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Ecce Robot di Daniele Timpano. Concerto a Sant'Ignazio

Post n°850 pubblicato il 21 Maggio 2015 da giuliosforza

Post 793

 

Intensa settimana in compagnia delle Muse .

 

Il 15 maggio al Teatro- Biblioteca Quarticciolo (ottima struttura, piccola cattedrale nel deserto, come il più recente Punto Luce “Save the Children” di Torre Maura, ambedue tendenti a riqualificare quartieri periferici in cui ignoranza e  degrado sono tra i più alti della Capitale), prima delle tre giornate dedicate alla rievocazione del ‘Goldrake Age’ con lo spettacolo-monologo di Daniele Timpano, che rispolvera  una sua vecchia proposta, “Ecce robot”. Resto così entusiasta dell’esito dell’impresa                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             (pur conoscendo Timpano, come la sua compagna d’arte e di vita Elvira Frosini, da molto tempo, e attendendomi perciò il pieno successo del loro exploit) da scrivere a caldo sul mio diario: 

 

“Pochissime cose, pochissime persone, sono ancora in grado di stupire, tantomeno di sbalordire, il vegliardo tentato, com'è naturale per motivi d'anagrafe, di dis-incanto. Una di esse l'ha fatto stasera, un autore-attore-regista che il vegliardo s'è goduto, per novanta minuti filati, al teatro Quarticciolo insieme a un folto pubblico per lo più giovanile, nello spettacolo "Ecce Robot". La stupefacente, la sbalorditiva persona, onore e vanto di Melpomene, è Daniele Timpano, cuius nomini nullum par elogium. Vorrei tanto ch'egli continuasse a stupirmi, lucreziano simulacrum, in sogno”.

*

La mattina dopo annoto:

 

“Stasera altro imperdibile appuntamento. Alle 20.00 in Sant'Ignazio (ingresso libero) il raffinatissimo coro Entropie armoniche (creato e diretto da Claudia Gili), nel quale canta, ormai da oltre vent'anni, nel ruolo di soprano anche la mia figliola Fiammetta, duetterà simpaticamente col coro del Liceo scientifico Newton che celebra il suo decennale. Musiche di P. Mealor, O. Gijeio, J. Rutter, M. Lauridsen, G. F. Haendel, A. Part, K. Jenkins. Passare parola agli intimi di Euterpe!”

 

A spettacolo avvenuto, sento il bisogno di tornare sull’argomento più dettagliatemente, e pubblico per gli amici della rete:

 

“Ieri mattina, presentando il concerto di Sant'Ignazio per il decennale del Coro del Liceo scientifico Isacco Newton, avevo scritto in tono scanzonato, quasi per celia, che i due complessi, Entropie Armoniche e il gruppo giovanile del Liceo, avrebbero "simpaticamente duettato", come a voler fare intendere, stupidamente, che sarebbe potuto trattarsi di un evento musicalmente poco impegnativo. Ora debbo fare, e non immaginate con quanto piacere lo faccia, ammenda, e chiedere scusa per la superficialità: ché l'evento c'è stato, e serissimo, uno dei più seri e impegnativi ai quali negli ultimi tempi mi sia stato dato di assistere. Per vero nel pomeriggio, dopo aver udito parte delle prove a chiesa vuota, m'erano cadute le braccia: i due complessi, per quanto numerosi, obbligati a porsi in vasto semicerchio, quasi non si udivano. Poi a chiesa stracolma in ogni sua parte la gradita sorpresa: anche i pianissimo (e i brani impegnativi, due per gruppo, eseguiti a cappella ne sovrabbondavano) erano percepibilissimi ed anche la fusione fra le voci, che alle prove m'era apparsa compromessa, si rivelava perfetta.
Del programma che dire? Ad eccezione di Haendel, tutti di contemporanei i brani in tabella, compreso un “Pater noster” in Swahili che, con “Spiegel im Spiegel” di Arvo Part, veniva eseguito dall'Orchestra di percussioni "L. Farnesina" sotto la direzione di Raffaele Filaci; mentre un'Aria haendeliania dalla "Wassermusik" e "The arrival of the Quee of Sheeba" dall'Oratorio 'Solomon, erano affidati all’Orchestra del Liceo Ugo Bianchi di Cuneo diretta da Fulvio Croce. I brani polifonici a cappella (“Ubi Charitas” di Mealor, “Choral Amen” di Rutter, “Northm light" di Guelo e “Contre qui rose” di Lauridsen) erano diretti i primi due da Claudia Gili, gli altri da Stefano Nerozzi.
Semplicemente fantasmagorico il gran finale. A cori e orchestre riuniti, sicuramente oltre più di cento gli elementi (un formidabile complesso berlioziano wagneriano e mahleriano insieme) ci siamo goduti il celeberrimo “The Armed Man –A Mass for peace: Sanctus, Kyrie, Better is Peace” e, dal “Requiem”, il “Dies irae” del 71enne gallese Karl Jenkins, che con l’Orff dei “Carmina burana” è colui che meglio ha saputo combinare nella sua musica tradizione e innovazione e in essa assommare il fascino e le suggestioni dell’una e dell’altra.
Grazie ai Licei Newton, Farnesina, Ugo Bianchi. 
Sono essi la scuola che preferiamo, quella che, sotto l’ala protettiva di Frau Musika, salvaguarda la dignità, mai come di questi tempi compromessa, della benedetta istituzione.

 

Fiammetta mi fa notare che a un certo punto, nel ‘Requiem’ si è avuto un falso ingresso dei bassi, che ha messo tutto il complesso, vocale e strumentale, in momentanea difficoltà, e mi chiede se il pubblico l’abbia percepito. La tranquillizzo. Nemmeno io, che pure  non posso dirmi un profano, l’ho rilevata. Mi fossi recato al concerto nell’attitudine acida del critico che si perde il senso, e il gusto,  del tutto in attesa del momento fatidico della stecca, individuale o d’insieme, da additare trionfalmente al pubblico ludibrio, sicuramente l’avrei notata. Abbandonato all’estasi panica, posseduto dall’ ebbrezza dionisiaca, stordito entro il turbine, io son solito lasciarmene completamente trasportare, cuore e a mente a ben altro tesi che alle notomizzazioni delle analisi critiche, tesi all’incanto.

 

______________

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 

 

 
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