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« Ben venga Maggio. Es lac...Il Dante di Harold Bloom... »

D'Aubigné, Anouilh, Hanz Werner Henze, Il Dante di Bloom

Post n°1080 pubblicato il 11 Maggio 2021 da giuliosforza

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   Proseguo con interesse la lettura del Dizionario dei miti letterari, e alla voce Antigone trovo citato Agrippa D’Aubigné, il poeta e uomo pubblico cinquecentesco covertitosi con zelo al Protestantesimo e autore di un vasto poema sugli eventi seguiti alla Notte di San Bartolomeo, Les Tragiques, che non ho letto nella sua integrità ma di cui ho spesso riportato un alessandrino da dedicare, con tenera ironia, ad una amica non più giovanissima: Une rose d’automne est plus qu’une autre exquise. Senza nessun riferimento, è chiaro, alla ‘filigrana vivente’ cantata con altri gentili simboli dal Pescarese.

   Di seguito su Rai5 Il viaggiatore senza bagaglio (Le voyageur sans bagage), simpatica commedia di Jean Anouilh in una versione di Ermanno Spataro del 1970, ove si dice di un giovane reduce che ha perso la memoria, tema abbastanza abusato dopo il secondo conflitto mondiale, ma che il drammaturgo francese tratta con la sua ben nota ironia, figlia di un pacato scetticismo che via via si fa nero pessimismo (ironia, scetticismo, pessimismo che caratterizzano tutta l’opera dell’Anouilh, epurato come collaborazionista pétainiano e poi assolto, mentre il suo amico Robert Brasillac, dopo un processo sommario molto contestato e la sua e d’altri intellettuali calorosa difesa, fu condannato a morte a 36 anni, ottimo scrittore, giornalista, poeta e critico cinematografico). Avrei preferito l’Antigone.

   *

  Pomeriggio all’Opera. Die Bassariden di Hans Werner Henze, grande musicista, marxista anacronistico, ischitano d’adozione. Rivisitazione moderna delle Baccanti euripidee, rappresentata nella versione inglese. Scenografia truculenta nelle scene delle menadi scatenate sul Citerone attorno a Diòniso, con nudi integrali femminili nelle scene di thiaso. Spettacolo forte, ma gradevole. Musica che recepisce ogni suggestione, barocca, classica, neoclassica, romantica, moderna, compresi dodecafonia e jazz, fino al recupero della tonalità. Di Henze non conoscevo che il nome. Sapevo solo del suo stalinismo e della sue residenze italiane di Ischia (dove forse qualche volta lo incrociai da Calise) e di Montepulciano che aveva scelto come sede per una grande Istituzione cultural-musicale, il Cantiere Internazionale d'Arte, i cui scopi principali sono l'interazione tra artisti professionisti internazionali e giovani talenti. Pomeriggio non sciupato.

*

   Harold Bloom fu il più noto, e per questo naturalmente il più discusso, critico letterario statunitense, morto nel 2019 a circa novanta anni. I suoi libri più noti sono Il Canone occidentale del 1994 e Il Genio del 2002. Il primo “è la dimostrazione appassionata del perché i grandi scrittori sfuggono all’oblio che copre la maggior parte degli sforzi umani. E infonde speranza sulle possibilità che ciò di cui l’umanità ha goduto fino a oggi possa essere trasmesso ai posteri” (The New York times Book Review), “opera profondamente personale, controversa, discussa, letta in tutto il mondo, …diventata a sua volta, un classico degli studi letterari” (quarta di copertina, BUR 2008, Nona edizione marzo 2020 pp. 588). Il secondo (Rizzoli 2002, pp. 945) “cento storie esemplari per ripercorrere il cammino dell’umanità verso la grandezza”. Seconda di copertina: “Che cosa è il Genio? È il ‘dio della natura umana’, per usare le parole del poeta latino Orazio, è ‘il dio che abbiamo dentro di noi’, secondo Ralph Waldo Emerson, è lo pneuma, il soffio divino degli gnostici, è lo spirito, il daimon che ci guida. È un’idea - e una parola - che la cultura materialista del nostro tempo non ama, e che tenta di spiegare, riducendone la portata, con l’analisi del contesto storico, sociale o culturale, o, ancor più radicalmente, con il determinismo genetico. Ma per il grande critico americano Harold Bloom una definizione materialistica del genio è impossibile, dato che il genio è proprio l’aspirazione allo straordinario e al trascendente che, magari inconsapevolmente, coltiviamo dentro di noi e che alcuni individui hanno saputo realizzare con le loro opere: Per questo, dopo averci insegnato ad amare i grandi classici - con Il canone occidentale e Come si legge un libro (e perché) - e a ritrovare il lato più profondo di noi stessi nelle creazioni di Shakespeare – con Shakespeare. L’invenzione dell’uomo -, Bloom ci aiuta oggi a riconoscere e apprezzare la natura del genio. Limita la ricognizione al campo dei suoi studi, cioè ai geni che hanno scelto la parola come mezzo di espressione, e le cento vite esemplari che racconta compongono un mosaico affascinante che spazia dalla Palestina del X Secolo avanti Cristo, in cui visse il Redattore (o la redattrice) della Bibbia ebraica, alla fine del XX secolo, con Ralph Ellison e Iris Murdoch. Ci sono i vertici della poesia (Shakespeare, Dante, Cervantes, Omero, Virgilio) ma anche i giganti del pensiero come Platone, Nietzsche e Freud e fondatori di religioni come San Paolo e Maometto. Ci sono uomini e donne di tutte le epoche e culture (e tra gli italiani. Oltre che a Dante, Bloom dedica un ritratto a Leopardi, Pirandello, Montale e Calvino). C’è, alla base, un’idea che risale all’antico autore del trattato d Del Sublime: l’anima nostra viene per così dire innalzata sotto la spinta del vero sublime, e, preso possesso di un superbo trampolino di lancio, si riempie di gioia e di orgoglio quasi che essa stessa avesse creato ciò che ha udito”. Il contatto con il genio ci conduce a  una consapevolezza e a una saggezza che non avremmo mai raggiunto da soli: è questa, per Bloom, l’utilità della letteratura per la vita”.

   Il criterio con cui Bloom sceglie gli italiani mi è incomprensibile, e non posso che pensare che egli della nostra letteratura conosca ben poco. Mi vien da ridere quando penso che sia tra i ventisei del Canone che tra i cento de Il Genio non trovi ad esempio posto un Gabriele D’Annunzio, l’Autore italiano con Dante ancor oggi più letto del mondo. E Petrarca, e Boccaccio, e Tasso, e Ariosto, e Marino, e Manzoni, e Foscolo, e cento altri?  Non ci saranno dietro le scelte di Bloom, meschini pregiudizi ideologici e moralistici?

   Oltre Dante, degli italiani ne Il canone occidentale e ne Il Genio di Harold Bloom trovano posto solo Leopardi, Pirandello Montale e Calvino. Davvero stupefacente.

   Nel Il Genio gli autori vengono dieci per dieci collocati, secondo un criterio personalissimo, in ognuna delle sefirot (singolare sefirah, zaffiro, perla, gioiello). Dante trova posto nella prima sefirah,’Keter’, ‘corona’, in compagnia di Shakespeare, Montaigne, Cervantes, Milton, Tolstoi, Lucrezio, Virgilio, Agostino e Chaucer, figure, queste ultime, “ordinate in sequenza a seconda della loro influenza reciproca: ognuno di essi ha tratto ispirazione dal precedente, a eccezione di Lucrezio, che si è orgogliosamente ispirato al filosofo Epicuro”. Non seguirò naturalmente Bloom lungo tutti le dieci sofirot e trascorrerò questo intero sabato, che s’annuncia come il primo vero sabato primaverile, riflettendo sul Dante bloomiano. Non farò sunti: Bloom mi ha messo dinnanzi un lauto pranzo, ormai di esso intendo con tutta calma  cibarmi.

  

   Dante Alighieri 1265-1321

 

   ‘O frati,’ dissi, ‘ che per cento milia

   Perigli siete giunti a l’occidente,

   a questa tanto piccola vigilia

   d’i nostri sensi ch’è del rimanente

   non vogliate negar l’esperïenza,

   di retro al sol, del mondo sanza gente.

   Considerate la vostra semenza:

   fasti non foste a viver come bruti,

   ma per seguir virtute e canoscenza’.

 

   Ulisse rivolge queste ultime parole ai compagni, mentre si approssimano al disastro finale al limite del mondo conosciuto. Molte autorità contemporanee su Dante ci chiedono di condannare Ulisse. Le sue parole, sostengono, mirano solo al suo tornaconto, ed esaltano l’eroismo avventuroso senza riguardo per gli obblighi morali. Ma leggiamo Dante per l’edificazione o per il genio? Benedetto Croce, uno dei più grandi critici italiani, scelse il genio e disse che nessuno nel suo tempo fu motivato più profondamente di Dante dalla passione di conoscere tutto il conoscibile; che è la stessa passione del suo Ulisse, posto, ciononostante, nelle profondità dell’Inferno, con gli altri cattivi consiglieri.

   Quanto a Dante, il pellegrino della Commedia, egli non commenta in nessun modo l’esortazione di Ulisse,

obbligandoci a congetturare. Poiché il viaggio di Dante, nel poema, è un ‘folle volo’ non dissimile da quello di Ulisse, l’affinità poetica tra i due uomini pesa più della loro diversità morale. Come lettore settantunenne, non posso udire Ulisse menzionare ‘questa tanto picciola vigilia dei nostri sensi’ senza associarmi a lui in spirito. E a dispetto dei suoi estimatori teologici, credo che in parte questo abbia provato anche Dante.

   Nulla distrugge il genio di Dante più prontamente dei commenti che esaltano la sua presunta pietà e le sue virtù umane. Nessun poeta, nemmeno John Milton, fu smisuratamente orgoglioso quanto lui. Diffidiamo del trattamento he riservò al suo ‘maestro’ Brunetto Latini, dannato per una sodomia che Dante forse inventò. Stazio, un mediocre poeta romano che senza dubbio morì pagano, trova posto nella Commedia come grande letterato cristiano in pectore. Non precisamente u martire, lo Stazio di Dante può alludere a una certa reticenza del Fiorentino, al quale il proprio genio importava più di tutti i pii precetti di un Agostino o di un Aquinate.

La vita stessa di Dante Alighieri assomiglia a un turbolento poema, più prossima all’Inferno che al Purgatorio, certamente remota dal Paradiso. Le biografie scritte finora sono in gran parte inadeguate al genio di Dante, con l’eccezione della prima, di Giovanni Boccaccio, giustamente descritta da Giuseppe Mazzotta come un’opera coscientemente fantasiosa simile alla Vita Nuova che corrisponde sul piano dell’immaginazione alla costante autodrammatizzazione di Dante nelle sue opere. Ciò non deve sorprendere nessuno; Dante, come Shakespeare, è caratterizzato da tale vastità e ricchezza di pensiero e immaginazione che i singoli biografi, studiosi e critici tendono a coglierne solo aspetti parziali. Raccomando sempre ai miei studenti, rispetto a tutte le altre biografie di Shakespeare, quella del compianto Anthony Burgess, Nothing like the Sun, un romanzo in qualche modo joyceano narrato da Shakespeare in prima persona.

“Il mistico Dante si considerava un profeta, almeno uguale a Geremia o Isaia. Shakespeare, è da presumere, non si stimava a tal punto. La creazione di Amleto, Falstaff e Lear ha molto in comune con Geoffrey Chaucer, l’inventore del Venditore d’indulgenze e della Donna di Bath, e Chaucer ironizza sottilmente su Dante. Bisogna essere Chaucer, per ironizzare su Dante, e in lui stesso l’ammirazione prevale largamente sul dissenso.

   Non si può discutere il genio nella storia del mondo senza imperniare la discussione su Dante, perché tra i geni dell’espressione verbale solo in Shakespeare vi è maggiore ricchezza. Questi ha in larga misura riformato l’inglese: dei ventimila vocaboli da lui impiegati, circa 1800 sono di suo conio, e non posso scorrere un quotidiano senza imbattermi in sparsi giri di frase shakespeariani, la cui origine, probabilmente, è spesso ignorata. Nondimeno l’inglese fu ereditato da Shakespeare, tramite Chaucer e William Tyndale, principale traduttore della Bibbia protestante. Se Shakespeare non avesse scritto nulla, l’inglese moderno avrebbe comunque molto assomigliato all’idioma che oggi conosciamo, mentre il dialetto toscano di Dante è diventato la lingua degli italiani in larga misura grazie alla Commedia. Dante è in Italia il poeta nazionale, come Shakespeare lo è nei paesi anglofoni e Goethe dove si parla il tedesco. Nessun autore francese, nemmeno Racine o Hugo, gode di un così incontrastato predominio, mentre nessun poeta spagnolo è così centrale come Cervantes. Questo sebbene Dante, autore dell’italiano letterario, non si sentisse ‘toscano’, tanto meno ‘italiano’. Egli si considerava ‘fiorentino’, persino ossessivamente, e tale si sentì nei diciannove anni della sua vita, sui cinquantasei, che trascorse in esilio.

(continua)

 

 
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