Divagazioni

Un vestito...morale per la democrazia.


1. Gli episodi di presunto ab-uso dei fondi corrisposti ai partiti, inizialmente a titolo di rimborso di spese elettorali e poi, via via, per il normale svolgimento dell’attività politica (contatto con i cittadini) hanno prodotto un dalli all’untore che, col passar dei giorni, appare, se possibile, più disgustoso dei fatti. Dai singoli cittadini, ai partiti che ne sono stati i protagonisti, fino alle massime cariche pubbliche, tutti si dichiarano indignati per tanto ‘fango’ e tutti chiedono misure, leggi, punizioni, e quant’altro, perché il malaffare non si ripeta in futuro. Vale la pena di passare in rassegna le diverse prese di posizione e valutare se possono sortire effetti, ovvero se, come sempre, sono destinate a confondersi con il fango che dovrebbero concorrere a rimuovere, perché tutto resti come prima.2. Le alte cariche pubbliche s'indignano affidandosi  a due parole: scandalo e vergogna.  A volte per costruirci frasi pret-a-porter, buone a blandire immediatamente la rabbia delle persone per bene: (…è uno scandalo che con le difficoltà (sic!) dei cittadini, si arrivi a situazioni di malaffare di questa portata…; …per venire a capo  di questa vergogna, votare subito la legge anticorruzione…); altre volte per esibire una loquela 'dotta', con l’unico obiettivo 'poazzare' sapientemente gli accenti tonici, di tal che la semantica sia  di solennità: (…si resta esterrefatti  di fronte ad uno scandalo di inimmaginabile dimensione, come quello cui assistiamo, quando il sentimento di rabbia dei cittadini che pagano le tasse, e sanno di non arrivare a fine mese, deve incrociare la vergogna dell’uso che la politica fa del denaro pubblico…). In entrambi i casi non si tratta d’altro che di esercizio retorico, senza alcunché d'impegnativo. La gente coglie appena la musicalità della voce politically correct, capisce distrattamente che un politico ha rubato, ma ritiene che non le tocchi fare qualcosa per fermare lo scandalo e la vergogna: non si sente chiamata in causa. Altra cosa sarebbe, invece, se chi parla, e parla per responsabilità di carica, dicesse a chi di dovere: signori, pare che tizio, incaricato di pubblico servizio, abbia rubato; la magistratura agisca il più rapidamente possibile; se fosse vero, il ladro sia messo in galera col massimo della pena e senza attenuanti; i cittadini, la prossima volta che andranno a votare, non diano più fiducia a questo signore e al suo partito.L’indignazione dei partiti non ha manifestazioni particolarmente apparenti. Quando con la caratteristica imperturbabilità i loro rappresentanti espongono idee nei temi più disparati, dalle tasse alla crescita, dal debito allo spread, dai matrimoni omosessuali, alle cellule staminali, al ‘modello elettorale alla tedesca’, di tanto in tanto, come res inter alios, propongono incidentali come queste: “… la nostra posizione è chiara: chi ha sbagliato deve pagare, e tutti innocenti fino al compimento del terzo grado di giudizio”. Ma non v’è chi non veda che siamo in presenza dell’assolvimento più di un dovere formale, che di un dovere morale: “si doveva dire”. Mai una parola sui motivi per cosi dire: genetici del malaffare, che sono incompetenza e cortigianeria degli adepti;  mai un’ammissione del tipo: “…in questa occasione  c’entriamo anche noi; facciamo ammenda, chiediamo scusa e diamoci da fare per le correzioni del caso…”. Si preferisce che la gente non capisca in fondo, per il timore di vedersi voltare le spalle. Senza accorgersi che la gente le spalle le ha già voltate, e Grillo e Renzi - che, in verità, non si capisce ancora da che parte vogliono andare - ne sono la prova provata.I cittadini che dovrebbero fare la vera differenza, si indignano in un modo strano: di giorno sono in piazza a gridare che sono tutti ladri, che c’è la disoccupazione, che il costo della vita aumenta sempre di più, che “…io li metterei tutti in galera…”, che “…la prossima volta strappo la scheda elettorale…”; di sera, sono tutti a guardare la partita in televisione, come diceva il caro Indro Montanelli. Intendo sostenere che noi cittadini, di fronte ad una crisi che morde sempre più forte, all’assenza di iniziative davvero capaci di farci sollevare un po’ la testa, alle voci di ruberie di molti esponenti politici, continuiamo beatamente a cullarci che prima o poi ci sarà qualcosa che ci porterà fuori dalla crisi e dal malaffare.3. Ahinoi, non si intravedono, almeno per il momento, idee chiare sul che fare, la visione incoraggiante del governo appare sempre più una promozione di aspettative positive, nella speranza che siano esse ad avviare un percorso virtuoso che ci porti fuori dallo stallo, e il malaffare, se non incoraggiato, è molto tollerato e, forse, invidiato.  Al punto in cui siamo è difficile che si producano idee migliori di quelle in campo. Poiché è verosimile che non produrranno effetti di rilievo, sono del parere che, nel frattempo che si fa chiarezza su chi ha rubato e chi deve andare in galera, e nel frattempo che si crei la volontà per fare qualche distinzione fra chi ha rubato e chi no, si dia vita, anche da noi, ad un movimento che:-  lavori su idee su come mutare il sistema politico-economico che ha prodotto insieme crisi e mascalzoni;- inventi un papa straniero che governi, vestendo la democrazia dell’abito della moralità pubblica.