Divagazioni

Fibrillazioni e comprensione


1. "Le fibrillazioni politiche esplose dopo la condanna definitiva di Silvio Berlusconi da parte della Cassazione nel processo Mediaset, ora concentrate sul tema della cosiddetta agibilità politica de leaderdel Pdl, sono, per ammissione dellostesso Napolitano, comprensibili.” Così D. Pesole in 'La posta in gioco' sul Sole  del 25 agosto 2013. Dopo questa premessa, l'autore fa un ragionamento polically correct, con i soliti, consueti argomenti:- non è questo il momento per rompere la coalizione sulla quale si regge il governo in carica;- la sua caduta significherebbe ritornare all’instabilità politica, che automaticamente farebbe rialzare lo spread;- le urgenze di questo scorcio di estate sono altre, e qui il solito pietoso elenco: Imu, Iva, cassa integrazione, detassazione del lavoro, contenimento della spesa e via elencando. Al di là delle intenzioni dell’autore, il ragionamento sembra più un pestare acqua nel mortaio, un modo di oziare nell’impotenza da addetti ai lavori, che un contributo di idee utile per fermare il fiume di veleno che, verosimilmente, presto sommergerà la vita delle istituzioni del nostro paese.Non voglio qui tentare di spiegare il perché: in tanti, da più tempo, lo stanno facendo, e sicuramente meglio di come potrei farlo io. Voglio solo fare tre osservazioni e una considerazione. 2. Prima osservzione. Quelle che vengono definite fibrillazioni politiche non sono il risultato dell’agire di misteriose forze extraterrestri, ma conseguenze di condotte personali e/o di gruppo che, evidentemente, mal si conciliano con il buon senso, o semplicemente con il senso comune. E il fatto che siano concentrate sulla agibilità politica di un leader di partito, la dice lunga sulle cause: la politica fibrilla perché la parte alla quale il leader appartiene, ed egli stesso, non intendono prendere atto della legge, e della giurisdizione, che hanno ritenuto riprovevole un comportamento, e condannato l’autore. Se questa è la causa della fibrillazione, ed è questa (“se il leader è messo fuori dal Parlamento, un minuto dopo cade il Governo”), essa cessa, se è rimossa. Pensare di aggirarla, ‘svicolando’ attraverso  ‘i problemi che interessano gli italiani’, significa solo rimandarla al futuro.Seconda osservazione. Si dice che la fibrillazione è comprensibile. La comprende persino Napolitano. Ma certamente. Perché c’è fibrillazione politica lo capiscono i bambini, e comprenderlo significa soltanto avere il dono dell’intelletto. Quello che non si capisce, e quindi non può essere compresa,  è la causa della fibrillazione, che è la seguente: una parte politica minaccia di far cadere il governo, solo perché il suo leader non può essere più della partita, perché condannato. Ma questa più che parte politica è un comitato che cura solo gli interessi del leader. E per questo, e solo per questo, né si comprende, né deve essere compresa. La politica, cioè il bene pubblico, non si può reggere su chi froda il fisco, cioè, lo Stato. Finché questa parte politica non si rigenera in parte d'interessi generali, con le sue minacce sarà sempre causa di fibrillazione politica. Terza osservzione. I problemi della gente, che dovrebbero essere considerati preminenti rispetto alla disputa intorno ai doveri verso la giurisdizione di un leader politico, meriterebbero ben altre riflessioni. Tipo, le poche che accenno.I problemi giacciono irrisolti soprattutto per responsabilità della parte politica che oggi minaccia la caduta del governo, se è vero che negli ultimi venti anni ha avuto il monopolio del potere. Inoltre molti di essi (sanità,scuola, pensioni) non trovano, nei programmi della parte politica in causa, proposte di soluzione favorevoli ai ceti meno abbienti. Logico corollario è che questi problemi possono essere ben impostati e risolti solo da chi ne ha un’idea diversa.3. Infine, la considerazione. Se il governo continuerà a vivere con la paura di finire per un andamento a lui sfavorevole della vicenda giudiziaria del leader del Pdl, non avrà lunga vita, perché è molto verosimile che quel signore prima o poi sarà dichiarato incompatibile con i pubblici affari. E se l’economia e la finanza del nostro paese ne subiranno conseguenze negative, molto presto andremo al fallimento. Ma non andranno così le cose. La nostra economia va male, ma  la finanza continua ad andare bene. Con fasi alterne, certamente, ma con un trend tendenzialmente positivo. Questo succede perché la finanza ha vita autonoma dall’economia: più nei mercati c’è volatilità (saliscendi di quotazioni di borsa) più la finanza fa affari. E gli accadimenti (tensioni nel governo, tensione in medio oriente), che giustificherebbero i tonfi di borsa, sono solo appigli non significativi, cui fanno riferimento gli ‘esperti’, quando non sanno a che santo votarsi per fare i loro commenti. I mercati da tempo conoscono la fragilità della politica italiana, specialmente per il modo diessere del Pdl e del suo leader, e non ne fanno motivo di decisioni. Il basso livello raggiunto dallo spread a ferragosto, mentre per il leader del Pdl tutto si metteva per il peggio, dovrebbe dire qualcosa.