Dis-incanti

"Scendete dai libri", ciclicità del tempo ed altro


 1098   Nel tempo in cui fui sul serio luciferino, mi confezionai un bastone (foto) con la testa di un lucifero-burattino inserita in una capace canna di bambù sulla quale scrissi in latino tre bei (!) pensieri che vi prego di non far conoscere a Libero, se no mi spegne davvero definitivamente: "Lucifer sum rebellis, rebellium amicus". - "Zoroastris cavernae pulchraeque evitati praesidio sum omni pecori alienus". - "Quid Lucifer nonnisi deus cum laetus hilaris ludens est?".   Valete.*   “Uscite dai libri, scendete dalle pareti”.   Così in certi momenti di più cupa solitudine anche a me è avvenuto, come al Kien di Auto da fé di Elias Canetti, di rivolgermi agli autori dei libri stipati a impolverarsi selle pareti delle mie stanze. E più di una volta vidi anch’io i loro Fantasmi uscire dai libri e scendere a colmare le mie solitudini della loro presenza più o meno ingombrante. Ai classici antichi e moderni, sussiegosi e imponenti nelle loro stazze anche fisiche, facevano  cerchio, come nel Limbo dantesco gli spirti attorno a Virgilio e a Dante, gli autori di maggiore o minore memoria, sempreverdi già vittoriosi sul tempo, o sarmenti  di cui il tempo aveva già fatto o s’apprestava a fare seccumi. Le voci e i saluti si incrociavano e si accavallavano con gran rumore e chi si fosse avvicinato a casa mia  in uno di quei giorni,  non avrebbe mai immaginato trattarsi dei più grandi geni, mistici, romanzieri, saggisti, storici, poeti, musicisti, filosofi, a convegno nella mia modesta dimora. Ma che desolante silenzio, nelle mie stanze, allorché essi rientravano nei loro libri sulle loro pareti! Che oscure notti dell’anima!   l primo invitato di cui il Kien del romanzo ci racconta non poteva essere che Confucio, e il motivo è abbastanza evidente a chi si sia nel romanzo imbattuto. Non era stato così per me. A seconda dell’avanzare dell’età cambiavano i personaggi da invitare ad uscire dai libri e scendere dalle loro pareti a farmi compagnia. Da giovanissimo tre erano i prediletti, gli “amici” intimissimi, che chiamavo confidenzialmente per nome, Francesco, Ugo, Giacomo, negli ingenui sonetti, nelle più elaborate canzoni, nei più seriosi presuntuosi e  solenni endecasillabi sciolti dei lunghi carmi ad essi dedicati. Di questi uno in particolare ricordo, sgorgatomi tutto d’un getto dall’anima in una circostanza particolare. Era l’epoca degli esami di maturità, ed il prof di lettere, un esemplare di rozzo gaglioffo  insopportabile moralista, al momento di ripassare Foscolo osò sparlarne malissimamente, sia come poeta che come uomo. Io fremevo di rabbia, avrei voluto ribellarmi ed urlare, ma mi fu giocoforza tacere.   Mi ripiegai allora in me stesso, me ne volai lontano da quell’aula dall’aria mefitica e così scrissi, d’un getto, nello stile di Dei sepolcri, un carme laudativo senza titolo che iniziava così: “Tal degli spirti al mal oprar negati / l’ardua sentenza, Foscolo. Non senti / fra il saettare delle opinioni, / angoscioso il lamento dello spirto / guerrier ch’entro ti rugge? E avanti così per altri  cento versi (niente al confronto dei 295 di Dei sepolcri) che così terminavano: …Tu spazi / sovra tant’altri fra l’aure odorate / che avvolgono le vergini sorelle /ispiratrici di celesti carmi / ai divini mortali. Tu ne parli / singolarmente dell’Arcano ond’opra / l’onnipotente Padre, cui tu forse /in un viso mortale rimirasti / o nella Terra che ravviva il Sole /o tra il chiarore delle stelle tremule / nelle sere d’estate, o, forse…/ Ignoro”!   In una delle sue ultime discese di libri della biblioteca lessi i miei versi adolescenziali al Poeta. Sorrise. Mi baciò teneramente sulle guance rosee di vergogna e riscomparve fra i libri.(Quel postero che  fortunosamente si imbatterà nella vasta opera poetica  di uno sconosciuto autore di tre volumi di  “Liriche neoclassiche dell’immanenza” di nome Sforza si perderà il meglio non trovandovi incluse le adolescenziali Faville!).*   Lagne lagne lagne sui cambiamenti climatici, etici, politici ecc. da ogni parte. Eppure, chiunque abbia minimamente letto dovrebbe saperlo, dalla Bibbia (Nihil sub sole novum)  ai Vico (Corsi e ricorsi),  ai Nietzsche (die ewige Wiederkehr des Gleichen) … non fa che parlarsi di  Eterni ritorni dell’uguale, dai climi alle guerre.    Di nuovo non c’è nulla, proprio nulla, purtroppo. Nel bello e nel brutto, nel bene e nel male, nel meglio e nel peggio. Che monotonia, signori, questa ciclicità del tempo alias eternità! *   Ancora una volta il fedele olmo ha avuto la pazienza di attendermi sotto la sua vasta ombra, questa volta in compagnia del diletto Lucrezio e del suo capolavoro, rasserenante viatico.   Nota importante di resa.    Essendo ormai la mia riserva naturale di acido ialuronico completamente esaurita, risparmierò d' ora in poi alle mie amiche e ai miei amici la nausante visione di un Pan incartapecorito.    Statemi bene.*   A commento della foto che mi ritrae impugnante un bastone di sciamano brasiliano antico dono di una amica e devota discepola: AUM BHANDA'. MACUMBA UMBANDA QUIMBANDA. Stamane mi sono ridestato sciamano e come tale ho percorso le stradine maleodoranti di Casal Nei onde purificarleOperazione fallita.________________     Chàirete Dàimones!   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)