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D'Annunzio sciamano. Sator ecc. Artale. Laudatores temporis acti. Verlaine convertito

Post n°772 pubblicato il 14 Giugno 2014 da giuliosforza

Post 730

 

Riconsiderare Attilio Mazza. D’Annunzio sciamano?

Inusuali poteri, stanze destinate a pratiche esoteriche, nascosta cerimonie iniziatiche!

Antiche conoscenze perdute, di cui D’Annunzio nella sua ricerca esistenziale ha riscoperto l’esistenza. Desideri di altri poteri o solo effetti naturali di sensibilità estreme conseguenze di suggestioni e visioni ingannevoli.

La morte di D’Annunzio nasconde un mistero? Può forse emergere che il suicidio sia stata la scelta che il poeta ha consapevolmente affrontato quando ha sentito che il suo tempo era trascorso? (Attilio Mazza, D’Annunzio sciamano, Bietti, Milano, 2001, progetto frafico di Franco Maria Ricci)

*

A proposito di esoterismi.

 

SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS.

Mi imbattei, coi miei ragazzi di Natura e Cultura, nel famoso palindromo nella Farmacia dell’Abazia di Trisulti, (che è uno dei molti luoghi europei, religiosi e non, in cui fu rinvenuto, Pompei compreso) immersa nel verde degli Ernici, nel Frusinate, e ne tentai per mio conto una interpretazione, diversa da tutte quelle che del quadrato magico diedero cabalisti e mistici, ermeneuti religiosi, o semplicemente risolutori di enigmi. Il seminatore (sator) che con cura, saldamente (opera, ablativo) tiene (tenet) le ruote (rotas) del (o al) carro-aratro (Arepo, dativo) (o il seminatore Arepo tiene ecc., se invece del dativo di Arepus Arepo è considerato un’apposizione del soggetto sator):  il rompicapo può avere mille sensi, da uno sconcio (e la sua presenza in un ambiente come Pompei lo giustificherebbe) ad uno sublime: il Seminatore di stelle (Apollo o il Dio dei grandi Libri) col suo carro governa (tiene, domina) i loro tragitti (le vie del firmamento), o ad uno pedagogico-didattico (deformazione professionale): il maestro, il seminatore di idee, guida (ma quel tenet può voler dire qualcosa di più, far venire in mente la violenza del plagio e dello stupro intellettuale) con bravura le …rotelle del cervello perché  funzionino come prestabilito. Ma per quanto mi sforzi non riesco a spiegarmi la presenza del quadrato magico in una farmacia, pur antica come quella di Trisulti. O ricordo male la sua collocazione?

Attendo l’opinione di una cabalista come P.

 *

Ieri pomeriggio a Roma, almeno dalle mie parti, pareva dovesse venire il finimondo: da est giungeva un rombo di tuoni che pareva non dovesse mai finire (sul preappennino laziale-abruzzese il finimondo stava avvenendo davvero, come nei giorni precedenti, regolarmente, ogni pomeriggio) e mi venne in mente un verso (un ricordo scolastico) di un manierista del Seicento che all’incirca suona così: rintronò, rimbombò, rumoreggiò ruggendo (o tuonando?). Pensai fosse di  Giuseppe Artale, quello che per descrivere la Maddalena che bagna con le lacrime ed asciuga coi capelli i piedi di Gesù ricorre alla famosa terzina-calembours: se il crin s’è un Tago e son due soli i lumi / prodigio tal mai rimirò natura / bagnar coi soli e rasciugar coi fiumi. In attesa del finimondo che non venne mi misi a comp. a cercar di Artale (non si sa mai. grandi sorprese riserva la vituperata rete) e in un articolo scritto coi piedi ma ricco di notizie venni ad apprendere che del dimenticato o vituperato Artale il mio amico Marzio Pieri dell’Università di Parma, italianista di fama e massimo barocchista (ma non solo) aveva curato negli anni novanta il romanzo eroico-cavalleresco Cordimarte che da sempre mi sarebbe piaciuto leggere (non poco barocco io sono, e non mi dispiacciono affatto i marinismi). Attendo che Luana Salvarani, già collaboratrice di Marzio, me lo invii con altre, come dice lei, baroccherie.

*

Nessuno meno di me è un laudator temporis acti.  Ma un presente senza futuro, senza l’impegno a inventarsene uno, è sicuramente peggiore di ogni passato. Le “civiltà” come tutti gli organismi invecchiano e deperiscono, il puro procedere della storia non è fatalmente un progredi nel significato che noi si è usi dare al termine progresso, un andar verso il meglio. I puri lodatori delle   magnifiche sorti e progressive rischiano essi sì di essere ciechi, come e più dei  laudatores temporis acti, esistiti, che mi risulti, in ogni tempo e in ogni luogo. Solo chi si impegna a costruire il superuomo, che crede nel suo pro-getto (qui il pro del prefisso riacquista il suo significato di avanti, collegato a iacere, lanciare, ed insieme ad icere, assalire, colpire -importante è sì lanciare il dardo, ma soprattutto colpire il bersaglio) ha diritto di essere ottimista circa il futuro del genere umano. All’uomo dell’oggi, di ogni oggi, sembra non si diano alternative: o la bestia sempre pliù bestia o l’uomo sempre più uomo: il superuomo, per l’appunto.

*

Le tre ore e mezza che il treno impiega da Roma a Brescia diventano ancora più brevi se hai tra le mani un libretto di  76 sei pagine, tradotto da Luana Salvarani e prefato da Giancarlo Pontiggia, un libretto esilarante che non avresti mai creduto appartenesse al grande maestro della scuola simbolista, al Poeta dei parnassiani Poèmes saturniens, a Paul Verlaine, insomma.

Come è a tutti noto nel 1973 Verlaine nel 1873, a 29 anni, s’era fatto due anni di galera per aver sparato al suo “amico” Rimbaud (col quale era fuggito lasciando moglie e figli) e averlo gravemente ferito, e in carcere si era convertito al più feroce,  vetero, oscurantistico, fondamentalistico, nazionalistico, militaristico (tutto è lecito per difendere la giusta causa, per ridare alla primogenita della Chiesa la sua dignità e la sua antica grandeur) dei cattolicesimi, e, uscito, aveva scritto le stupende Romances sans paroles e Sagesse. Fu  negli anni ottanta che se ne sortì con un pamphlet di denuncia di una tale violenza, contro Rinascimento, Riforma,  Illuminismo, Encyclopédie, Rivoluzione,  Naturalisti (Zola, Flaubert, ma soprattutto Daudet -fatto letteralmente a pezzi come uomo, prima che come scrittore, con acredine sospetta) da far rabbrividire. Ho divorato il  pamphet (Voyage en France par un Français, titolo originale) in un’ora, con rabbia e con gusto. A me quel Verlaine sembra uscito di testa. Châteaubriand, De Maistre, Bloy gli fanno un baffo. Capisco perché nessun editore, nemmeno quelli cattolici, lo volle, ed il volumetto uscì solo nel 1907, a undici anni dalla morte dell’Autore. Leggere per credere (Viaggio in Francia di un Francese, editrice Medusa, Milano, 2013, prima edizione italiana).     

 

_________

 

Chàirete Dàimones!

 

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 

 
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