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Canonizzazioni e sacro. Dai "Diari romani" di Gregorovius. Coversioni e apostasie

Post n°764 pubblicato il 30 Aprile 2014 da giuliosforza

Post 723

 

In un sogno delicatamente erotico ripeto in continuazione: parvo occludam basillo e una volta sveglio mi domando se l’emistichio appartenga a qualche classico. Non appartiene a nessuno. Non solo. Nel sogno ho napoletanizzato l’ablativo basiolo (da  basiolum, piccolo bacio) in basillo (vasillo). Esilarante. Il bell’emistichio (che corretto suona parvo occludam basiolo, chiuderò la tua bocca con un baccio piccolo piccolo) così diventa vagamente catulliano ma anche d’annunziano (dammillo nu vasillo de ’A vucchella).

Un dolce sogno, giunto provvidenzialmente a compensare l’amara veglia.

*

Mi chiedo cosa abbia a fare col Sacro e con Dio tutto questo baccano.

Mi riferisco naturalmente agli spettacolari riti delle due canonizzazioni di questi giorni che avrebbero riportato  il Vaticano, e di conseguenza Roma e l’Italia (ancora una volta dunque ancillae Ecclesiae). al centro dell’attenzione del mondo. Per quanto mi riguarda farei volentieri a meno di cotale tipo di attenzione, di cui non poco arrossisco.

Di tutto il battage fatto intorno ai due eventi, ho seguito con interesse solo la tavola rotonda che con la solita distaccata signorilità Lilli Gruber  ha loro dedicato nel suo programma serale Otto e mezzo. Cinque opinioni che civilmente si confrontano, tanto civilmente che quella della irriducibile rappresentante degli atei razionalisti e l’altra opposta  del serafico padre Fortunato  d’Assisi quasi inter se osculatae sunt.

*

La fede, qualunque fede, né si trova né si perde. Chi la trova l’ha sempre avuta. Chi la perde non l’ha mai posseduta. Termini come “conversione” e come “apostasia” sono privi di senso. Giustamente fu detto: platonici od aristotelici si nasce.

 

*

Leggo nei Diari romani di Gregorovius la cronaca di tre eventi  che sembrano la fotocopia di altrettanti avvenuti ai nostri giorni. Uno riguarda  un conflitto bellico, un altro  un evento religioso, il terzo un disastro navale,

Circa il primo, lo storico riferisce delle manifestazioni di esultanza dei papalini  per la vittoria dell'alleanza turco-anglo-franco-piemontese nella guerra di Crimea contro la Russia (1853-1856). Tutte le campane di Roma suonarono a festa e le strade furono invase da una folla impazzita. C’è da chiedersi se la bandiera lacera della battaglia di Lepanto esposta in una cappella di Santa Maria Maggiore fu per l’occasione coperta per l’avvenuta pace tra il Cristo romano e Maometto contro il Cristo ortodosso russo.

In questi mesi il Dio ortodosso s’è presa la rivincita occupando la Crimea senza che nessuna guerra sia, per fortuna, scoppiata.

Gregorovius,  già  dal ’52 a Roma per le sue ricerche sulla poderosa Storia di Roma nel Medioevo (vi rimarrà fino al ’74 dilettandosi anche di letteratura –scriverà, fra l’altro, una lodatissima storia della Corsica rupestre e selvaggia ancora non deturpata da Napoleone III, comporrà il poema Euforione, tradurrà dal siciliano le poesie  del Meli, con Porta e Goldoni una delle “tre coroncine”, come allora si diceva, non indegne delle tre “corone” rappresentate da Dante, Petrarca e Boccaccio) esprime giudizi sovente critici, sovente esilaranti e divertiti, sempre dotti,  sulle vicende che narra. Ne trascrivo un breve campionario.

Annota il 31 dicembre del ‘54:

“Il giorno 8 dicembre fu data la solenne proclamazione dell’assurdo dogma dell’Immacolata Concezione. Vidi a San Pietro la processione di 250 vescovi. Ogni giorno feste e musica sacra. Ieri, la grande colonna che deve essere eretta in Piazza di Spagna è stata trascinata sulla piazza da galeotti”.

Il 10 maggio del ’55:

“Il 12 Aprile alle cinque della sera, il pavimento annesso a Santa Agnese cedette sotto il Papa. Con lui precipitarono al piano sottostante molti cardinali, il generale fancese, il conte austriaco Hoyos e più di cento allievi della Propaganda. La caduta del Papato è stata così simbolicamente annunciata; non ha però ancora portato conseguenze. Poco dopo vidi Pio IX passare in carrozza davanti alla Porta del Popolo; aveva un’aria raggiante”.

L’ 11 agosto: “

Un sacerdote fra l’uomo e Dio non è altro che una vetrata nerastra ed affumicata attraverso la quale si deve scorgere il sole”.

Il 30 aprile dell’anno successivo:

“Roma è un demone contro cui lotto. Se vinco la battaglia, cioè se riesco a trasformare questo grandioso essere universale in una visione penetrante e in una trattazione artistica, allora sarò anch’io un trionfatore”.

Ancora:

“Perez ha avuto una buona idea. Voleva scrivere una dissertazione sulle Confessioni di Sant’Agostino, di Marc’Aurelio e di Rousseau. Il primo, dice, si confessa davanti a Dio, l’altro, in quanto stoico, davanti a se stesso ed il vanitoso Rousseau davanti al mondo di cui ambisce i favori”.

Il 10 maggio:

“Ho avuto con Perez conversazioni vivissime sulla natura della poesia italiana, dove viene completamente a mancare l’elemento germanico della nostalgia e del mistero. Dante neanche lo possiede, benché la sua poesia sia veramente un duomo gotico”.

Il 2 ottobre:

“Ero triste per Perez. Il 28 settembre prese l’abito sacerdotale. Padre Luigi e il generale rosminiano Bertetti hanno irretito questa vittima. Me lo scrisse la contessa Gozzadini il 25 dicembre ed ella spera ancora che la mia influenza sarà abbastanza forte per liberarlo”.

Ultimo giorno dell’anno 1856:

“Il 18 dicembre è stata scoperta la colonna della Madonna in Piazza di Spagna.

Dal palazzo dell’ambasciata di Spagna il Papa guardava questo monumento della sua buffoneria e vanità mistica. In verità mi fece proprio ridere. Il mondo, così dice Alertz, è una vera casa di matti; solo che i matti più grandi non sono internati”.

Il 17 settembre ’57:

“A Roma trovai scoperta la colonna dell’Immacolata in Piazza di Spagna. Questo lavoro malfatto e di cattivo gusto rassomiglia al tappo rovesciato di una bottiglia di champagne. Pasquino l’ha coperto di satire. Visto che alla statua di Mosè la bocca è venuta troppo piccola, Pasquino gli grida: Parla!. Il Mosè con la bocca chiusa stretta stretta: Non posso. Pasquino: Dunque fischia! Il Mosè: Sì, io fischio lo scultore.

Il 10 giugno del ’58: 

“Il potere temporale del Papa si avvicina alla fine. Le truppe francesi lo mantengono ancora in piedi come una larva e per questo non possono lasciare Roma. Si ammette che tutti i paesi dominati dal Cattolicesimo sono decaduti moralmente  e politicamente, la Spagna, l’Austria, l’Italia, forse persino la Francia, la quale altro non è che una tomba imbiancata”.

Sora sul Liri, 4 ottobre ’59:

“Il 30 ottobre sono arrivato a Genazzano. Da lì andai a cavallo,il 2 ottobre con Francesco Romano via Paliano ed Anagni a Ferentino. Vi era la festa di Santa Maria del rosario. Lo splendido costume dei campagnoli formava un quadro meraviglioso ma l’orrendo feticismo mi disgustò. Durerà ancora molto questo paganesimo? Non è arrivato finalmente il omento di abolire questa religione della magia? Sentii nostalgia per la mia patria”.

Il 2 aprile 1859:

“La minacciosa furia bellica non ha sconvolto Roma. Nel luogo più putrefatto d’Europa si continua a vivere come nel sogno. E nonostante tutto sono soltanto potenze straniere che difendono questa mummia, che si chiama ancora Stato della Chiesa”.

 

Del disastro navale, un naufragio presso  l’isola del Giglio (avrà anch’esso da fare col cerimoniale dell’inchino?) ci faremo raccontare da Gregorovius un’altra volta.

 

__________

 

Chàirete Dàimones!

 

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 
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