Divagazioni

Idee grandi e idee meanstream.


1. In tempi di turbo finanza e fantasie creative, grandi idee del passato sono ricordate con argomenti da salotto che ne distorcono il significato.E’ successo per il pensiero di Enrico Berlinguer, in particolare per il compromesso storico. Recentemente Miguel Gotor ha pubblicato un’antologia di scritti del compianto segretario del Partito Comunista Italiano, dalla quale fa emergere che Berlinguer non merita processi di smitizzazione, semplicemente perché in passato non ha avuto bisogno d’essere mitizzato. Quella di Berlinguer sarebbe stata una vicenda umana appassionata, ma perdente, colpevole d’aver cercato una terza via fra mondo occidentale o mondo socialista che non poteva esserci. E la proposta dell’austerità, l’avvicinamento alla stanza dei bottoni, l’idea del compromesso storico e lo strappo con l’Unione sovietica, altro non sarebbero stati, se non un modo “tortuoso” d’accreditare l’idea che il modello di sviluppo capitalistico fosse fallimentare e che, per questo era da superare. Anche se progressivamente.2. Niente di più errato: la storia si può riscrivere, ma non trascurando i fatti.E prendiamo il compromesso storico. Ma per come è stato pensato, e per quello oggi che se ne dice. All’indomani della sconfitta della rivoluzione socialista in Cile, con l’epilogo dell’uccisione del presidente Salvator Allende, Enrico Berlinguer ha scritto quattro articoli per la rivista Rinascita, nel primo dei quali ha lanciato l’idea del compromesso storico, che tanto ha fatto discutere la politica nazionale e internazionale, e gli operatori culturali del tempo.In pillole, l’idea di Enrico Berlinguer era che: nel mondo, in particolare nell’America latina, diverse azioni autoritarie reprimevano le democrazie nel sangue; i paesi del socialismo reale, a cominciare dall’Unione Sovietica, non offrivano modelli di organizzazione politica e sociale validi per l’occidente; in Italia era in crescita un terrorismo che minava le basi della tenuta democratica del paese; in quelle condizioni, sosteneva Berlinguer, per l’Italia era necessaria un’intesa, anche fino alla collaborazione, di comunisti, socialisti e cattolici (Berlinguer ripeteva la formula comunicativa del partito: masse  democratiche, laiche e cattoliche) per mettere in sicurezza la democrazia; cioè, garantire la democrazia, a prescindere dalla composizione dei governi, a prescindere dalle forze politiche che vi avrebbero partecipato. Come dire: chiunque governi, non metta in discussione la democrazia e, all’occorrenza, la difenda.Quanto alla proposta dell’austerità, Berlinguer ne parlava come della condizione necessaria, e non trascurabile, per lavorare seriamente alla costruzione dell’umus culturale necssario: ridimensionamento del consumismo, abbassamento dei toni, rispetto degli avversari, scelte morali e così via. 3. Di questa idea, oggi si parla quasi sempre a sproposito,  se non in maniera mistificante.Alcuni pensano che il compromesso storico sia stato il tentativo di accordo, fra comunisti e democristiani, per governare insieme, fatto fallire, poi, dalla Democrazia Cristiana per spirito anticomunista. A pensarla così, sono gli orfani di Marx, che militando a sinistra ritenevano,  ritengono tutt’ora che la “rivoluzione proletaria” sia l’atto unico di un tempo ‘x’, scaduto il quale non ce ne sarebbe un altro.Altri pensano che il compromesso storico sia stato un  espediente tattico dei comunisti, per entrare nei palazzi del potere. Ragionano cosi gli antipatizzanti, allora del Partito Comunista, oggi della sinistra, comunque soddisfatti per lo scongiurato pericolo del fattore K, cioè, dell’asservimento dell’Italia al mondo sovietico.Ma quelli che più stupiscono sono i cultori di una visione compassionevole del pensiero di Enrico Berlinguer e del Partito Comunista di quel periodo. Come è il caso di Miguel Gotor, che ha scritto il libro di cui accennavo, e Stefano Folli che lo ha recensito su Il Sole 24 Ore. Per loro il compromesso storico è stato sostanzialmente un tentativo di governo comune fra comunisti e democristiani, e l’austerità una via “tortuosa”…Chi volesse conferme, può origliare sui marciapiedi, o seguire i discorsi di ‘onorevoli’, e altri esperti (sic!), per sentir dire che il compromesso storico è stato un tentativo di ‘inciucio’ fra comunisti e democristiani, l’austerità manco sanno cos’era e Berlinguer l’unico uomo onesto che il Partito Comunista Italiano abbia avuto, che però parlava ancora “i toni antichi dei partigiani della pace”.4. Ma per favore! Berlinguer, è vero, è stato prima di tutto una persona di grande levatura morale e culturale, ma se ha scelto di militare nel Partito Comunista Italiano non è stato a caso:  ha scelto quel partito perché era l’unica formazione politica ad avere in programma la salvaguardia della democrazia e lo spostamento della stessa verso ‘equilibri più avanzati’. Che poi era l’unico obiettivo possibile in un paese appartenente all’alleanza atlantica, cioè, al blocco occidentale.E’ stato un mito, non lo è stato? Categorie da salotto! Enrico Berlinguer è stato il continuatore dell’idea migliore del Partito Comunista Italiano: lavorare per un’intesa fra le masse laiche e cattoliche, e creare le condizioni per una ‘via italiana al socialismo’, quella che già aveva in mente Palmiro Togliatti. Altro che andamento della storia del Partito Comunista. Roba da gente che pensa, non da mezze calzette.