Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Ultime visite al Blog

patrizia112giuliosforzamaxnegronichiooooofantasma.ritrovatoannaschettini2007kunta.mbm12ps12raffaele.maspericotichPoetessa9avv.Balzfamaggiore2dony686cassetta2
 

Ultimi commenti

Non riesco a cancellare questo intruso faccendiere che...
Inviato da: Giulio Sforza
il 20/11/2023 alle 07:25
 
Forse nei sogni abbiamo una seconda vita
Inviato da: cassetta2
il 01/11/2023 alle 14:32
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:38
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:34
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:31
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Del plagio. Canzoni fran...Littoria, pardon Latina,... »

Sogno. Gesualdo. Stravinsky. Schelling. Von Paulus. Ronsard. Bruno

Post n°1029 pubblicato il 06 Marzo 2020 da giuliosforza

 

Post 949

   Errata corrige.

   Nel post precedente, dicendo della casa di Goethe a Weimar in Frauenplan, ho scritto di casa natale.  Naturalmente si è trattato di una distrazione, essendo noto a tutti che quella natale è a Francoforte sul Meno, dove il Genio, nella strada denominata Grosser Hirschgraben, al numero 23, nacque il 28 agosto 1749. A tal proposito si veda l’autobiografia Dichtung und Warheit, Poesia e Verità, ricchissima di memorie infantili.

*  

Un sogno di surrealismo puro (ma un sogno non surreale, che sogno sarebbe?) che avrebbe offerto interessanti suggestioni estetiche a un Dalì e a un Breton, ma anche analitiche a Freud e ai suoi seguaci. Ambientazione: una giornata di sole primaverile, declivi delle colline digradanti da Mandela sulla via Tiburtina Valeria, non ancora affiancata dall’autostrada Roma -l’Aquila-Teramo-Pescara, nei pressi del santuario ex francescano di San Cosimato costruito sullo sperone di roccia, in più punti traforata di grotte destinate agli eremiti benedettini, che incombe sull’Aniene rumoreggiante nella gola sottostante. Nel finale la scena si sposta in via ‘delle Cruci’, che dalla piazza del mio borgo si inerpica verso ‘Capucolle Farina’ e Monte Croce.

   Ovunque intorno frutteti prati orti in una esplosione di colori e di verdi novelli. Protagonisti un Paolo Villaggio pittore miniaturista di cose minime, che ogni più piccolo sasso colora di delicate scene color pastello, sassi alla fine confondentisi con le margherite appena sbocciate da cui sono attorniati e quasi sommersi; e una mucca bardata di vistosi finimenti policromi con campano svizzero al collo. Il tutto immerso in una atmosfera di serenità assoluta che nemmeno la scena finale, un Villaggio che rincorre sfiancato la mucca che fugge per la salita delle Croci nostalgica dei suoi pascoli montani e ogni tanto si volge, delicatamente muggendo e atteggiando la sua vasta bocca a un sorriso di scherno accompagnato da linguacce scherzose, riesce a turbare.

   Una mucca che ride e fa linguacce. Esilarante, nevvero?  

   Il sogno, come la maggior parte dei sogni, si conclude …inconcluso. Starà a me perfezionarlo in questo giorno freddo e uggioso, l’opposto perfetto della mia notte.

 *

Ancora due casi curiosi di plagio di diversa natura.

Tra i libri che ho tra le mani in questo periodo, due mi stanno particolarmente avvincendo: il Sistema dell’idealismo trascendentale di Friedrich Schelling, che riprendo dai tempi degli studi universitari (il filosofo era tra i prediletti di Gabriel Marcel, l’‘esistenzialista’ francese - che per altro amava esser detto ‘socratico cristiano’- sul quale mi laureai) nella traduzione di Michele Losacco e Carlo Tarasciore (Mondadori 2010, Collana I Classici del Pensiero); e il romanzo storico Madrigale senza suono di Andrea Tarabbia, vincitore del Premio Campiello 2019. Nel primo a pagina XVI dell’introduzione trovo scritto: “Nel 1843 Heinrich Eberhard Gottlob Paulus (noto teologo, nota mia) pubblicò una trascrizione delle lezioni di Schelling sotto il titolo La filosofia positiva della rivelazione finalmente pubblica, con la storia della sua nascita, i testi integrali, il giudizio e la correzione delle scoperte di Schelling su filosofia, mitologia e rivelazione del cristianesimo dogmatico nel semestre invernale 1841-1842 a Berlino. Schelling fece causa a Paulus, accusandolo di aver pubblicato questo libro senza il suo consenso, e la perse. Nel 1846 interruppe i suoi corsi all’Università di Berlino sentendosi non tutelato contro il plagio”.

   Schelling fu il filosofo della triade idealistica che amai di più, perché in lui Dio e Natura, per la mediazione dell’Arte, si unificavano nel concetto di Assoluto (da contrapporre all’Idea hegeliana e da Hegel irriso come ‘la notte nera in cui tutte le vacche sono nere’) tranne poi a ritrovare, nella sua tarda fase speculativa, dualismo e trascendenza. La compagnia di Schelling in questo periodo di peste …coronarica un poco tampona il sentimento devastante di precarietà che soprattutto a quelli della mia età, i più esposti al micidiale virus, deprime.

   Il secondo è un interessante romanzo storico-musicale, nel quale predominanti sono le figure di Igor Stravinsky (1885-1971) e di colui che secondo il Russo conchiude dal versante musicale il Rinascimento, il Principe di sangue Gesualdo da Venosa (1566-1613), sommo polifonista e uxoricida, e, con Pierluigi da Palestrina, princeps musicae honoris causa. Il romanzo di Tarabbia immagina uno Stravinsky che con l’amico e musicologo Bob Craft ritrova a Napoli presso un antiquario dei manoscritti di Gesualdo e una Cronaca della vita di Carlo Gesualdo Principe di Venosa, del Signor GIOACHINO ARDITI servitore fedele. In Gesualdo (nome del feudo del principe) MDCXII, del quale annuncia la scoperta al professor Glenn E. Watkins, UNC College of Arts & Sciences, Department of Music… Bob Craft è scomparso a 92 anni nel 2015, Watkins, nato nel 1927, è ancora vivente. Nella lettera di Stravinsky, non saprei se reale o immaginaria (ma vista l’amicizia fra i due propendo per la seconda ipotesi), che apre il romanzo e diretta a Watkins, nella quale si narrano le vicende del ritrovamento dei manoscritti gesualdiani, si legge (pagina 16): “Da qualche anno il lavoro di Gesualdo aveva cominciato a interessarmi, così in quei giorni, nel tempo libero, mi misi a leggera quella musica. Ẻ inutile che la descriva a lei, così come è inutile che spenda parole per raccontarle l’effetto che produsse su di me. Mi limiterò a dire che fui molto attratto dai tre mottetti incompleti: “Assumpta Maria”, “Da pacem Domine” e soprattutto “Illumina nos” - che io sappia l’unica composizione gesualdiana per sette voci, di cui due solo abbozzate. Le dirò però questo: per un motivo che razionalmente fatico a spiegare, sentii fortemente che quel mottetto aveva a che vedere con il mio Canticum (il Canticum sacrum andato in scena  nel mese di settembre del ’56 nella basilica di San Marco a Venezia), ne era il prologo e conclusione.  Carlo Gesualdo aveva scritto, quasi quattro secoli prima, qualcosa che riguardava me e il mio cantico. La sottolineatura è naturalmente mia, e vuol mettere in evidenza il nostro assunto che tutto, anche in musica, è stato sostanzialmente già detto e che ogni nuova scrittura probabilmente non è che una inconscia rielaborazione di un’opera da qualcuno in qualche luogo e in qualche tempo già scritta.

*

   Ronsard, Pour Hélène

   Sono vecchio e il mondo non mi appartiene più. Non sorge e non tramonta più per me il sole, la luna non occhieggia più con me solitaria nel cielo notturno. E inutilmente lo stuolo degli astri danza fra le galassie. Ho lodato e goduto molto la Vita, ma quanti rimpianti! E tra i rimpianti le poche Lei che incrociarono il mio destino, per un poco lo condivisero, nutrirono i miei sogni, alimentarono le mie passioni. Che poi andarono, ognuna per sentieri diversi, quale lieto, quale tragico, abbandonandomi di volta in volta sempre più solitario viatore sulla strada del tramonto. Non ce l’ho con le Lei, perché mai dovrei avercela? Com’era giusto esse andarono a vivere ed io andai a morire; “ma a chi toccasse la sorte migliore gli dei soli lo sanno”, secondo il Socrate ormai sul punto di discendere all’Orco.

   Con una, una sola, ce l’ebbi. Ed errai. Ma troppo mi ferì il suo abbandono, ne ebbi troppo dilacerata l’anima. Ed oggi che una serena saggezza, per il miracoloso unguento del tempo, ha lenito le mie piaghe, le ridedico con un po’ di melanconica ironia i versi ronsardiani che un giorno le dedicai con rancore, prendendomi la libertà di cambiare il nome del dedicante.

   “Quand vous serez bien vieille, au soir, à la chandelle, / assise auprès du feu, dévidant et filant, / direz, chantant mes vers, en vous émerveillant: / “Giulio me célebrait du temps que j’étais belle”.

   Lors, vous n’aurez servante oyant telle nouvelle / déjà sous le labeur à demi sommeillant, / qui au bruit de Giulio ne s’aille réveillant / bénissant votre nom de louange immortelle.

   Je serai sous la terre et, fantȏme sans os, / par les ombres mirteux je prendrai mon repos: / vous serez au foyer une vieille accroupie,

   regrettant mon amour et votre fier dédain. / Vivez, si m’en croyez, n’attendez pas demain: / cueillez dès aujourd’hui les roses de la vie.

   Quando sarai molto vecchia, la sera, al lume di candela, seduta vicino al fuoco, dipanando e filando, dirai, cantando i miei versi, e di essi meravigliandoti: come Giulio sapeva cantare la mia giovanile bellezza! In quel tempo non avevi serva con te che, già mezza addormentata per la stanchezza, ascoltasse i tuoi racconti, e al nome di Giulio sussultasse, quel Giulio che benedicendo il tuo nome e celebrandolo lo consegnava all’eternità. Io sarò sottoterra e, puro fantasma, mi riposerò all’ombra dei mirti, mentre tu sarai una vecchia rattrappita vicino al focolare, e rimpiangerai il mio amore e il tuo sdegnoso rifiuto. Credimi, vivi ora che sei giovane, non aspettare domani. Cogli subito le rose della vita.

   Di tutto il sonetto in alessandrini, più famoso, e con ragione, è il verso conclusivo. Non sentite in esso tutto il profumo della Primavera rinascimentale?

 *

Il Bruno che mi interessa.

Il brano che apre il libro curato da Guido Del Giudice (Giordano Bruno, Scintille d’Infinito. Il pensiero del grande Filosofo in 200 aforismi. Scelta, introduzione e traduzione di Guido del Giudice, Di Renzo Editore, Roma 2020, p.17) riassume come meglio non si potrebbe il pensiero del Nolano, espresso con la verve, il coraggio, la sfrontatezza, l’ironia e il sarcasmo che nel personaggio conosciamo e senza i quali egli sarebbe irriconoscibile. Il brano viene da Del Giudice estratto dal Sigillus sigillorum, Epistola dedicatoria. ‘Filoteo’, amante di Dio e amato da Dio, è uno dei tanti alias coi quali egli nelle opere si denomina, veri e propri eteronimi pessoani. Anche del visionario rapsodo lusitano dunque un anticipatore?

   “Filoteo Giordano Bruno Nolano, dottore in una più elaborata teologia, professore di una sapienza più pura e innocua, filosofo conosciuto, approvato e onorevolmente accolto nelle principali accademie d’Europa, forestiero in nessun luogo se non presso i barbari e gli incivili, risvegliatore degli animi dormienti, domatore della presuntuosa e recalcitrante ignoranza, che propugna in tutte le sue azioni una filantropia universale, che non preferisce un Italiano a un britannico, un maschio a una femmina, una testa mitrata a una coronata, un uomo togato ad uno armato, chi indossa la cocolla e chi non la veste, bensì predilige l’uomo dalla conversazione pacata, civile, fedele e utile, che non fa caso al capo unto, alla fronte segnata, alle mani lavate e al pene circonciso, ma (laddove è possibile scorgere l’aspetto di un uomo vero) principalmente all’anima e alla cura dell’intelletto; quel Nolano che i piccoli ipocriti e i propagatori di idiozie detestano, mentre gli onesti e gli studenti lo prediligono, e a lui plaudono i più nobili ingegni".

    ______________

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/disincanti/trackback.php?msg=14820203

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
cassetta2
cassetta2 il 16/03/20 alle 14:37 via WEB
La mia giornata è in linea con le borse mondiali. Inizia in lieve ribasso per poi volgere al peggio.
(Rispondi)
 
giuliosforza
giuliosforza il 17/03/20 alle 09:55 via WEB
Come mi disse un mio amico ingegnere il giorno del mio matrimonio: Giulio, coraggio; all'inizio, vedrai, un po'di difficoltà, ma poi...sempre peggio.
(Rispondi)
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963