Rai 1, ore 13,30 del 13 maggio 2013, presentazione dei titoli del TG, parla l'On. Silvio BerlusconiNelle feste che si facevano a casa mia (quelle per le quali in questi giorni è a processo) “non poteva succedere altro che cose positive”.Un semiologo chissà come commenterebbe le parole fra virgolette!Noi dobbiamo accontentaci.E’ vero: Berlusconi parlava in mezzo alla strada, fra tante persone,rispondendo a un giornalista che gli puntava un microfono in faccia, senzaneanche chiedergli se volesse parlare; ma gli è ‘venuta’ una frase che, se ‘voce dal sen fuggita’, la dice lunga sulpersonaggio e sulle sue performance comunicative.Berlusconi ha fatto studi classici, e sa usare grammatica e sintassi. Se nonche per l’attività svolta prima di ‘scendere in campo’, ha voluto/dovuto imparare a usare la lingua,per formare convincimenti, prima nei collaboratori, poi nei destinatari deimessaggi, allora solo clienti del business. E ha imparato abbastanza. Ma non tutto: se la sua comunicazione è quella dei bambini quando devono spiegareperché hanno le dita sporche di marmellata.La frase sopra riportata ne è un esempio. La magistratura e l’opinione pubblicavogliono sapere in che cosa consistevano le feste di casa sua? La risposta èimmediata, ma singolare: una confutazione ad rem, come avrebbe detto Schopenhauer (L’arte d’aver ragione). Checonsiste nel seguente espediente:- si amplia l’oggetto della domanda a dismisura: si facevano tante cose;- si risponde in generale sull’oggetto smisurato: le cose che si facevano nonpotevano essere che positive.- non si risponde nel merito della domanda, tipo: si faceva x, y, o z.C’è da domandarsi se comportamenti simili sono istintivi o determinati per lebisogne.Penso che Berlusconi, alla domanda in questione d’istinto avrebbe risposto sonofatti miei; per necessità di ruolo, come ha risposto….Tanto sa che la parola ‘positivo’ è generica al punto da servire per ognidomanda.E l’Italia va.
Parola di Berlusconi
Rai 1, ore 13,30 del 13 maggio 2013, presentazione dei titoli del TG, parla l'On. Silvio BerlusconiNelle feste che si facevano a casa mia (quelle per le quali in questi giorni è a processo) “non poteva succedere altro che cose positive”.Un semiologo chissà come commenterebbe le parole fra virgolette!Noi dobbiamo accontentaci.E’ vero: Berlusconi parlava in mezzo alla strada, fra tante persone,rispondendo a un giornalista che gli puntava un microfono in faccia, senzaneanche chiedergli se volesse parlare; ma gli è ‘venuta’ una frase che, se ‘voce dal sen fuggita’, la dice lunga sulpersonaggio e sulle sue performance comunicative.Berlusconi ha fatto studi classici, e sa usare grammatica e sintassi. Se nonche per l’attività svolta prima di ‘scendere in campo’, ha voluto/dovuto imparare a usare la lingua,per formare convincimenti, prima nei collaboratori, poi nei destinatari deimessaggi, allora solo clienti del business. E ha imparato abbastanza. Ma non tutto: se la sua comunicazione è quella dei bambini quando devono spiegareperché hanno le dita sporche di marmellata.La frase sopra riportata ne è un esempio. La magistratura e l’opinione pubblicavogliono sapere in che cosa consistevano le feste di casa sua? La risposta èimmediata, ma singolare: una confutazione ad rem, come avrebbe detto Schopenhauer (L’arte d’aver ragione). Checonsiste nel seguente espediente:- si amplia l’oggetto della domanda a dismisura: si facevano tante cose;- si risponde in generale sull’oggetto smisurato: le cose che si facevano nonpotevano essere che positive.- non si risponde nel merito della domanda, tipo: si faceva x, y, o z.C’è da domandarsi se comportamenti simili sono istintivi o determinati per lebisogne.Penso che Berlusconi, alla domanda in questione d’istinto avrebbe risposto sonofatti miei; per necessità di ruolo, come ha risposto….Tanto sa che la parola ‘positivo’ è generica al punto da servire per ognidomanda.E l’Italia va.