A tu per tu

L'incubo dell'insicurezza


Se si lavora a contatto con la gente, specie nella stagione estiva, capita di trovarsi a sentire le storie di vita e le riflessioni sulla quotidianità di persone di ogni sorta, molto spesso di altri paesi o città. Una coppia sulla cinquantina di Roma, al ritorno da un pomeriggio al mare, ha iniziato a dialogare con me sulla tranquillità dei paesi del litorale. “Qui si che si sta bene, non come da noi”. Traffico? Smog? Si, anche, ma soprattutto un campo rom a poca distanza da casa. “Hai paura finanche ad andare a buttare la spazzatura. Una mia amica è stata avvicinata da due zingare mentre scendeva dall’auto, e l’hanno obbligata a dargli tutti i soldi che aveva”: così dice la moglie, in tono un po’ sommesso e con gli occhi atterriti. Mi raccontano che la notte, quando si coricano, pregano Dio che nessuno entri nella loro abitazione; mi dicono che una volta hanno trovato dei bambini nel giardino che stavano rubando la biciclettina del figlio; desolati mi narrano come abbiano subito due furti in poco più di un anno e come la loro libertà sia fortemente contratta: non esistono più passeggiate serali, non esiste più tenere la porta accostata per far passare un po’ d’aria, non si può più uscire con addosso gioielli o cose di valore, loro figlio non può nemmeno giocare da solo nel loro giardino.Una signora anziana di Civitavecchia mi ha raccontato di come lei abbia paura, ogni volta che esce da casa, di non poterci poi tornare. E’ successo già ad altre persone nella sua città, ed è un incubo che aleggia sul capo di molte persone, specialmente anziane e sole: l’occupazione delle abitazioni. Ti senti male, devi andare in ospedale, e quando dopo due giorni torni all’uscio e infili la chiave nella serratura vedi che non entra. Ti chiedi come sia possibile, poi, nel silenzio del pianerottolo, ti accorgi che dentro la tua casa, che per anni hai mandato avanti con tanta dedizione e tanti sacrifici, c’è qualcun altro, in genere qualche famiglia straniera, o anche italiani con figli o invalidi a carico. Insomma, ti ritrovi in mezzo a una strada senza più niente di tua proprietà, e nessuno punisce quegli infami che ti hanno rubato tutta una vita. Anzi, lo stato li tutela.Questa è la situazione italiana, uno scenario dove la sicurezza sembra essere diventata quasi un optional riservato a pochi privilegiati. E’ davvero possibile vivere bene senza la libertà di spostarsi, di dormire sogni sereni, di ammalarsi, di passeggiare la sera, di far giocare i bambini nel proprio giardino? Pretendere queste libertà significa essere razzisti? A voi le conclusioni.