generazione k

Chi è l'uomo?


L'uomo è soltanto una canna, la più fragile della natura. Ma è una canna che pensa. Non c'è bisogno che l'univeso intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d'acqua bastano a ucciderlo. Ma, anche se l'universo lo annientasse, l'uomo sarebbe sempre più nobile di quello che lo uccide, perchè sa di morire, e conosce la superiorità dell'universo su di lui; l'universo, invece, non ne sa niente.Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. Con questo dobbiamo nobilitarci, e non con lo spazio e con la durata, che non potremmo riempire.Lavoriamo, dunque, a pensare bene: ecco il principio della morale. Il pensiero fa la grandezza dell'uomo. Tra di noi, e l'inferno o il cielo c'è in mezzo soltanto la vita, che è la cosa più fragile del mondo. Se si è troppo giovani non si giudica bene, se si è troppo vecchi, neppure. Se non si riflette abbastanza, o se si riflette troppo, ci si interstardisce e ci si ostina. Se si considera il proprio lavoro subito dopo averlo terminato, se ne è ancora troppo presi; se troppo tempo dopo, non ci si immedesima più. Così i quadri, guardati troppo da lontano e troppo da vicino. Un punto soltanto, indivisibile, è il posto giusto: gli altri sono troppo vicini, troppo lontani, troppo alti, troppo bassi. Nella pittura è la prospettiva a dterminare questo punto. Ma nella verità e nella morte, chi lo determinerà? - Pascal, "pensieri" -