A tu per tu

Una delle cause del crollo del benestare italiano


La crescita della manodopera utile non sempre è un buon fattore per la produzione, o, se lo è, viene a non essere tale per il benessere della popolazione. Ovviamente non parlo di variazioni graduali oppure lente e progressive, ma di crescite molto accentuate. Poniamo l'occhio ad un semplicissimo esempio: in Cina, dove la manodopera è abbondantissima, le industrie producono molto e a costi bassissimi; tuttavia alla minima onerosità della merce prodotta corrispondono stipendi tanto bassi da far sì che la manodopera neanche possa permettersi i beni prodotti.Cercherò di spiegarvi in modo più tecnico. Il prodotto totale, a capitale fisso, varia in funzione della quantità di lavoro. Il prodotto marginale è il rapporto tra la variazione del prodotto totale e la variazione del lavoro. Aumentando, a capitale fisso, il numero dei lavoratori, la produzione totale aumenterà fino a giungere ad un punto di saturazione, oltre il quale, all'aumentare dei lavoratori, la produzione totale aumenterà a ritmi via via decrescenti.Mi rendo conto che questa teoria economica, così spiegata, tende ad essere un pò complessa, perciò ve la spiegherò con un banale esempio. Abbiamo una industria: non vi lavora nessuno e perciò il prodotto è 0. Se vi impiego un lavoratore, egli inizierà a fare qualcosa, perciò la produzione crescerà; tuttavia il lavoratore dovrà svolgere da solo varie mansioni. Aggiungendo altri lavoratori il lavoro andrà via via specializzandosi (divisione del lavoro) e perciò si produrrà di più. L'aumento della manodopera sarà però benefico soltanto fino ad un dato punto. Se infatti i lavoratori divenissero troppi e, per esempio, per svitare un bullone saranno addetti due lavoratori, il surplus di manodopera sarà inutile e, anzi, addirittura antiproduttivo. Questo è un pò il problema che affligge molti ambiti lavorativi statali, comunali o provinciali (ci sono troppi impiegati per fare un lavoro che potrebbe essere ottimamente svolto da molti meno di loro) e anche uno die fardelli dell'Alitalia (i piloti italiani, essendo troppi rispetto alr eale bisogno, fanno meno viaggi rispetto ai colleghi di altre compagnie e divengono perciò controproduttivi; stesso discorso per hostess e operai).In scala generale, questo è anche ciò che sta avvenendo in Italia dato l'enorme aumento di manodopera disponibile causato dalla continua immigrazione. Le industrie, per frotneggiare i danni che si produrrebbero aumentando troppo la manodopera, sono costrette a diminuire le assunzioni, a licenziare e/o a fare contratti di lavoro che:o tutelino talmente poco i lavoratori da fare l'interesse dei datori (paghe minime, orari impossibili _ situazione resa possibile anche dal fatto che, mentre gli italiani spesso si ribellano giustamente a certe situazioni, gli stranieri in molti casi accettano qualunque situazione)o permettano l'effettuazione di frequenti cambi di manodopera, selezionando persone via via sempre più produttive e disfacendosi dei precedenti occupati.Se a questo sommiamo le varie leggi (tante volte citate in questo stesso sito) a favore dell'inserimento nel tessuto lavorativo degli immigrati (spesso discriminatorie per noi autoctoni) ci risulta più che ovvio capire le conseguenze del fenomeno economico appena descritto:- aumento della disoccupazione- enorme difficoltà di occupazione per persone dai 30-35 anni in su- aumento dei licenziamenti- minore tutela dei lavoratori (con tutte le varie conseguenze: dall'aumento delle morti sul lavoro alla diminuzione dei salari, passando per aumento delle ore di lavoro, incremento del lavoro nero, ecc...)- aumento del costo della vita senza un corrispondente aumento dei salari.Aggiungiamo a tutto questo il fatto che molti optano per la via del lavoro nero (a volte per comodità, altre per l'impossibilità di pagare tasse altissime e per di più in costante aumento) e ci sarà semplice capire come mai le nostre condizioni di vita stanno andando a picco!