Divagazioni

Bentornato Marx.


Qualche giorno fa, durante la solita visita serale in libreria, ho trovato un titolo che mi ha incuriosito, e l’ho comprato. Sto parlando di BENTORNATO MARX di Diego Fusaro, docente all’Università S.Raffaele di Milano, edito da Bompiani.Pur trattando del profilo filosofico del multiforme pensiero del celebre intellettuale tedesco, che non è una passeggiata, il testo, a mio avviso, è abbstanza accessibile, e la lettura è un’occasione per convenire con l'autore che effettivamente, per tanti aspetti, Marx è ancora attuale e può insegnarci tante cose. A dispetto della vulgata che lo vorrebbe definitivamente morto, e sepolto fra i ferri vecchi della storia.Secondo Fusaro, dietro questa litania si cela l’auspicio che ‘tale trapasso abbia luogo davvero, perché il morto in questione è ancora in forse e non cessa di seminare il panico tra i vivi. Chi si ostina a ripetere, in nome di Dio e del Mercato che Marx è morto, lo fa… perché assillato dal suo spettro: esso continua infatti a denunciare le contraddizioni di un mondo capovolto, di una realtà spettrale che - sospesa in un incantesimo di alienazione e sfruttamento, di feticismo e di mercificazione universale - abbiamo prodotto noi stessi…’ .Peraltro, ‘il fallimento delle sue profezie non intacca… l’esattezza delle denunce da lui formulate, e la sua critica radicale del capitalismo rappresenta ancora lo strumento concettuale più forte per criticar la società esistente e le contraddizioni che la permeano’. (Seconda di copertina del libro in questione).In estrema sintesi la tesi del libro è che Marx non ha mai inteso fondare una ‘dottrina’. La sua ricerca ha mirato piuttosto a sottoporre a critica la società del suo tempo - che si avviava al capitalismo - per svelarne le contraddizioni e per individuare gli strumenti necessari per trasformarla. Il c.d. maxismo è ciò che è venuto dopo di lui, ad opera di Engels, passando per Kautskj, Lenin, Stalin, per finire ad altri intellettuali del c.d. ‘Socialismo reale’ e non.La critica è dunque, la chiave di lettura del pensiero di Marx. Con la seguente precisazione.La critica, intesa come analisi di un oggetto per l'intrinseca funzione,  non è un’invenzione maxiana. Il metodo critico, in questo senso, era già alla base della filosofia di Hegel. E da questa Marx è partito. Ad un certo punto, però, si è reso conto che la critica Hegeliana non dava conto di ciò che la realtà poteva nascondere dietro l'apparenza. Per questo era necessario un lavoro di smascheramento, egiungere - come dire - una ‘verità più vera'. Di qui la categoria di 'critica maxiana', che a differenza di quella di Hegel, basata solo sull'elemento della conoscenza, giunge a questo l'elemento della demistificazione.Per  quali fini? Per trasformare la realtà che la critica disvela. E qui s’innesta il discorso maxiano sulla c.d. prassi rivoluzionaria.Ma questa è altra storia, che l‘autore prende in considerazione solo marginalmente.