavo in giro, una chiesa moderna, brutta, sculture in legno grezzo, interessanti, altare illuminato come un palcoscenico, ambiguo. Poi hanno nominato alcuni caduti, i morti di questa guerra domestica che si svolge silenziosa, in tutta sicurezza. Avevo in testa quell'infinità di dolore di tutte le guerre, credevo che mai più avrei fatto pace con l'umanità. Poi l'ho vista. Era lei, la nostra fragile, forte, magrissima Gemma. Era anche Esther, raccontava di un piccolo eroe di cui nessuno ricorderà mai il nome, ma di cui tutti dovrebbero ricordare il senso di come ha vissuto. Ho ricevuto quel pezzetto di camicia insanguinata. Ho dato senso alla sua morte. E ho perdonato Dio. E mi sono sentita di nuovo figlia, senza rancore, senza livore, pura finalmente, assolta, risolta, dopo la confessione lasciata ad un angelo. E ho partecipato ai sacramenti, dopo anni. E ho pregato intensamente. Poi ero leggera, fuori il sole ancora non iniziava a scaldare, ma era luminoso in quel piccolo parco davanti al monumento. La banda ha intonato l'inno nazionale, uomini sull'attenti, donne che canticchiavano. Un ragazzino è uscito dalle file, il suo strumento brillava in mano, in quei passi vedevi l'emozione di sentirsi gli occhi addosso. Suona "Il Silenzio". Il gruppo delle vedove trema, la corona di alloro viene posata, i saluti militari vacillano. La tromba di Aska intona una piccola morte, in cui rinascere ancora.Infine sorrisi, saluti. Tutti al rinfresco. Mangiare qualcosa per ingoiare il nodo in gola. E vino. Tanto, tanto, vino. E finalmente le risate.Tornando ascoltavamo musica dalla radio, in ogni nota ti sorridevo, grata per come mi accompagni dolcemente, rinata nel nostro amore puro, felice di crescere insieme a te.E' bello avere un abbraccio in cui raccogliermi così...Ti amo angelo bello...
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Il sole era timido stamattina, un'altra alba che tardava ad arrivare. La notte è passata in qualche modo, senza ferite, senza guarigioni. Quel fragile equilibrio che rimanda tutto, non parlarne più, non provarci più. Avevo questa giornata nuova tra le mani e tutto il mio passato che ti restava esposto alle mie spalle. Erano i tuoi occhi a pesarmi sul collo mentre mi preparavo ad uscire, era la tua preoccupazione a coprirmi strati su strati per prepararmi a questa domenica che nasceva così fredda. Infine sono partita, erano chilometri buoni che passavano sotto di me, mi divertivo ad ascoltare distante le parole che non mi riguardavano, mi perdevo a guardare la battaglia nel cielo, un continuo alternarsi tra sole e pioggia, seguivo sulla pianura divisa a campi colorati le ombre delle nuvole. Arrivare era stato indolore, sentivo solo freddo, amore mio, freddo nell'anima e negli occhi. Lì mi divertiva guardare le divise, confrontare i colori e gli stili, scegliere la mia preferita. Non sono soldati, non richiamano la guerra, sono ordine e legalità, sono un simbolo della pace che faticosamente manteniamo. C'era questa piccola banda di fiati, portavano un buffo papillon, il corteo era breve e disomogeneo, eravamo pochi, troppo pochi. Poi la messa. Nonostante i miei litigi interiori mi ritrovo sempre in chiesa ultimamente. E la mente distratta vagava, ogni tanto sorridevo a te, poi guardavo in giro, una chiesa moderna, brutta, sculture in legno grezzo, interessanti, altare illuminato come un palcoscenico, ambiguo. Poi hanno nominato alcuni caduti, i morti di questa guerra domestica che si svolge silenziosa, in tutta sicurezza. Avevo in testa quell'infinità di dolore di tutte le guerre, credevo che mai più avrei fatto pace con l'umanità. Poi l'ho vista. Era lei, la nostra fragile, forte, magrissima Gemma. Era anche Esther, raccontava di un piccolo eroe di cui nessuno ricorderà mai il nome, ma di cui tutti dovrebbero ricordare il senso di come ha vissuto. Ho ricevuto quel pezzetto di camicia insanguinata. Ho dato senso alla sua morte. E ho perdonato Dio. E mi sono sentita di nuovo figlia, senza rancore, senza livore, pura finalmente, assolta, risolta, dopo la confessione lasciata ad un angelo. E ho partecipato ai sacramenti, dopo anni. E ho pregato intensamente. Poi ero leggera, fuori il sole ancora non iniziava a scaldare, ma era luminoso in quel piccolo parco davanti al monumento. La banda ha intonato l'inno nazionale, uomini sull'attenti, donne che canticchiavano. Un ragazzino è uscito dalle file, il suo strumento brillava in mano, in quei passi vedevi l'emozione di sentirsi gli occhi addosso. Suona "Il Silenzio". Il gruppo delle vedove trema, la corona di alloro viene posata, i saluti militari vacillano. La tromba di Aska intona una piccola morte, in cui rinascere ancora.Infine sorrisi, saluti. Tutti al rinfresco. Mangiare qualcosa per ingoiare il nodo in gola. E vino. Tanto, tanto, vino. E finalmente le risate.Tornando ascoltavamo musica dalla radio, in ogni nota ti sorridevo, grata per come mi accompagni dolcemente, rinata nel nostro amore puro, felice di crescere insieme a te.E' bello avere un abbraccio in cui raccogliermi così...Ti amo angelo bello...