Dionea in Love!

Epifania, tutte le feste porta via...


Con l'Epifanìa finiscono le feste. Con l'Epifanìa si chiude il Presepe: sono arrivati i Magi con i loro doni, hanno portato la loro testimonianza come segno di tutte le genti del mondo. Con l'Epifanìa si compie e si completa il senso del Natale e del Presepe. Contrario alle mie abitudini nel blog, mi trovo a postare il recente discorso di Benedetto XVI tenuto alla mensa della Caritas romana. Più volte ho criticato il Pontefice, più volte tornerò a farlo, ma queste parole sono semplici, puntuali e di riflessione.Alla luce poi di quanto hanno fatto due deputati radicali al Presepe di Montecitorio -  mettere due Barbie e due Ken gay dimostra quanta ingoranza e quanto cattivo gusto regni intorno al Natale e all'Epifanìa - è necessario forse colmare almeno le lacune di conoscenza, rendendosi conto che nel Presepe non si parla di vita di coppia o di singole individuali necessità, ma di cose un po' più universali, che coi PACS hanno ben poco a vedere."In questa Mensa, che in un certo modo potrebbe essere considerata il simbolo della Caritas di Roma, in questa locanda, come ha detto la vostra portavoce, è possibile toccare con mano la presenza di Cristo nel fratello che ha fame e in colui che gli offre da mangiare. Qui si può sperimentare che, quando amiamo il prossimo, conosciamo meglio Dio: nella grotta di Betlemme, infatti, Egli si è manifestato a noi nella povertà d’un neonato bisognoso di tutto. Il messaggio del Natale è semplice: Dio è venuto tra noi perché ci ama e aspetta il nostro amore. Dio è amore: non un amore sentimentale, ma un amore che si è fatto dono totale sino al sacrificio della Croce, cominciando con la nascita nella grotta di Betlemme.Di questo amore, realistico e divino, ci parla il bel presepe che avete voluto allestire all’intero della vostra Mensa, e che poco fa ho potuto ammirare. Nella sua semplicità, il presepe ci dice che amore e povertà vanno insieme, come insegna anche un grande innamorato di Cristo, san Francesco d’Assisi. Nel Natale Dio si è fatto uomo, perché a Lui interessa l’uomo, ogni uomo. E San Gregorio Nazianzeno ha detto che si è fatto uomo perché voleva sperimentare personalmente come è l’essere uomo, come è realmente il vivere la povertà. Il grande Dio voleva fare esperienza personale della vita umana, di tutte le sofferenze e di tutti i bisogni umani. Appena nato, Gesù è stato deposto nella mangiatoia di Betlemme, parola che, come voi sapete, significa la Casa del pane. In realtà Gesù, "il pane disceso dal cielo", "il pane della vita" (cfr Gv 6,32-51), si rende in qualche modo visibile ogni giorno in questa Mensa, dove non si vuole dare soltanto da mangiare – certamente mangiare è importante -, ma si vuole servire la persona, senza distinzione di razza, religione e cultura. "L’uomo che soffre ci appartiene", diceva il mio indimenticabile Predecessore, Giovanni Paolo II, al quale proprio oggi abbiamo intitolato la Mensa. Dalla grotta di Betlemme, da ogni presepe si diffonde un annuncio che vale per tutti: Gesù ci ama e ci insegna ad amare, ci provoca ad amare. I responsabili, i volontari e tutti coloro che frequentano la Mensa possano sperimentare la bellezza di questo amore; possano sentire la profondità della gioia che da esso deriva, una gioia certamente diversa da quella illusoria reclamizzata dalla pubblicità."Auguri a tutti di cuore.