Divagazioni

L'Antropocene.


 1. Eugene Stormer insegnava all’Università del Michigan ed è deceduto nel 2012. Era un ecologista, e nei suoi studi era arrivato all’idea che da tempo siamo entrati in una nuova era geologica: l’Antropocene. La nuova era si distinguerebbe da quelle precedenti, per essere caratterizzata dalla pervasività dell’uomo sulla natura, che la dominerebbe e la modellerebbe fino a farne una propria creatura. E’ quanto scrive Raffaele Carruba sul magazine de Il Sole 24 Ore del 23 aprile scorso. 2. Stormer non è stato preso sottogamba, e molti, fra studiosi e notisti, si stanno occupando della sua idea. In effetti, se ci pensiamo bene, in passato l’azione umana non ha prodotto guasti irreparabili: si è disboscato, e la foresta è rinata, si è costruito sulle coste, e il mare ha riportato tutto alla stato quo-ante; ma poi, sono state vinte malattie che l’uomo stesso aveva causato, si è allungata la vita, e la natura è rimasta com’era, o giù di lì. Da tempo non è più così. Se non ci fossero altre tesi da chiamare a sostegno, ci sarebbe almeno quella dell’indistruttibilità della plastica a farci pensare che la tesi di Stormer è plausibile. La plastica è nei fondi del mare, negli stomaci dei pesci, si compatta con la terra: la plastica, cioè, è entrata nei processi biologici della natura. Se un giorno non lontano dovessimo trovare che - nella forma scelta per l’adattamento – la plastica è nei ghiacciai dei poli, non potremmo più meravigliarci. Dovremmo solo convenire che davvero siamo nell’Antropocene: dove è ancora natura, ma con qualcosa creata dall’uomo. 3. Però, attenzione: potremmo anche arrivare al punto che qualcosa creata dall’uomo si dimostri incompatibile con la natura. Sarebbe l’inizio della distruzione della biodiversità. In tal caso saremmo oltre l’Antropocene, saremmo, esattamente, nell’Eremocene, o era della solitudine, come l’ha definita Edward O. Wilson; che, per chi non lo sapesse, è il padre della Sociobiologia. E’ un approdo che dobbiamo scongiurare già come possibilità. Con tutta la responsabilità che ci pertiene.